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Caruso: «Un maneggio pubblico lungo il Crati e una terrazza al posto dell’ex Jolly»

Tra sogni e impegni (trattative per l’ufficio postale a Palazzo Marini Serra) il sindaco risponde, in assemblea, ai residenti del centro storico

Pubblicato il: 10/02/2024 – 8:00
di Eugenio Furia
Caruso: «Un maneggio pubblico lungo il Crati e una terrazza al posto dell’ex Jolly»

COSENZA Una chimera («un maneggio pubblico, vecchio sogno socialista»), un progetto («una terrazza sulla confluenza da restituire ai cittadini al posto dei ruderi dell’ex Jolly») e una speranza (il ritorno di un ufficio postale): tre segnali che il sindaco Franz Caruso immagina per rilanciare ulteriormente un centro storico che comunque «entro dicembre 2025 cambierà volto grazie agli 11 cantieri di Cis e Agenda urbana già avviati: poi ci dedicheremo alle altre periferie come via Popilia e via degli Stadi». Sono alcuni dei passaggi più salienti della lunga assemblea popolare che ieri pomeriggio ha visto il primo cittadino rispondere alle domande dei residenti del centro storico, nel centro polifunzionale dello Spirito Santo, al fianco di Francesco Alimena, consigliere con delega proprio al centro storico.

Un osservatorio su degrado e disservizi

«È un ring» ha ironizzato il “padrone di casa” e moderatore Giannino Dodaro, volto storico della militanza socialista e sindacale: «Essere qui oggi per me è un piacere ma anche un dovere» ha risposto Caruso.
Davanti a un uditorio di un centinaio di persone sono stati elencati i disservizi e i problemi di chi vive nella parte vecchia della città: in via Bendicenti sono stati segnalati problemi di isolamento per un ponte sul Crati ancora fuori servizio – Caruso ha assicurato che verrà riparato – ma anche per l’assenza di una fermata Amaco, punto su cui il sindaco ha risposto che informerà subito il curatore fallimentare Fernando Caldiero. A proposito di via Bendicenti ha rivendicato l’istituzione del polo sanitario di prossimità chiamato Casa di Comunità, nella vecchia sede della polizia municipale, mentre in fatto di viabilità ha annunciato che a breve verranno riaperte due arterie che portano alla parte alta della città e che sono da tempo fuori uso per altrettante frane: via Petrarca – per la quale mancano da installare solo i sensori per eventuali smottamenti – e via Vittorio Emanuele, per le quali «abbiamo preteso i fondi che ci spettavano». Alimena ha annunciato altri 5 interventi simili tra la Massa, via Cavalcanti, colle Mussano, contrada Jassa e la zona del ponte San Francesco.

Il rischio idrogeologico e lo sport negato

Oltre che sul rischio idrogeologico, Stefano Catanzariti ha chiesto chiarimenti anche sul futuro del Palazzetto dello sport di Casali e dell’ex hotel Jolly: nel primo caso il sindaco ha rivelato di aver rifiutato un progetto di 400mila euro, «che non bastavano neanche per rimettere a posto l’area esterna: servirebbe qualche milione» ma ci sarebbe l’interessamento della società di calcio a 5 Pirossigeno che milita in serie A; mentre sulle macerie dell’ex hotel Jolly ha attaccato: «È un’incompiuta sulla quale è previsto il Museo di Alarico su un solo piano, c’è un finanziamento della Regione ma serve un milione del Comune che il Comune – essendo in dissesto – non ha. Per questo abbiamo proposto alla Regione di abbattere anche l’unico piano rimasto in piedi e creare una terrazza verde che sarebbe un biglietto da visita all’ingresso del centro storico oltre che un luogo di ritrovo per tutti i cittadini ideale anche per manifestazioni all’aperto. Da Catanzaro non abbiamo avuto nessuna risposta…».
Tornando allo sport “negato”, Franz Caruso ha poi segnalato lo scandalo della piscina «inaugurata due volte ma mai entrata in funzione» a monte dei Bocs Art, lungo il Crati: «Non farò mai la terza inaugurazione – sorride – e anzi lì vorrei tanto abbattere per creare un maneggio pubblico, una vecchia idea socialista, al posto di una struttura che rappresenta uno sperpero di 6 milioni di denaro pubblico». In risposta alle tante sollecitazioni sull’emergenza rifiuti (un problema non certo sconosciuto anche in pieno centro) ha lamentato che gli interventi straordinari per risanare discariche dovute «allo scarso senso civico dei cosentini» sono in capo «a quel 26% di cittadini che paga i tributi comunali, una percentuale bassissima che grazie al nostro impegno è stata portata al 40% ma che resta ancora troppo lontana dal 60 e oltre della media italiana». E ancora: «Il centro storico non è come lo vorrei ma sbaglia chi dice che è abbandonato, io penso che la cooperativa che se ne occupa lavora bene. La gente della città vecchia – ha aggiunto – ha più rispetto e cura di chi vive in centro. Posso dirlo perché io qui ci vengo a passeggiare, da solo e non facendo le passarelle, e so di cosa parlo».

Le famiglie in difficoltà e i danneggiamenti alle auto

Alla cooperativa La Terra che – forte del suo “osservatorio” dal cuore del centro storico, in via Cafarone – riportava i dati di 150 famiglie in stato di povertà, Caruso ha risposto che grazie al risanamento delle casse comunali finalmente si potranno destinare alcuni fondi di bilancio ai bisogni individuali, «anche se bisogna dire che il Welfare è in capo alla Regione».
L’intervento più applaudito è stato quello di Argia Morcavallo, altro volto del centrosinistra cosentino, qui nelle vesti di rappresentante degli operatori economici del centro storico: lungo l’elenco dei disservizi dall’assenza di un ufficio postale e di un bancomat al wi-fi che crea difficoltà a studi ed esercizi, dalla carenza di parcheggi («sarebbe stato utile quello della Casa delle Culture con accesso anche dallo Spirito Santo») alla sicurezza, un’emergenza più che un allarme se si pensa ai recenti ripetuti episodi di auto danneggiate. «Anche per questo il quartiere si spopola e clienti e turisti non tornano. Servirebbero una postazione fissa dei vigili urbani e delle telecamere, senza le quali ogni denuncia cade nel vuoto mentre si continua a giocare allo scaricabarile sulle responsabilità di chi deve controllare e intervenire». Morcavallo infine afferma che «le comunità rom non danno nessun problema» e propone una zona franca per quanto riguarda la fiscalità, «perché qui non abbiamo gli stessi servizi di chi opera in centro città». Sull’ultimo punto, il sindaco nicchia ma sull’ufficio postale non esclude che possa essere ospitato al pian terreno di Palazzo Marini Serra, in via di ristrutturazione. Diverso il discorso del bancomat: «Se le poste hanno ancora un retaggio culturale – ha detto Caruso – e ascoltano le istanze dei territori, le banche hanno standard legati solo alla produttività quindi non abbiamo alcuna voce in capitolo. Ma io – ha concluso – penso che per rivitalizzare e investire non si deve pensare solo a pub e pizzerie bensì, per fare solo un esempio, alle botteghe artigiane grazie alle quali riprenderebbero vita tanti magazzini abbandonati». I segnali positivi non mancano: «Il mese scorso abbiamo sbloccato i fondi e pagato l’ultima rata dei mutui nel centro storico. Ma anche i 129 studenti dell’Unical che presto diventeranno 600 sono qualcosa di concreto e che deve farci sperare». La pensa diversamente il glottologo e attivista John Trumper, che ascoltando questo passaggio esce stizzito dalla sala: ma intanto l’uno contro tutti è quasi finito e il sindaco ha parato più che bene i colpi piovuti sul ring.

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