VIBO VALENTIA Esponenti del clan Mancuso e Accorinti, i vertici della ‘ndrina di Mileto. Ma anche l’avvocato Francesco Sabatino e l’ex presidente della provincia Andrea Niglia. Ci sono nomi “eccellenti” tra le richieste di condanna presentate oggi dalla Dda di Catanzaro nel rito abbreviato del processo Maestrale. Uomini e donne appartenenti a famiglie criminali riconosciute ed esponenti della società civile accusati dagli inquirenti di essere parte integrante o di aver agevolato le ‘ndrine vibonesi. Mentre il filone ordinario del processo che riunisce Maestrale, Imperium e Olimpio procede a velocità sostenuta al nuovo Palazzo di Giustizia di Vibo Valentia, si è conclusa oggi la requisitoria per i soggetti coinvolti in Maestrale che hanno scelto la via abbreviata. Quasi 900 in totale gli anni di carcere chiesti dal Procura per 91 imputati.
Tra questi, spicca l’ergastolo richiesto per Domenico Polito, classe 74. Polito, detto “ciota”, viene ritenuto dagli inquirenti «promotore e organizzatore» del locale di Mileto, «appartenente» alla ‘ndrina di Paravati ed «inserito» nella Società maggiore. Un curriculum che ha convinto la procura antimafia a richiedere il fine pena mai per il presunto esponente delle ‘ndrine di Mileto. Polito avrebbe «garantito il controllo del territorio e il sostentamento economico dei sodali detenuti», di fatto rappresentando in assenza altrui l’apice della ‘ndrangheta miletese e assumendo il ruolo di “cassiere” della cosca. Polito è tra le altre cose accusato di essere tra gli ideatori dell’omicidio di Angelo Antonio Corigliano, ucciso in pieno centro a Mileto per vendicare la morte di Giuseppe Mesiano, e di aver agito da vedetta per scongiurare l’arrivo delle forze dell’ordine.
Dello stesso agguato è accusato Antonio Massimiliano Varone, per cui sono stati chiesti 30 anni di carcere. Lo stesso avrebbe avuto l’incarico «di presidiare i luoghi prescelti per la consumazione del delitto, nonché di monitorare la vittima designata». Insieme a Varone avrebbe contribuito all’omicidio anche Vincenzo Corso, ritenuto «braccio destro di Francesco Mesiano (accusato di essere il mandante, ndr) e referente del sodalizio criminale Pititto-Iannello», per il quale sono stati chiesti 20 anni di carcere. Varone, detto “u cagnolu”, è stato coinvolto anche nell’operazione Stammer contro il narcotraffico internazionale, nel cui mercato avrebbe rappresentato, secondo gli inquirenti, la ‘ndrina di San Giovanni di Mileto nei rapporti con i narcos colombiani.
Tra gli imputati in abbreviato anche Diego e Francesco Mancuso, quest’ultimo detto “bandera”. Per entrambi il pubblico ministero ha chiesto la pena di 20 anni. Stessa richiesta per Francesco e Antonio La Rosa, ritenuti dagli inquirenti «capi e co organizzatori» del clan attivo su Tropea e Ricadi, per il quale avrebbe avuto un ruolo Domenico Salvatore Polito (chiesti 14 anni) in qualità di «elemento di collegamento» tra la cosca di Limbadi e la ‘ndrina tropeana. Ma oltre ai presunti “abituali” della criminalità organizzata, tra le richieste spiccano quelle degli esponenti della società civile. Su tutti i sei anni chiesti per il sindacalista Gianfranco La Torre e per l’ex presidente della provincia Andrea Niglia, accusato di truffa aggravata dalle finalità mafiose. Ma anche i 9 anni e 8 mesi richiesti per Francesco Sabatino, avvocato del foro vibonese che, secondo gli inquirenti, avrebbe consentito all’organizzazione criminale «di eludere le investigazioni delle autorità e di acquisire notizie riservate». (Ma.Ru.)
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