Finalmente la Lega si è tolta la maschera e mostra la vera faccia; questa volta supportata dalla presidente Meloni che, essendo direttamente interessata al premierato, non lascia nulla di intentato. L’obiettivo è “l’autonomia differenziata” pensata probabilmente per dare il colpo di grazia al Sud (ma anche ad alcune realtà del Centro) e per confermare la volontà di guardare, con compiacimento, alle probabili operazioni di “divorzio” tra il Nord e il Sud.
Ecco data la risposta di come taluni personaggi politici si esprimono, con iattanza, nel proporre l’“autonomia differenziata”. E, per cercare di mitigare, insistono col compiacersi per il Ponte sullo Stretto di Messina. Lo fanno pur sapendo che l’opera non risolverà i problemi del Sud, perché oltre ad essere di difficile realizzazione, non si considera che la Sicilia – secondo i tecnici – ogni anno si allontanerebbe dalla costa calabrese di alcuni centimetri.
Il resto è solo fumo negli occhi. La realtà è che l’autonomia differenziata aumenterebbe il gap tra Nord e Sud, ampliando le disuguaglianze in alcuni settori importanti come la sanità; considerato che già oggi, dalla Sicilia all’Abruzzo vengono denunciate palesi insufficienze, rispetto alla Lombardia, al Veneto, al Piemonte e all’Emilia.
L’economia differenziata, tanto cara alla Lega di Salvini, se realizzata, sarà l’ennesima “trovata” per allargare il solco che già divide l’Italia del Nord, dal Centro e dal Sud. I risultati cui guardano i promotori dell’iniziativa, secondo taluni politologi, si manifesteranno con l’aumento della ricchezza al Nord e con un maggiore impoverimento del Sud.
Nessuno parla del costo del regionalismo differenziato e del rischio che, se attuato, spaccherà in due l’Italia: da una parte le regioni ricche e dall’altra quelle povere.
Dividere, peraltro, è sempre stato il sogno della Lega. Tuttavia la maggioranza non potrà pensare di agire “motu proprio”; in discussione c’è l’Italia, c’è il Sud e c’è il centro del Paese con la loro storia. Per fortuna sono gli italiani che si dovranno esprimere e questa volta senza dare deleghe ad alcuno. Ogni cittadino potrà dire la sua attraverso il referendum, che è la forma giuridicamente più rilevante di democrazia diretta prevista dalla Costituzione.
Diversamente, ecco a cosa si potrebbe ridurre il Paese! Dividerlo, è sempre stato il sogno della Lega, sin dalla sua comparsa. Un obiettivo che non potrà che affossare del tutto il Sud. Nasce da questa realtà, l’opportunità di un referendum che possa dare agli italiani (a tutti gli italiani!) l’opportunità di esprimere un parere.
Recentemente il progetto di riforma è stato motivo di incontri nei due rami del Parlamento. I risultati continuano ad essere tenuti segreti. E ciò nonostante non sia possibile alla maggioranza di agire “motu proprio”. Prima o dopo i risultati si dovranno conoscere. In discussione c’è l’Italia, c’è il Sud con la sua storia. Se non si vuole che si aprano spaccature tra le “due italie”, è opportuno che si lasci ai cittadini il diritto di esprimersi, senza dare delega ad alcuno. Ciascun cittadino dovrà dire la sua attraverso un referendum, che – è bene ripeterlo – è la forma giuridicamente più rilevante di democrazia diretta prevista dalla Costituzione. Oppure si teme che il riferimento alla realtà economica delle singole aree geografiche, diventi talmente pesante da mandare alle ortiche il progetto?
Si parli subito dei “Lep”, per esempio. Molte regioni (alcune anche del Centro e del Nord) non hanno la capacità finanziaria per farne fronte. Si metta sul tavolo il “fondo perequativo” e anche il “residuo fiscale”, tanto per avviare un confronto. Senza è come volersi limitare ad ampliare il divario tra Nord e Sud. Il che significherà mettere in sofferenza le regioni che come la Calabria non hanno i mezzi per far fronte all’ordinario. Determinerebbe anche, oltre alla penuria dei servizi alla popolazione, bloccare il sistema sanitario e quello scolastico. Chi potrà mai pensare che si possa essere soddisfatti di una tale condizione?
*giornalista
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