CATANZARO “Fermare i suicidi in carcere: non c’è più tempo”. L’allarme della Camera Penale “A. Cantafora” di Catanzaro che ha aderito alla giornata di astensione proclamata per oggi dall’Ucpi per chiedere al governo e al Parlamento “un intervento urgente per porre fine al sovraffollamento carcerario e al dramma dei suicidi in carcere”.
L’avvocato Orlando Sapia, segretario della Camera Penale catanzarese, rimarca come «le ragioni di questa astensione sono l’epilogo di un percorso che l’Unione delle Camere Penali sta portando avanti da anni rispetto alla difesa dei soggetti in esecuzione penale interna, quindi dei soggetti che sono detenuti all’interno delle carceri. L’Italia ha una problematica cronica, è una problematica che sta andando avanti ormai da alcuni decenni, che ha trovato un momento di cristallizzazione nella sentenza Torreggiani del 2013. La problematica del sopraffollamento portò addirittura a far sì che i soggetti in stato di detenzione avessero a disposizione meno di 3 metri quadri a testa nell’ambito del loro periodo di detenzione: si comprende bene che tre metri quadri a testa cristallizzano una situazione di invivibilità. A distanze di dieci anni dalla sentenza Torreggiani – prosegue l’avvocato Sapia – la situazione non è assolutamente cambiata perché i tassi del sovraffollamento sono ancora intorno al 120% in media nazionale, in alcuni istituti si toccano anche picchi di quasi il 200% e tutto ciò – osserva Sapia – va a confliggere con i diritti che i soggetti in stato di detenzione comunque hanno. Questa situazione a nostro modo di vedere è la causa di questo tasso di suicidi che si è incrementato: un suicidio ogni tre giorni, è una media che non si era mai toccata. Ora è sempre più necessario che i decisori politici, il Parlamento e il governo, pongono in essere dei provvedimenti legislativi urgenti». Secondo Sapia «anche la leva cautelare è sicuramente un motivo che porta all’accrescimento della popolazione detenuta ed è anche una problematica a cui si fa eccessivo ricorso. Tant’è che questo aspetto si può anche legare al discorso degli indennizzi per ingiusta detenzione: lo Stato italiano in 30 anni tra indennizzi e risarcimenti ha dovuto pagare una cifra che si avvicina al miliardo di euro in 30 anni. Questa cifra che dimostra che l’errore giudiziario in senso lato tra ingiuste detenzioni e errori giudiziari in senso stretto supera quelle soglie della fisiologia, perché è normale che ci sia un errore, però quando questo diventa un tale peso per le casse dello Stato, allora qualche domanda va fatta. E ci si aspetta qualche risposta».
A sua volta il vicepresidente della Camera penale di Catanzaro, l’avvocato Alessandro Guerriero, rimarca: «Assistiamo a un immobilismo generale da parte della politica e di chi se ne dovrebbe occupare. La tematica è stata già affrontata in diverse circostanze, ricordo da ultimo l’inaugurazione dell’anno giudiziario dei penalisti italiani dal titolo “Il processo come ostacolo e il carcere come destino”, dove oggettivamente si è affrontato il problema in maniera sostanziale, i detenuti oggi hanno superato le 60.000 unità e siamo praticamente arrivati alla stessa situazione che si determinò nel 2013 quando la Corte Edu condannò l’Italia per il trattamento disumano dei detenuti con la famosa sentenza Torreggiani. Il problema del sovraffollamento – rileva l’avvocato Guerriero – è un problema strettamente collegato alle politiche securitarie portate avanti non solo da questo governo ma anche da tutti i governi che ci sono stati e devo dire che si è arrivati a questa situazione soprattutto per la mancata attuazione della riforma in tema di esecuzione penale, perché poi tutto quanto diventa un circolo vizioso, perché purtroppo, questo lo dicono i numeri, e le statistiche che sono sotto gli occhi di tutti, in carcere molto spesso ci finiscono i più deboli e non i più criminali ma i più disperati e il carcere, il sistema penitenziario in generale è diventato un selettore di disperazione. Le soluzioni ci sono: depenalizzazione, amnistia, indulto, liberazione anticipata speciale e soprattutto consentire la fuoriuscita dal sistema carcerario di tutti quei detenuti che si trovano in espiazione di pene detentive brevi e che non presentano il carattere dell’ostatività anche perché poi l’ostatività è un altro strumento che non fa altro che favorire il sovraffollamento». (c. a.)
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