COSENZA Pennelli, palette di ombretti, ciglia finte, primer e fondotinta sparsi sul tavolo. Stendi, applica, sfuma. E non è mai troppo il glitter e non è mai abbastanza il lucido sulle labbra rosso fuoco. La prima regola è: una drag queen deve essere to much.
Scene da “Drag your self”, il primo laboratorio di arte drag in Calabria promosso da Arcigay e associazione Otakube, ospitato nella Città dei Ragazzi e affidato a due veterane della scena drag, Zia Gina e Rateds. Quindici gli aspiranti drag queen e drag king (ovvero le donne che si esibiscono interpretando personaggi maschili), ragazzi e ragazze che nella vita studiano o lavorano ma hanno in comune il desiderio di costruirsi un’identità alternativa e spesso in netta contrapposizione alla propria.
Qualcuno guarda il suo viso barbuto riflesso nello specchio e si scoraggia dopo l’ennesima passata di fondotinta che non riesce a mimetizzare i peli più ostinati. «Tranquilli, ce la farete tutti» rassicura Rateds, che infila le lentine azzurre e marca gli zigomi per il più estremo dei contouring da mostrare ai suoi allievi.
Intorno al tavolo specchietti e trousse, creme, detergenti e altri attrezzi del mestiere, alcuni insoliti e sorprendenti come la colla stick e il mastice, per nascondere meglio le sopracciglia sotto una montagna di cipria.
«Spero di riuscire a tirare fuori un lato di me che ho sempre voluto e dovuto tenere nascosto – spiega il più “anziano” del gruppo, 33 anni –. Fare la drag è un grande desiderio a lungo represso, questo corso mi ha dato l’opportunità di risvegliarlo e di realizzarlo, finalmente».
Il programma del laboratorio è suddiviso in tre parti: la prima prevede esercizi di meditazione teatrale e le basi della dizione. Si prosegue con lezioni sull’approccio con il pubblico per poi entrare nel vivo del mondo drag, con la costruzione del personaggio e del copione. Bisogna trasformarsi in sovrani della notte, personalità fluide e allergiche a qualsiasi etichetta. Maschere sempre diverse, ora personaggi dallo stile fantasy coi capelli fluo che avanzano sul palco su décolleté alte come trampoli, ora signore bon ton dalle parrucche cotonate e tacchi a spillo. Una volta definita la nuova identità si passa allo studio della scaletta, alle tecniche vocali e di recitazione e alle nozioni sull’uso della voce. Ma la parte più eccitante è senz’altro la preparazione di uno spettacolo finale in cui drag queen e drag king si esibiranno tutti insieme.
«Sono uno studente e questa è un’esperienza che sognavo di fare da tempo» dice il più giovane del gruppo, sedici anni. «Ho voluto iscrivermi per sbloccarmi un po’ e l’idea dell’esibizione finale mi piace molto».
«Quando abbiamo saputo che c’era la possibilità di partecipare a questo laboratorio ci siamo guardati e ci siamo detti: proviamo!» aggiunge l’amico con cui condivide in quest’avventura la trousse stracolma di trucchi di scena ma anche la passione per il mondo drag. «Amo lo spettacolo, studio danza – aggiunge – e mi piace esibirmi. Trovo che l’arte drag sia completa perché offre l’opportunità di sbizzarrirsi e mettersi alla prova, con fantasia e creatività».
È ora di struccarsi, Rateds toglie le lentine, comincia a levare gli strati di fondotinta e si sottrae alle foto e alle domande più personali. Per scelta rivela pochi dettagli della sua vera identità e mantiene solo il suo nome d’arte. Giovanissimo, studente anche lui, attivissimo su Instagram, da tre anni è sull’onda della scena drag cosentina. Una passione che si è trasformata (quasi) in un lavoro. «Le serate con le esibizioni delle drag queen negli ultimi anni sono molto richieste dal pubblico anche in Calabria – dice – ma perché possa trasformarsi in un lavoro vero e proprio è necessario fare un reale cambio di mentalità. Ci sono ancora troppi stereotipi e pregiudizi. Drag Your self– prosegue – è una grande novità per la nostra regione e rappresenta un bel passo in avanti in questa direzione».
Sulla stessa linea la presidente di Arcigay Cosenza, Alessandra Lucanto. «L’idea di realizzare questo laboratorio è nata come risposta alla necessità di lavorare sullo sviluppo del benessere personale di una comunità che ancora oggi viene marginalizzata. Abbiamo immaginato questa esperienza – spiega – come una possibilità di esprimersi in un ambiente sicuro per esplorare la propria identità attraverso la creatività e rafforzare un senso di appartenenza, anche partendo da un piccolo gruppo di persone. La risposta è stata, fin dal primo giorno, positiva e oggi abbiamo una classe di persone, tutte diverse tra loro, che si è messa in gioco affrontando le proprie paure e ansie costruendo personaggi originali da parrucca e tacchi. Arcigay Cosenza e Otakube, che ha aperto le porte della sua sede all’iniziativa, non vedono l’ora di vedere il risultato del lavoro delle professioniste a cui hanno affidato il ricco programma del laboratorio, Zia Gina e Rateds».
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