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IL CONTRIBUTO

«L’autonomia differenziata e la fine di una nazione»

L’autonomia differenziata di Calderoli sta per diventare realtà, coronando il sogno di Bossi e della Lega Nord di vedere un giorno la Padania trionfare su Roma ladrona e sui parassiti dei meridion…

Pubblicato il: 17/01/2024 – 18:26
di DAMIANO SILIPO*
«L’autonomia differenziata e la fine di una nazione»

L’autonomia differenziata di Calderoli sta per diventare realtà, coronando il sogno di Bossi e della Lega Nord di vedere un giorno la Padania trionfare su Roma ladrona e sui parassiti dei meridionali. Perché di questo si tratta. Il riconoscimento dell’autonomia in 23 materie e il trasferimento alle regioni che ne fanno richiesta delle funzioni e delle relative risorse umane, strumentali e finanziarie necessarie per attuare l’autonomia si configura innanzi tutto come un atto eversivo, che toglie gran parte del potere al governo centrale, a favore di potenzialmente 20 staterelli indipendenti.  Infatti, secondo il DDL Calderoli, le regioni possono trattenere gran parte delle tasse, che oggi vengono trasferite allo Stato centrale, anche oltre quelle necessarie per finanziare le funzioni aggiuntive richieste. Se si pensa che le sole tre regioni che hanno chiesto l’autonomia differenziata (Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna) hanno un reddito complessivo di più di 700 miliardi all’anno (più del 40% del reddito complessivo dell’Italia), l’autonomia differenziata non è il riconoscimento formale della macro-regione Padania sognata da Bossi e co. ma certamente corrisponde ad una drastica riduzione di potere del governo centrale, che non avrà più la capacitò d’intervenire per garantire diritti essenziali su tutto il territorio nazionale. Infatti, il trasferimento della capacità impositiva dallo Stato centrale alle regioni ricche, da un lato, e l’eccessivo indebitamento pubblico dall’altro, finiranno per rendere la Padania (che sia un’entità geografica o politica non cambierebbe molto) il vero Stato all’interno della Nazione Italia, ridotta a poco più che una mera rappresentanza geografica. Senza contare che, i mercati finanziari, a seguito dell’autonomia differenziata, potrebbero perdere la fiducia sulla capacità dello Stato italiano di ripagare il debito pubblico.  È già successo in passato. Ricordo che il Governo Berlusconi si è dovuto dimettere nel 2012 per ristabilire la fiducia dei mercati.  La cura di lacrime e sangue del governo Monti, benché dolorosa, ha consentito di evitare che scorresse sangue nelle strade, per l’incapacità dello Stato di rifinanziare il debito e pagare gli stipendi di pensionati e dipendenti pubblici.  Sarebbe possibile per l’Italia in un contesto di autonomia differenziata far fronte ad una tempesta come quella del 2012, avendo il governo centrale perso gran parte del potere sostanziale d’imporre tasse ai suoi cittadini? Non porsi il problema di quale sarà l’impatto dell’autonomia differenziata non solo sul divario Nord-Sud ma anche sulla sostenibilità dell’enorme debito pubblico dell’Italia vuol dire aprire la strada alla soluzione Sudamericana. L’argomento principale a sostegno dell’autonomia differenziata è che la decentralizzazione rende più efficiente le regioni nell’uso delle risorse, eliminando sprechi e corruzione. Questo potrebbe essere vero a parità di risorse esistenti. L’autonomia differenziata genererà invece una forte redistribuzione del capitale e del lavoro dalle regioni più povere a quelle più ricche, affossando definitivamente qualunque prospettiva di crescita per queste ultime. Se Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Piemonte, ecc., avranno la possibilità di offrire stipendi migliori a medici e paramedici, insegnanti, ecc. rispetto alle regioni meridionali, è evidente che il Meridione perderà ulteriore capitale umano e sarà sempre meno conveniente investire in quest’area. L’autonomia differenziata consentirà quindi alle regioni del Nord di risolvere i problemi di carenza di medici e altre figure professionali a discapito delle regioni meridionali, che vedranno ulteriormente ridurre il proprio capitale umano e la capacità di offrire servizi ai propri cittadini. Non c’è dubbio che l’autonomia differenziata genera un forte svantaggio competitivo per le regioni meridionali rispetto a quelle del Nord, perché determina una redistribuzione di capitale e lavoro dal Sud al Nord del paese. Non solo. Le stesse università meridionali vedranno drasticamente indebolite le proprie capacità di fare ricerca e generare innovazione, poiché si vedranno sottratti i migliori ricercatori dalle più allettanti condizioni di reddito e prospettive di carriera offerte dalle università del Nord. Supponiamo che nessuna delle regioni meridionali chieda l’autonomia in alcuna delle 23 materie previste. Poiché le regioni meridionali avranno minori capacità di spesa, lo Stato e le regioni meridionali dovranno aumentare notevolmente l’indebitamento per garantire i livelli essenziali delle prestazioni ai propri cittadini: una ipotesi per l’Italia difficilmente praticabile. È evidente che i livelli essenziali delle prestazioni sono solo fumo negli occhi per rendere meno indigesta ai propri sostenitori questa tragedia.  Non c’è dubbio che come Mazzini, Cavour, Garibaldi saranno ricordati per avere fondato l’Italia, così Calderoli e il governo Meloni passeranno alla storia per averla sfasciata, con in più il merito di averlo fatto senza suscitare non dico una marcia su Roma, ma nemmeno grandi proteste di massa, come la rilevanza avrebbe richiesto. Ciò è stato favorito dal fatto che l’autonomia differenziata risulta ai più solo una formula astratta, le cui conseguenze si vedranno in futuro. Quello che però più colpisce è ancora una volta l’ascarismo dei parlamentari e dei governatori di maggioranza meridionali, che hanno svenduto in nome del loro interesse immediato la vita e il futuro di intere generazioni di meridionali, nonché quelli del paese. Comunque, di recente sembra che il dubbio abbia assalito anche il Presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto, che ha dichiarato di non approvare l’autonomia differenziata se preventivamente non verranno individuate le risorse per garantire i livelli essenziali delle prestazioni. Ci si aspetta che Occhiuto e il suo partito siano coerenti con quanto dichiarato. 
* Segreteria regionale del Pd Calabria

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