CATANZARO «La politica deve sforzarsi di mettere a terra una visione concreta. Non spot da social o da copertina come ama somministrarci il governatore». Tra un bilancio dell’anno appena trascorso e i progetti per il 2024 Anna Laura Orrico, parlamentare e coordinatrice regionale del Movimento 5 Stelle, traccia le priorità per la Calabria: come la capacità di «investire sul trasferimento tecnologico dalle nostre università al sistema imprenditoriale per generare nuove opportunità occupazionali».
Onorevole Orrico, un bilancio dell’anno appena trascorso.
«E’ stato un anno difficile per il Paese: le persone fragili sono aumentate e con esse le sacche di indigenza che comprendono la categoria dei “lavoratori poveri”, i nostri studenti stanno assistendo allo smembramento della scuola. La stessa idea di coesione territoriale con la quale siamo cresciuti è a rischio. Chi ci governa ha cancellato il Reddito di cittadinanza, respinto il Salario minimo, battezzato il dimensionamento scolastico e stanno procedendo con inquietante spregiudicatezza verso l’Autonomia differenziata. Però avremo il Ponte sullo Stretto. Tutte iniziative che penalizzano il Mezzogiorno d’Italia e rispetto alle quali stiamo conducendo una battaglia senza sosta sia nelle aule del Parlamento sia nelle piazze. Come Movimento 5 Stelle abbiamo organizzato dibattiti, incontri, banchetti ed eventi in tutte le province calabresi, in tutte le città. I progetti eversivi della Meloni e di Salvini ci troveranno dall’altra parte a fronteggiarli. In prima linea».
Le intenzioni per il 2024.
«Diciamo che, per quanto ci riguarda, esistono due piani. Da una parte strutturare e consolidare la macchina organizzativa del M5S sui territori dando sempre più rilevanza ai Gruppi territoriali ed a tutti coloro che vorranno impegnarsi per costruire un’alternativa credibile a chi ci governa. Dall’altra, quindi, rappresentare, così come già stiamo facendo, una opposizione intransigente ma costruttiva, capace di tutelare le ragioni di quelle categorie più fragili che non riescono ad avere voce. Ed in Calabria sono diverse».
Quale futuro per la Calabria?
«La domanda delle domande. Eppure la politica deve sforzarsi di mettere a terra una visione concreta. Non spot da social o da copertina come ama somministrarci il governatore Occhiuto. Diciamo, che, in gran parte, il futuro della nostra terra dipende dalla capacità e dalla forza che avremo nel renderla una regione attrattiva – non solo per chi vuole fare impresa sul territorio – sostenibile e rispettosa delle vocazioni e delle risorse naturalistiche esistenti, s’intende – quanto per tutti quei calabresi che, giovani e meno giovani, sono andati via da anni ed hanno maturato esperienze e capacità che tornando potrebbero trasferire per fare la differenza».
Quali le priorità che a suo giudizio il governo nazionale e la Regione dovranno assumere per il 2024?
«Io vedo tre punti imprescindibili. Primo: la sanità. Investire innanzitutto sulla medicina territoriale che, di fatto, il governo Meloni, se possibile, sta indebolendo ulteriormente perché le risorse del Pnrr su questa linea sono state tagliate. Secondo: il lavoro. Che significa dare fiducia alle imprese che già esistono in Calabria e salvaguardare l’enorme bacino dei precari (spesso creato ad arte da certa politica calabrese), investire sul trasferimento tecnologico dalle nostre università al sistema imprenditoriale per generare nuove opportunità occupazionali. Senza dimenticare la capacità della cultura di generare economia. Infine, ma non per ultimo, le infrastrutture. Abbiamo una scala di priorità al cui vertice non c’è il Ponte sullo Stretto, giusto per capirci. Pensiamo, ad esempio, al potenziamento della 106 ed all’elettrificazione di tutta la linea ferroviaria jonica.».
Le elezioni europee: cosa potranno significare per la Calabria e per il suo partito?
«Rappresentano certamente l’occasione di poter esprimere ancora una volta una personalità, come già successo con la nostra Laura Ferrara, capace di farsi carico di tante questioni calabresi portandole sui tavoli europei ed attenzionando tutti i lati bui sull’utilizzo dei fondi che arrivano da Bruxelles e che in Calabria, nonostante siano stati tanti nel corso degli anni, non hanno mai consentito il tanto auspicato cambio di passo». (a. c.)
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