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L’INIZIATIVA

Cosenza, contro racket e usura arriva il consumo critico: si compra da chi non paga il pizzo

Firmato il protocollo d’intesa tra comune e associazione “Lucio Ferrami”, nel ricordo dell’imprenditore ucciso nel 1981

Pubblicato il: 26/02/2024 – 19:53
di Eugenio Furia
Cosenza, contro racket e usura arriva il consumo critico: si compra da chi non paga il pizzo

COSENZA La firma di un protocollo d’intesa può essere la solita formuletta o qualcosa che va oltre: si capisce che stavolta siamo di fronte al secondo caso, quando – al termine della presentazione del patto anti-racket tra Comune di Cosenza e associazioni anti-racket – il sindaco Franz Caruso ricorda l’«esempio» di Lucio Ferrami, l’imprenditore ucciso dalla ‘ndrangheta il 28 ottobre 1981, e della vedova Maria Avolio che ha deciso di restare in Calabria e lottare per avere giustizia. «Per una donna non era facile quarant’anni fa, nel regno della cosca Muto, portare avanti un’azienda nata da poco. Poteva partirsene con i figli piccoli, ma non lo ha fatto». E i tempi le hanno dato ragione, se non dal punto di vista giudiziario – le condanne in primo grado si sono liquefatte in Cassazione – almeno da quello imprenditoriale.
Uno di quei bimbi che perse il padre, Pierluigi Ferrami, oggi è cresciuto e presiede l’associazione intitolatagli dieci anni fa, su spinta di un gruppo di imprenditori lametini che proponevano le passeggiate anti-racket e si sono imbattuti in una storia fino ad allora poco conosciuta. Ferrami ha firmato il protocollo – alla presenza dell’assessore comunale al Welfare, Veronica Buffone, e di Alessio Cassano, responsabile dello Sportello antiracket Cosenza nato il 9 aprile di due anni fa – finalizzato, oltre che alla divulgazione e alla sensibilizzazione su racket e usura, alla promozione del «consumo critico»: un elenco di tutti gli operatori economici che si impegnano per iscritto a non pagare il pizzo, elenco chiamato “Pago chi non paga”, che sarà distribuito alla cittadinanza e agli enti pubblici e privati e in zone calde come Campania e Sicilia ha già dato risultati invidiabili.

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«Certo – ha commentato Caruso – oggi non sconfiggiamo questo triste fenomeno ma almeno facciamo qualcosa per emarginarlo. Cosenza non è un’isola felice, e reati subdoli come usura ed estorsione, spesso non denunciati, sono una presenza ingombrante che rappresenta un freno allo sviluppo economico. Oggi siamo qui anche per invitare gli esercenti a denunciare: non siete soli. Questa firma – ha aggiunto il sindaco – è un piccolo passo, un messaggio di sicurezza per avere una città più accogliente e attrattiva, un segnale formale e simbolico ma significativo fatto con una amministrazione che ha deciso di costituirsi parte civile nel processo “Reset”: lo faremo in tutti quelli che riguardano la criminalità organizzata. Certo – ha concluso – l’unico freno al dilagare della criminalità è creare le condizioni per i posti di lavoro, visto che chi non ha la forza di lasciare la Calabria è facile preda delle associazioni criminali».
L’assessore Buffone ha parlato di una iniziativa importante, tanto più «in una regione con troppi Comuni sciolti per mafia. Con oggi continua una collaborazione con le associazioni antiracket e antiusura iniziata due anni fa e che proseguirà, con una capillare campagna di sensibilizzazione per promuovere la cultura della legalità non solo nelle scuole».
Ferrami, pur lamentando che le denunce continuano ad essere poche, ha rivendicato il lavoro dell’associazione intitolata al padre Lucio: «Supportiamo gli imprenditori che denunciano – ha spiegato – con un aiuto legale, commerciale e morale. Certo non è facile esporsi, soprattutto se ancora manca un vero legame tra cittadino e istituzioni, non c’è fiducia nella giustizia e la troppa corruzione è un ostacolo alla legalità». Poi il suo discorso si è fatto più intimo e non sono mancati i momenti di commozione: «Il pizzo non è altro che un pagamento per poter lavorare e mio padre, uomo del nord, non lo concepiva perciò denunciò. Una scelta ancora più rara negli anni ottanta, con lo Stato assente, molta corruzione e le forze dell’ordine in affanno. Il suo ultimo gesto eroico fu fare da scudo a mia madre la sera che gli tesero un agguato. Lei, poi, dovette lottare anche contro lo Stato, fece persino trasferire il processo. Adesso – ha concluso Pierluigi Ferrami – non siamo più soli, ci sono le associazioni e il volontariato che aiutano gli imprenditori nel mirino. Un mese e mezzo fa si è insediata la Consulta regionale per la legalità, oggi facciamo un altro passo importante, qualcosa sta cambiando e la speranza è che potremo garantire un futuro di legalità e lavoro ai figli della Calabria».

Da sinistra Buffone, Caruso, Ferrami e Cassano oggi pomeriggio dopo la firma del protocollo antiracket nel salone di rappresentanza di Palazzo dei Bruzi

Anche secondo Cassano «denunciare quarant’anni fa come fece Lucio Ferrami significava fare un salto nel buio, e lui fu ucciso perché lasciato solo. Oggi ci sono gli strumenti, e anzi non denunciando si rischia l’accusa di favoreggiamento». Il responsabile dello sportello cittadino antiracket, che è anche in Manilibere, il coordinamento delle associazioni antiracket in Calabria, ha segnalato come dal 1992 – anni in cui a Capo d’Orlando in Sicilia e Cittanova in Calabria partirono le prime denunce collettive degli imprenditori, cui seguirono processi e condanne – a oggi le cose non sono andate per come avrebbero potuto: la rete conta appena 4 associazioni antiracket, nonostante la pervasività del fenomeno e la vastità del territorio su cui esso incide. Importante – ha detto poi Cassano – l’attività dello sportello cittadino istituito tre anni fa, con professionisti che, «sposando lo spirito della nostra associazione offrono consulenza gratuita: avvocati, commercialisti, bancari e due psicologhe il cui lavoro è fondamentale per assicurare la tenuta psicofisica di chi si trova sopraffatto dallo stress di dover affrontare un processo».
Lo sportello, oggi nella ex sede del Csv in via degli Stadi dove a breve sorgerà un polo sanitario, dovrebbe trovare collocazione nella nuova cittadella del volontariato per cui è stata individuata una grande struttura da riqualificare nel centro storico.  

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