L’illecito smaltimento nel torrente Valanidi, diventato «pericoloso amplificatore di rischi di esondazione»
La ditta riconducibile al «dominus» Bruno Crucitti coinvolto in due occasioni «in procedimenti relativi a fatti di ‘ndrangheta»

REGGIO CALABRIA Una attività d’indagine conclusa dalla Legione Carabinieri Calabria, stazione di Rosario Valanidi, ha portato stamane all’arresto di un imprenditore e alla denuncia di quattro persone. I militari avrebbero appurato lo sfruttamento illecito dell’alveo del torrente Valanidi da parte della società Crucitti Group S.r.l.
Nel corso delle investigazioni sarebbero emerse «importanti modifiche strutturali della naturale conformazione del torrente» causati – secondo l’accusa – dall’intervento degli indagati che avrebbero creato «insidiose barriere artificiali mediante l’impiego di ingenti quantitativi di rifiuti speciali sversati ad ampio raggio, creando in questo modo un pregiudizio al naturale decorso delle acque». Il torrente Valanidi «mostrava specifiche criticità sul piano dell’assetto idrogeologico, tanto da essere definito come corso ad elevato rischio di alluvione». Tutto il materiale inerte presente nell’alveo è considerato un «pericoloso amplificatore di rischi di esondazione in caso di precipitazioni copiose». II modus operandi per il collocamento dei rifiuti nelle aree interessate era il medesimo: «una iniziale fase esplorativa che vedeva protagonista Bruno Crucitti, una successiva fase di sversamento sempre in orari mattutini, in cui era meno probabile incontrare Forze dell’ordine, per poi tornare nel sito societario».

Bruno Crucitti e il coinvolgimento in procedimenti su «fatti di ‘ndrangheta»
Nelle annotazioni fatte nel corso delle indagini, la polizia giudiziaria riferisce dettagli in merito alla Crucitti Group S.r.l. che «costituisce la prosecuzione della Real Cementi S.r.l., precedente impresa della famiglia Crucitti, sequestrata e confiscata nei confronti di Bruno Crucitti, coinvolto in due occasioni in procedimenti relativi a fatti di ‘ndrangheta». L’attuale Crucitti Group S.r.l. «aveva acquisito dalla Real Cementi S.r.l. non solo la continuità aziendale, ma anche una modalità operativa illecita, che prevedeva lo sfruttamento delittuoso dell’alveo del torrente Valanidi».
Le accuse
Crucitti, oggi finito ai domiciliari, è «dominus», direttore organizzativo ed esecutore materiale della ditta. In concorso con altri indagati, avrebbe allestito «mezzi ed attività continuative ed organizzate, anche attraverso la struttura sociale, i beni ed i mezzi aziendali della Crucitti Group S.r.l. – che era priva di qualunque abilitazione ed autorizzazione alla raccolta, gestione, trasporto e smaltimento di rifiuti prodotti da terzi – per consumare più operazioni continuative ed organizzate di abusiva». Si tratta di «ricezione, trasporto e smaltimento di ingenti quantitativi di rifiuti (per una stima superiore a cinquemila tonnellate, in relazione solo a quelli smaltiti presso le discariche create e gestite all’interno del torrente Valanidi)». Chi indaga annota: «ricevevano reiteratamente (per oltre cinquanta operazioni mensili) ingenti quantità (per circa 114 tonnellate mensili) di rifiuti per la maggior parte: esiti di azioni di demolizione, scarti da cantieri edili ed altri residui della lavorazione e gestione di materiale inerte che erano depositati in modo incontrollato, creando, per accumulazione progressiva, siti di stoccaggio provvisorio all’interno dei locali aziendali della Crucitti Group S.r.l.». Non solo. L’azienda avrebbe prodotto «falsa attestazione» in relazione alla vera origine dei medesimi rifiuti trasportati. Gli investigatori segnalano, grazie anche alla raccolta di immagini delle telecamere di sorveglianza ed ai dispositivi gps installati sui camion utilizzati dalla ditta, «110 operazioni di gestione e raccolta abusiva di materiale inerte – misti di demolizione – accantonati all’interno dell’area cantiere della Crucitti Group srl», stimando «un peso complessivo degli inerti scaricati e dispersi nell’ambiente in 228.000 kg». In un episodio, datato 1 marzo 2023, il camion della Crucitti – condotto da Edoardo Belfiore, «veniva impiegato più volte per eseguire illecito smaltimento all’interno del Torrente Valanidi di fanghi residuali derivanti dalla lavorazione di inerti». Lo scarto era prodotto dal lavaggio dei mezzi e da azione di depurazione dei materiali lapidei
impiegati nel processo produttivo di specifico interesse. Questa nuova scoperta, «permetteva di individuare un’area dislocata a sinistra del torrente e più verso valle rispetto al cantiere Crucitti, in cui veniva accertato l’effettivo abbandono del materiale e la presenza di preesistenti cumuli della medesima natura, sintomatici di un’attività pregressa, sistematica e organizzata di smaltimento illecito dei residui di lavorazione».
(f.benincasa@corrierecal.it)