ROMA Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è intervenuto all’assemblea invernale 2023 di Confagricoltura a Roma. Nella sua lunga relazione, il Capo dello Stato ha citato in un passaggio la dieta mediterranea.
«La questione agraria ha segnato la storia d’Italia e quella dell’intera Europa. E ne ha caratterizzato lo sviluppo. La relazione tra territori, risorse alimentari e popolazione è quel che ha, spesso, determinato modalità di vita, invasioni e guerre. Le carestie hanno accompagnato le crisi demografiche e le migrazioni. Il tema della scarsità di cibo costituiva una permanente preoccupazione. Ancora durante la Seconda guerra mondiale la vita, in Italia, fu funestata anche da questo fenomeno. Le tessere annonarie per la distribuzione di beni alla popolazione inquadrano quel periodo. La guerra aveva sconvolto ogni regolare produzione agricola e distrutto ogni normale approvvigionamento. Invocare sicurezza alimentare significava, all’epoca, affrontare l’assillo di nutrire in maniera sufficiente la popolazione. Significava affrontare la sfida di rimettere in moto processi produttivi vulnerati dal conflitto: porsi anzitutto, insomma, un problema di quantità. La realtà di quelle privazioni ci viene restituita dai vecchi cine-giornali che, in bianco e nero, ci mostrano le immagini di navi Liberty, di costruzione Usa, che sbarcano in Italia aiuti alimentari nell’ambito del Programma UNRRA dell’Onu. A descrivere la situazione basti ricordare che in quel gennaio del 1947 – a oltre un anno e mezzo dalla fine della guerra – il Capo provvisorio dello Stato, Enrico De Nicola – accompagnando a Ciampino il Presidente del Consiglio, Alcide De Gasperi, in partenza per Washington – sulla scaletta dell’aereo gli raccomandava di chiedere agli americani di aumentare la razione di pane “perché – testualmente – con duecento grammi giornalieri, i giovani non ce la fanno più”. Alla luce di oggi ci appaiono affermazioni sbalorditive. Di fronte al mondo di oggi, è bene ricordare come nel nostro Paese le condizioni generali di partenza fossero così arretrate da farne una grave questione sociale, che affliggeva la popolazione e divideva anche le forze politiche circa le misure da adottare. Una situazione talmente lacerante, quella allora esistente, da spingere un economista liberale come Luigi Einaudi, di lì a poco primo Presidente della Repubblica eletto dal Parlamento, a presentare alla Costituente una propria proposta di formulazione dell’art.44 che prevedeva che la legge potesse imporre alla proprietà terriera, privata e pubblica, obblighi e vincoli, nonché di trasformare il latifondo per incrementare i piccoli e medi proprietari. L’agricoltura, da problema, da elemento di arretratezza, è divenuta sinonimo di opportunità e di benessere. Sono grato a Confagricoltura, presidente Giansanti, per questa opportunità di riflessione, che – ricordando doverosamente il passato – esorta a guardare ancora più avanti. Agricoltura, questa sconosciuta si potrebbe dire: 220 miliardi di valore di beni prodotti – ci viene rammentato – e quasi 1 milione e 400.000 occupati nel sistema agro-alimentare. L’Unione Europea – veniva ricordato – è il primo esportatore globale di prodotti agro-alimentari e, in essa, Italia e Francia si contendono il primo posto. E’ parte del soft power europeo. Con essi, si esporta uno standard di qualità e di salute, si afferma un modello di consumo e di vita che si impone ai mercati – come nel caso della dieta mediterranea – con la persuasione del suo valore, il contrario di tentazioni di chiusura. Si pensi che l’Italia è nel gruppo di testa della classifica dell’Unione Europea che ha valorizzato le nostre produzioni nelle denominazioni di “indicazione geografica protetta”, di “denominazione origine protetta”, di “specialità tradizionale garantita”. Un’Italia, dunque, non sulla difensiva ma che può giocare d’iniziativa a tutto campo; in una stagione che vede, insieme, alimentazione, tutela dell’eco-sistema, governo del territorio, valorizzazione dei beni ambientali. E’ necessario rendere tutti consapevoli di quanto centrale sia oggi l’agricoltura. Un volano per la crescita, per la creazione di filiere produttive; presupposto per l’export delle eccellenze del Made in Italy; veicolo di innovazione e promozione della ricerca e della salute. Protagonista nella gestione dei territori e per la tutela dell’ambiente, proteggendo le culture, e le colture, che hanno modellato, nei secoli, il paesaggio e il modo di vivere italiano.
Il 2024 sarà caratterizzato da un grande esercizio di democrazia: il popolo europeo sarà chiamato a eleggere il Parlamento d’Europa, massimo organismo rappresentativo delle volontà dei cittadini del continente. Occorreranno lucidità di giudizio e consapevole lungimiranza per essere all’altezza delle sfide che ci riguardano. Le strutture dell’Unione hanno bisogno di essere rafforzate in numerosi ambiti, dalla difesa all’agricoltura. Così come occorre non ignorare gli altri fori internazionali, dalle Nazioni Unite al G7 – che l’Italia presiederà nell’anno che sta per aprirsi -dove si pongono questioni di grande rilievo. Le drammatiche vicende di questo periodo confermano come l’agro-alimentare sia la base di ogni concreta prova sul terreno della sostenibilità ambientale e sia, inoltre, la prima frontiera su cui si misura la stabilità internazionale e le politiche di cooperazione. Sicurezza alimentare era espressione che si era spostata da una concezione quantitativa dei rifornimenti agricoli, a una qualitativa, relativa alla salubrità degli alimenti. Oggi rischiamo di tornare drammaticamente indietro. Ecco perché l’agro-alimentare è anche un veicolo di pace. Nessuno più di voi ne è consapevole. Libertà, coesione sociale, sostenibilità, Europa, sono valori ben presenti al mondo delle imprese agricole che sanno di essere protagoniste di una stagione di rinnovata vitalità. Con la resilienza caratteristica degli agricoltori. La Repubblica è certa che continuerete a fare la vostra parte».
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