CROTONE «La domanda che come professionisti ci poniamo è: ”Quale investimento “riparatorio” ENI sarebbe disposta a fare sul territorio a fronte dei considerevoli risparmi che deriverebbero da questa eventuale e non auspicabile variazione del PAUR?”». E’ quanto si legge in un documento che gli ordini professionali della provincia di Crotone hanno inviato al commissario straordinario per la bonifica, Emilio Errigo. Un documento congiunto firmato dal presidente dell’ordine degli ingegneri, Antonio Grilletta, dal presidente dell’ordine degli architetti, Francesco Livadoti, del collegio dei geometri, Leonardo Marinello, del presidente ordine periti Industriali e periti laureati Raffaele Scicchitano. Il documento è stato redatto in seguito ad una riunione congiunta, che era stata convocata per procedere alla valutazione del Piano di interventi redatto da Errigo, e inviato per una valutazione tecnica ai rappresentanti degli ordini professionali lo scorso 5 aprile. In un primo momento, il commissario aveva chiesto una risposta entro lo scorso 10 aprile. La data per esprimere il parere era poi slittata di qualche giorno, perché i rappresentanti degli ordini professionali avevano considerato poco congruo il tempo concesso. Il documento redatto dai massimi rappresentanti degli ordini professionali analizza la situazione attuale del Sito di interesse nazionale di Crotone, partendo dalla perimetrazione dell’area indicata per la bonifica che “a terra è pari a circa 884 e dei quali circa 544 ettari ricadenti nella provincia di Crotone in aree fisicamente distinte”. Una fotografia della situazione attuale che individua “una macro-area (di circa 510 ha), ubicata pochi km a nord del centro abitato, in cui si possono distinguere un’area a destinazione industriale, dove operano oltre cento soggetti privati (impianti per la produzione di prodotti chimici, di incenerimento e trattamento di rifiuti, centrali per la produzione di energia da biomasse, industrie alimentari). All’interno di quest’area sono presenti i tre stabilimenti industriali dismessi di pertinenza della società Eni Rewind S.p.A. (ex Syndial) nonché l’area ex Sasol successivamente acquisita da Kroton Gres 2000 Industrie Ceramiche S.r.l., fallita nel 2011; l’area archeologica di circa 79 ettari, la fascia costiera antistante la zona industriale, compresa tra la foce del fiume Esaro a sud e quella del fiume Passovecchio a nord, in cui si trovano le discariche ex Pertusola ed ex Fosfotec e le aree demaniali fluviali (circa il 9% del sito di Crotone)”. A queste si aggiunge “un’area (di circa 20 ha) ubicata a circa 6 km a sud del centro abitato di Crotone, comprendente la discarica per Rsu in località Tufolo— Farina pari a circa 7 ettari; l’aree con presenza di Conglomerato Idraulico Catalizzato (CIC), in parte pubbliche e in parte private per un totale pari a circa 14 ettari”. Il commissario Errigo ha invitato gli ordini a valutare la proposta di interventi con le voci di spesa. La somma complessiva impegnata nelle attività proposte da Errigo è di 65.130.087,47. Sono i fondi che nel 2012 il Tribunale di Milano ha riconosciuto alla città di Crotone quale risarcimento del danno ambientale subito in 70 anni di attività industriali particolarmente inquinanti. Rispetto alle proposte di Errigo gli ordini rilevano che “circa il 63% delle risorse economiche (voce 2 della tabella precedente) sono destinate ad aree che occupano circa l’2,6% delle aree SIN di Crotone, circa il 27% delle risorse economiche (voce 4 della tabella precedente) sono destinate ad aree che occupano circa l’1,3% delle aree Sin di Crotone, pertanto in totale il 90% delle risorse economiche sono destinate ad attività che occupano complessivamente circa il 3,9% della superficie del Sin ricadente nel territorio di Crotone”. In questa situazione emerge “il problema della forte penalizzazione degli investitori privati, dovuta alla complessità e alla durata dell’iter di completamento della così detta “caratterizzazione” (oltre che dai costi) che determina un rallentamento, ed in alcuni casi la rinuncia, a realizzare investimenti produttori”. Continuando nelle analisi i presidenti degli ordini “rilevano altresì che, per i terreni: circa il 43,8 % delle aree ricadenti nel Sin non sono state indagate; circa il 4,8% delle aree ricadenti nel Sin hanno avuto l’approvazione del Piano di caratterizzazione ma esso non è stato eseguito”. Alla luce di tutto ciò “se ne deduce che complessivamente si hanno a disposizione dati sulla qualità dei terreni che riguardano circa il 51.4% della superficie dell’area Sin, mentre non si ha nessuna contezza sulla qualità dei terreni di circa il 48,6% dell’area Sin, la maggior parte dei quali ricadenti nell’area industriale di Crotone”. Sulla base dell’attuale conoscenza viene avanzata la proposta di “mettere a sistema i dati dei risultati derivanti dalle indagini svolte sui terreni e sulle acque di falda sinora indagati” in quanto “la condivisione di questi dati potrebbe portare alla redazione di Linee guida per le modalità di indagine ed intervento sulle aree non ancora indagate, facilitando ed attraendo, nuovi investimenti da parte di privati, all’oggi scoraggiati dalla complessità dei procedimenti”. Per quanto riguarda, invece, “le aree ad oggi non indagate, di proprietà privata, si propone un piano di indagini con la relativa elaborazione dell’eventuale analisi di rischio, al fine di facilitare l’iter per il completamento delle caratterizzazioni e favorire gli investimenti aziendali, oggi bloccati, e la conseguente conoscenza complessiva e definitiva della reale consistenza della contaminazione. Ciò potrebbe addirittura condurre ad una ridefinizione del perimetro dell’area Sin, probabilmente anche in riduzione, affrancando così parti di territorio da indagini non necessarie”.
Gli ordini hanno quantificato anche “l’impegno economico per l’esecuzione delle attività sopra descritte”, che “potrebbe essere di circa € 5.000.000, cifra non certamente trascurabile, ma che potrebbe costituire un “facilitatore” per attirare investimenti e contribuire ad alleviare la dolorosa carenza di lavoro del territorio”. Questa parte dell’analisi ha riguardato le attività che rientrano nelle competenze specifiche di Errigo. Gli ordini hanno valutato e “discusso anche delle attività di bonifica a carico dei privati (Eni, ndr), elaborando anche in questo caso, delle riflessioni che desiderano condividere con il Commissario” . In questo contesto hanno evidenziato la questione dello smaltimento dei veleni presenti nelle discariche fronte maree hanno mandato il messaggio che sarebbe opportuno rispettare il contenuto del Paur (i rifiuti devono essere smaltiti fuori dalla Calabria) e se mai si dovesse decidere di smaltire a Crotone, questo non deve avere una ricaduta positiva (risparmio) solo per l’Eni. Su questo aspetto gli ordini professionali non hanno dubbi.
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