VIBO VALENTIA Rapporti strettissimi tra esponenti della criminalità organizzata calabrese e quella siciliana. È già stato documentato nelle ultime settimane, e lo ha fatto anche la Distrettuale antimafia di Catanzaro con l’ultima inchiesta che, su ordine del gip di Vibo Valentia, questa mattina ha portato all’arresto di 11 persone. Soggetti tutti legati ai locali di ‘ndrangheta dei territori di Zungri, Mileto, Limbadi e Vibo Marina, esponenti delle più importanti cosche locali.
Tra richieste, reticenze, dubbi e voglia di fare soldi, il lavoro degli inquirenti è riuscito – come riporta il gip nell’ordinanza – a ricostruire un business condiviso che è quello legato al narcotraffico. In particolare, gli inquirenti della Distrettuale di Catanzaro hanno acceso i riflettori sui contatti avvenuti tra Angelo Bartone “Bombolo” classe ’75, finito in carcere, Michele Galati (cl. ’80) e alcuni soggetti siciliani. È l’ottobre del 2018 quando gli inquirenti intercettano una vera trattativa tra Bartone e Calogero Avarello per la cessione di una grossa quantità di marijuana. Avarello – riporta il gip nell’ordinanza – in quel periodo era detenuto agli arresti domiciliari presso l’abitazione di Sommatino, in provincia di Caltanissetta, «dopo aver scontato un periodo in carcere ad Arghillà, perché ad ottobre del 2017 era stato arrestato a Bova Marina, nel Reggino, in quanto trovato in possesso di 5,1 kg di marijuana».
Come ricostruito dagli inquirenti, dunque, è l’1 ottobre 2018 quando Bartone viene individuato in Sicilia. «In un primo momento» riporta il gip «incontra Giovanni Avarello (non indagato in questa inchiesta) il quale gli chiedeva se avesse trasportato qualcosa, ricevendo risposta negativa. «Non hai portato niente?» «Non lavoriamo più (…) in Calabria la caliamo…». Nel corso della conversazione Bartone prima si accerta dalla paternità di Avarello, poi spiega di essersi più volte recato in zona senza riuscire ad avere contatti con la famiglia. «Ma io ogni mattina gli suono per farlo affacciare e non si affaccia mai!» protesta Bartone, «l’altra mattina gli ho suonato per un’ora di fila a chiamarlo… e non si è affacciato…». «E allora andiamo a fare un giro» propone a questo punto Avarello «Qual è il problema, lo andiamo a salutare!».
Una volta incontrati, Bartone e Calogero Avarello iniziano a trattare il potenziale affare, incontrando da parte del calabrese una certa resistenza, a causa di problemi legati alla presenza di troppe forze dell’ordine nella sua zona. «Là abbiamo avuto problemi, come qua…» «il paese nostro dove vai vai ci sono i Carabinieri, qua no!». Questa la prima spiegazione abbozzata da Bartone ad Avarello. Il siciliano, infatti, aveva protestato per una trattativa annunciata e mai iniziata. «Ti ho chiesto se cominciamo a lavorare, tu mi hai detto “sì” e poi non ti sei fatto più sentire!».
I due, quindi, iniziano la trattativa. A rompere gli indugi è la parte sicula che chiede a Bartone la possibilità di “scendere” un po’ di stupefacente. «Che fai? La devi portare un poco di cosa, o no?». Bartone risponde negativamente, poi spiega che stava gestendo un affare importante, rendendolo così più prudente. «Sono “toccato dall’ala io”, non hai capito… ed ho pure un affare, ne ho sedici pacchi!», suscitando la curiosità di Avarello. «Quella coi semi… adesso và ma “sballa”! Però a cinquanta centesimi che volevi? Il problema è che io non te la porto eh!», chiarisce Bartone. «(…) a farla devi trovare una stanza da una parte, due ragazzi in una stanza che la puliscono e la cerniscono… il problema è questo qua… io non ne posso parlare chiaro?». Una prospettiva che non preoccupa affatto la parte siciliana, tutt’altro. Come riporta ancora il gip nell’ordinanza, Avarello «prima cerca una soluzione per ricevere lo stupefacente, poi insiste ritenendo di poter vendere la droga in poco tempo». «Ascolta, ti spiego una cosa… quella che arriva si vende tutta! C’è l’inferno qua! Quanto ce n’è ce n’è, si vende! Tu fottitene… Se è buona te ne devi fottere dei soldi… a me falla arrivare e la vendiamo insieme…». E ancora: «Tu non devi venire qua, la fai arrivare, la tengo qua, quando la vendiamo…».
Nel corso della conversazione intercettata dagli inquirenti, Bartone spiega di non essere in grado di trasportarne in grosse quantità, ma una piccola dose per consentire ad Avarello di poterne saggiare le qualità. «Ti posso portare una manata così la vedi… più di questo…». Più avanti nella conversazione Bartone apre uno spiraglio per l’affare, a patto che la controparte siciliana riuscisse a trovare il modo di trasportarla. «Io sono di parola» dice Bartone «questa coi semi ce l’ho io ed un altro amico mio… L’abbiamo comprata trentamila… io ti chiedo i soldi per quanto l’ho pagata, a cinquanta centesimi l’ho pagata… se tu hai il sistema di far venire qualcuno là, io ne prendo un pacco, due pacchi… e te la mando…». Nel corso della trattativa Avarello tenta ancora una volta di convincere Bartone a portarne una grossa quantità in Sicilia «porta chili e chili, ascoltami…», ma il calabrese frena ancora: «… io te ne porto una manata… se vedi che va, togli i semi… va sicuro che tanto in Sicilia non ne avete come una volta, è a zero! Tolti i semi la cosa “sballa”». E ancora: «(…) se tu mi dci “può andare”, dopo io trovo un ragazzo e gli do mille euro e qualcosa e io facciamo arrivare qua…». Bartone poi ne fa una questione economica ovvero la mancanza di denaro per pagare il narcotico, «giustificazione che si aggiungeva a quella di evitare le conseguenze penali della propria condotta» scrive il gip «ipotizzando la possibilità di essere tratto in arresto» proprio perché parte di un’associazione finalizzata al narcotraffico. «(…) io voglio andare in carcere non per associazione, solo per i cazzi miei…». E ancora: «(…) è arrivato Ciccio, Peppe, ‘Ntoni, li hanno presi una sera e hanno passo l’associazione… a me piace viaggiare con l’erba eh… un chilo, due chili…».
Dopo una trattativa tiratissima, Bartone prospetta ad Avarello un ultimo accordo: il calabrese propone di portare al siciliano circa 50 o 100 grammi di marijuana di cui aveva immediata disponibilità per fargliela provare, per poi eventualmente provare ad organizzare un trasporto importante. «Dopodomani te ne faccio avere un poco, cinquanta o cento, e poi te ne porto un pacco… se non viene questa aguzzo con me…». Proposta, finalmente, approvata dal siculo: «Va bene, dai». (g.curcio@corrierecal.it)
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