TEL AVIV L’Onu e i Paesi arabi hanno chiesto una tregua a Gaza, dove la situazione umanitaria è al collasso. Al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite gli Stati Uniti hanno però posto il veto alla risoluzione per un cessate il fuoco immediato nella guerra tra Israele e Hamas a Gaza.
Il vice rappresentante americano all’Onu, Robert Wood, ha affermato che la risoluzione «contrasta con la realtà». «Non sosteniamo gli appelli per un cessate il fuoco immediato», ha detto Wood. «Ciò pianterebbe solamente i semi per una futura guerra, perché Hamas non ha alcuna voglia di una pace duratura». Ha inoltre condannato la mancanza di condanna degli attacchi di Hamas del 7 ottobre in Israele, come uno “scacco morale”.
Nel suo discorso al Consiglio di Sicurezza Onu, il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha avvertito di una crisi imminente a Gaza, sottolineando l’alto rischio di collasso del sistema di sostegno umanitario che potrebbe portare a conseguenze devastanti.
Guterres ha espresso preoccupazione per il fatto che la situazione attuale «potrebbe provocare un completo collasso dell’ordine pubblico» e un’intensificazione della pressione per lo sfollamento di massa in Egitto, causando potenzialmente un effetto di ricaduta in tutta la regione.
Chiedendo un’azione urgente, Guterres ha lanciato un appello per una tregua umanitaria immediata a Gaza, descrivendo la situazione attuale come una «minaccia alla pace e alla sicurezza internazionale». «La brutalità perpetrata da Hamas non potrà mai giustificare la pena collettiva del popolo palestinese», ha detto Guterres.
I ministri degli Esteri di un gruppo di nazioni arabe e musulmane, in visita a Washington, hanno chiesto la fine dei combattimenti nella Striscia di Gaza.
«Il nostro messaggio è che crediamo che sia assolutamente necessario porre fine ai combattimenti immediatamente», ha detto il ministro degli Esteri saudita, il principe Faisal bin Farhan, a nome del gruppo, facendo appello al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite affinché adotti una risoluzione che chieda un cessate il fuoco.
L’Unione Europea ha invece ribadito al Consiglio di sicurezza dell’Onu il «diritto di Israele a difendersi» e denunciato gli «attacchi brutali commessi da Hamas», ma ha anche sottolineato, in linea con la posizione già espressa dalla rappresentanza del Regno Unito, la condanna all’occupazione dei coloni israeliani definita «illegale secondo la legge internazionale» e che «costituisce un ostacolo alla pace e minaccia di rendere impossibile la soluzione dei due Stati».
Il presidente francese, Emmanuel Macron, da parte sua, ha chiesto al premier israeliano, Benjamin Netanyahu, di aprire un secondo «punto di passaggio» tra Israele e la Striscia di Gaza, a Kerem Shalom, al fine di consegnare il aiuti di cui i civili palestinesi «hanno urgentemente bisogno».
Le forze armate israeliane stimano in altre tre o quattro settimane il tempo necessario a completare l’offensiva nell’area di Khan Yunis, e altrettanto per concludere la prima fase della guerra nella Striscia di Gaza contro Hamas, hanno dichiarato fonti militari al sito di news Walla. Secondo Tel Aviv, ci sono ancora 137 ostaggi a Gaza, dove secondo Hamas, dall’inizio delle ostilità sono morte 17.487 persone.
Le Forze di difesa israeliane (Idf) si sono nondimeno impegnate a non attaccare 150 siti nella Striscia di Gaza che saranno considerati rifugi per i civili. Lo ha detto Elad Goren, portavoce del Coordinatore delle attività del governo israeliano nei Territori palestinesi (Cogat).
Un funzionario del ministero della Difesa israeliano ha detto al Times of Israel che le zone serviranno da rifugio per i residenti insieme all’area di Al-Mawasi, che secondo Goren non è stata presa di mira dagli attacchi dell’Idf «anche dopo che gruppi terroristici hanno lanciato razzi da quell’area costiera».
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