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La “matrigna” del burlesque

La vita artistica intensa di Vera Dragone, tra teatro, cinema e Ellington club

L’attrice e cantante torna spesso nel feudo De Seta di Sellia Marina, dove trascorreva le sue giornate con nonno Vittorio

Pubblicato il: 01/04/2024 – 19:00
di Concetta Guido
La vita artistica intensa di Vera Dragone, tra teatro, cinema e Ellington club

CATANZARO Straripante, versatile, diretta e luminosa come un’alba sullo Jonio calabrese. Vera Dragone è attrice di cinema e di teatro, cantante e performer che strizza l’occhio al burlesque. «Sin da piccola cantavo dalla mattina alla sera, stordivo tutti e, nello stesso tempo, avevo un’altra passione: disegnavo vestiti e costumi di scena o di epoche passate». Tutto è iniziato a Sellia Marina, dove trascorreva i pomeriggi con nonno Vittorio De Seta, suo amorevole complice. A casa del regista c’erano film, libri, dischi e ti poteva capitare di dormire nella stanza degli attrezzi del mestiere, accanto all’Arriflex sedici millimetri e alla moviola, con cui il maestro del documentario ha creato i suoi capolavori di artigianato e genialità, consegnandoli alla storia del cinema. «Sono sempre stata affascinata da attrici di altre epoche… Audrey Hepburn, Marilyn Monroe, Rita Hayworth. Ero pazza di film in bianco e nero». La piccola Vera, capelli lunghi, guance tirabaci, organizzava mini spettacoli per la famiglia e nonno Vittorio era sempre in prima fila. «Aveva una pazienza infinita, era quello che andava a parlare con gli insegnanti, mi accompagnava a casa delle amichette, cucinavamo insieme. Aveva una scrivania enorme, piena di pennarelli, evidenziatori, fogli; arrivavo io e gli scombinavo tutto».

Il ritorno in Calabria

Lei vive a Roma ed è la prima donna dell’Ellington, un live dinner club, nel quartiere trendy del Pigneto, che gestisce con il marito Alessandro Casella. Lui è il padre del burlesque. Lei la “matrigna”, come si definisce con lo spirito che la contraddistingue. Casella è stato il primo a portarlo in Italia. Ha seguito la scia di Dita von Teese, la performer statunitense che, ospite a Sanremo 2010, piacque talmente tanto da scatenare una forte passione per questo tipo di spettacolo ironico, colorato e molto sexy. Oggi all’Ellington regnano il jazz e il musical theatre. Vera Dragone sarà di nuovo in Calabria l’otto aprile, per presentare il video musicale di Caterina Misasi “Cosenza in testa”, al cinema San Nicola della città bruzia.

Poi rientrerà a Roma per un altro show nel suo club, dove si esibisce il sabato, con look che fanno divertire e sognare e che cambia in poche decine di secondi. Il diciannove aprile ancora in viaggio: in scena ad Asiago con “Bellezza imperfetta, tra vacche e stelle” di e con Diego Dalla Palma. Del cortometraggio è la protagonista. «L’abbiamo girato lo scorso mese di settembre. Io e Caterina abbiamo legato molto, tra l’altro ci somigliamo un po’.

Vera Dragone e Diego Dalla Palma

E’ un video in cui ballo, faccio azioni fisiche in giro per tutta la città, molto originale. Indosso alcuni abiti disegnati dalla stessa regista e poi quelli splendidi di Eugenio Carbone, lo stilista cosentino che ha vestito anche Mina». Altro cambio di stile e immersa negli abiti poetici di Laura Milan, ideati dallo stesso Dalla Palma, va in scena, come cantante e attrice, nella pièce autobiografica del noto truccatore e teorico della bellezza, imperfetta appunto. «Lo spettacolo di Diego è incentrato sul suo rapporto con la madre Agnese, su come lo abbia influenzato artisticamente e aiutato a raggiungere risultati incredibili, nonostante le origini umili. Il sottotitolo è, infatti, “tra vacche e stelle” perché era una famiglia di pastori veneti. Diego è una persona generosa, che non indossa maschere, quando conversi con lui, senti a livello energetico che è così come lo vedi». E’ sorprendente come Vera Dragone riesca a trasformarsi dal teatro al set. In “L’altra via”, opera prima di Saverio Cappiello, film che partecipa ai David di Donatello, è Tereza, una donna del quartiere popolare dell’Aranceto della sua Catanzaro. Senza trucco, pochi sorrisi, molto scavo interiore. E’ la madre di Marcello, il piccolo Giuseppe Pacenza. L’attrice ha definito “catartico” il ruolo di questa vedova, immersa in una realtà problematica. Anche in “L’imperatore dei sogni” di Mimmo Calopresti interpreta una figura materna, ma questa volta forte e volitiva: Franca, la madre di Gianni Versace, nella sua bottega di sarta frequentata da tutte le signore di Reggio Calabria.

A Sellia Marina, dove vive sua madre Francesca, torna spesso perché c’è casa sua, un appartamento che ha rimesso a posto, durante il Covid, nel feudo De Seta. Durante l’esatte canta al “Faro blu”, il lido del padre Pasquale. I suoi racconti sono travolgenti. Parla della sua famiglia, della sua infanzia, di suo figlio Vittorio, che porta il nome del bisnonno, dell’Accademia dell’arte del burlesque fondata dal marito Alessandro e delle allieve che svestono toghe, camici e altri abiti professionali per indossare boa di piume e strass. Le chiedi se si potrebbe pensare di aprire anche in Calabria una scuola di canto e ballo in corsetto, sete, pizzi, perle e tanta sensualità e risponde senza pensarci due volte. «Certo e funzionerebbe alla grande, è un terreno vergine che potrebbe essere conquistato dal burlesque. Quando d’estate faccio gli spettacoli al “faro blu”, il locale è tutto pieno e si capisce che il pubblico è affascinato». Nell’Accademia romana insegnano storici pilastri, Candy Rose innanzitutto, della factory creata da Casella, sin dal Micca, il club da lui diretto negli anni passati, dove ha conosciuto Vera. Dopo gli studi al liceo classico di Catanzaro e dopo aver fatto le sue prime esperienze teatrali con l’attrice calabrese Adele Fulciniti, nominata in ogni intervista, come una specie di peana di ringraziamento per essere stata la prima a scoprirla, Vera Dragone si è trasferita a Roma. «Ho frequentato l’Accademia d’arte drammatica Silvio d’Amico e la passione per il vintage mi ha fatto stringere amicizia con Valentina Ruggeri, una compagna di corso. Insieme abbiamo creato il gruppo “Ladyvette”. A un certo punto siamo andate a fare un concerto al Micca, una scena popolata da artisti affascinanti, un po’ esotici. C’era Eve La Plume, con i capelli verdi, e tanti altri performer e io mi sono detta “anche io devo fare questa cosa, è il mio mondo, questa sono io”». All’Ellington si esibisce «tutta paillettata e truccata, in uno spettacolo che si chiama “Verissima show”. Sono la conduttrice dello spettacolo e insieme a me ci sono, di volta in volta, altri artisti. Sta andando molto bene e piace soprattutto alle donne». Perché il burlesque e i suoi derivati aiutano a ripensare la propria femminilità.

Vera Dragone e Diane Keaton

«I nostri corsi sono frequentati da persone diverse e c’è anche qualche uomo. Ci sono studentesse e molte professioniste, primari di cliniche e di ospedali, avvocatesse, giudici; per lo più sono donne che sono arrivate a un punto della loro vita che sentono di voler cambiare qualcosa, di recuperare ciò che per il lavoro, la maternità, la vita di coppia, avevano lasciato da parte e il burlesque dà quest’occasione, cioè riesce a far ritrovare un po’ di libertà». Dal palcoscenico, al set, a suo figlio Vittorio. La giornata di Vera Dragone è bella e complicata. Tenacia, disciplina e spontaneità, è il mix di questa fuoriclasse dalla filmografia ormai nutrita, dove compare anche il personaggio di Sofia in “Book club due”, che ha interpretato accanto ai suoi miti di sempre: Jane Fonda e Diane Keaton. I prossimi ciak saranno per due cortometraggi. «Uno parla di violenza domestica, vista dagli occhi di una bambina e anche qui sono una madre, s’intitola “Domani è un altro giorno” ed è scritto e diretto da Valentina Tomada. L’altro è “L’ultimo reporter” di Michele D’Anca, ambientato in una sorta di Roma distopica in cui è scoppiata una terza guerra mondiale, con la gente barricata dentro le case. Io sono la vicina di casa del reporter che scrive e documenta tutto ciò che vede».
Ma c’è una cosa che a Vera Dragone sta particolarmente a cuore, il documentario, in fase di scrittura, che realizzerà la Calabria Film Commission su Vittorio De Seta. Regista amato dai mostri sacri del cinema mondiale. Il film di suo nonno che preferisce è “Diario di un maestro”, sceneggiato televisivo del 1973 e «incredibilmente attuale». Recentemente grazie all’impegno di Martin Scorsese, che a De Seta ha dedicato più di un tributo a New York, è stato restaurato il cult “Banditi a Orgosolo. Adesso su questo nuovo lavoro made in Calabria c’è tanta attesa. Ma questa è un’altra bella storia da raccontare.
(redazione@corrierecal.it)

Sul set del film girato a Catanzaro L’altra via

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