TORINO La Città di Torino ha celebrato le vittime innocenti delle mafie con una cerimonia in Sala Rossa, alla presenza dei familiari di Demetrio Quattrone, ispettore del lavoro ucciso dalla ‘ndrangheta nel 1991 a Reggio Calabria. Alla cerimonia era presente il figlio, Nino, che ha sottolineato come «ricordare ogni anno quanto accaduto per noi familiari significhi riaprire ferite che non si rimarginano, ma occorre farlo perché quelle storie vanno a comporre il mosaico della storia del Paese, pezzi di specchi rotti che riflettono dei pezzi di realtà e ci permettono di capire cosa è successo nel corso dei decenni. «Dopo 33 anni – ha aggiunto – non conosciamo né chi né il perché dell’uccisione di nostro padre, famoso per essere una persona estremamente rigorosa e inflessibile sul lavoro. Aveva studiato a Torino ed era tornato in Calabria sperando che la sua attività potesse far crescere quei territori». La presidente del Consiglio comunale, Maria Grazia Grippo ha poi evidenziato che «la Città di Torino ha scelto di essere protagonista nella costruzione di una memoria comune e nella costruzione di una cultura diffusa della legalità, un impegno che vuole andare oltre il rafforzamento di meccanismi utili a scongiurare il rischio di illegittimità nelle procedure amministrative o di infiltrazioni malavitose o collusioni tra pubblico e privato». Anche la vicesindaca Michela Favaro ha ricordato la necessità di non abbassare la guardia contro fenomeni criminali «sempre presenti e che continuano ad interessare e affascinare anche i giovani, soprattutto nelle periferie più disagiate». (ANSA).
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