REGGIO CALABRIA Lo sbarco e l’arresto a poche settimane di distanza. Due donne additate come scafiste e arrestate: Marjan Jamali a Roccella Jonica, Maysoon Majidi a Crotone, dove il flusso di arrivi di migranti dalla Turchia ha investito per mesi i due porti calabresi. Dall’Iran all’Italia in cerca di un futuro migliore, oggi le due giovanissime donne si trovano nelle carceri di Reggio Calabria e Castrovillari, da dove continuano a urlare la propria innocenza. Diversi i punti oscuri in entrambi i casi, le due donne sono state accusate, una volta sbarcate, da uomini con i quali avrebbero litigato in viaggio, Marjan Jamali ha raccontato addirittura di aver subito abusi e di essersi ribellata a tre uomini. «È inconcepibile», afferma l’avvocato Giancarlo Liberati, che segue i due casi.
Marjan Jamali, 29 anni, iraniana, è madre di un bambino di otto anni che da ottobre, da quando è stata arrestata, è stato affidato ad un’altra famiglia a Camini. «Sta bene, la famiglia afgana alla quale è stato affidato non gli fa mancare l’affetto di cui ha bisogno, ma gli manca tanto la mamma», raccontano dal piccolo borgo reggino. La 29enne è stata accusata di aver svolto il ruolo di scafista nel corso di uno sbarco che si è concluso al porto di Roccella Jonica nell’ottobre 2023. A puntarle il dito contro tre uomini che secondo i racconti della ragazza avrebbero abusato di lei. La 29enne si trova reclusa nel carcere di Reggio Calabria e lo scorso 8 aprile si è presentata davanti ai giudici del tribunale di Locri. Dietro le sbarre anche un 31enne, Babai Amir, che ha raccontato di aver tentato di difendere la donna dagli abusi, e per questo avrebbe subito la ritorsione dei tre che una volta sbarcati – poi facendo perdere le proprie tracce – hanno puntato il dito contro i due, accusandoli di essere gli scafisti.
E’ una regista e attivista per i diritti umani curdo iraniana Maysoon Majidi, scappata dall’Iran dopo essere finita in prigione a seguito delle proteste dopo la morte di Mahsa Amini. Dall’Iran si rifugia nel Kurdistan iracheno dove inizia a collaborare con il tribunale per i diritti umani dei curdi iracheni che sono perseguitati. Ma non le rinnovano il permesso e così è costretta a fuggire, con il fratello tenterà per due volte di partire dalla Turchia per raggiungere l’Europa, la prima volta viene truffata, la seconda si imbarca. Arriva a Crotone il 31 dicembre 2023, dove verrà arrestata per favoreggiamento all’immigrazione clandestina a seguito dello sbarco di 77 migranti. Da allora Maysoon Majidi è in carcere a Castrovillari. Alla base delle accuse, secondo la Guardia di finanza che l’ha arrestata, ci sono le testimonianze di due migranti – che avrebbero litigato con la 28enne – secondo i quali Maysoon distribuiva cibo e acqua agli altri compagni di viaggio e faceva mantenere la calma a bordo, ma non avrebbe guidato materialmente l’imbarcazione, condotta invece da un cittadino turco. Uno dei due accusatori adesso avrebbe deciso di ritrattare le accuse.
Due donne unite dallo stesso destino dietro le sbarre in Calabria. Due casi che sta seguendo l’avvocato Giancarlo Liberati, che chiede per le due giovani gli arresti domiciliari in attesa di chiarire le loro posizioni in sede processuale. I punti in comune sono tanti, a partire dal fatto che i due arresti sono avvenuti a pochissime settimane di distanza e riguardano due donne accusate di aver assunto un ruolo come quello di scafista. «Le donne in alcuni paesi neanche pensano di fare attività come quelle dello scafista, figuriamoci se vengono incaricate a farlo, o se si offrono di farlo». (m.ripolo@corrierecal.it)
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