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Tropea: torna come un’araba fenice la questione della natura giuridica del provvedimento, nato ai tempi di Andreotti

Scioglimenti come strumenti di lotta politica. Il ritorno al voto a San Luca. Gli autori calabresi contemporanei dimenticati

Pubblicato il: 27/04/2024 – 7:00
di Paride Leporace
Tropea: torna come un’araba fenice la questione della natura giuridica del provvedimento, nato ai tempi di Andreotti

VIBO VALENTIA Tropea la capitale turistica della Calabria vede il suo consiglio comunale sciolto per infiltrazione mafiosa per la seconda volta nel giro di otto anni. Arriva dunque la troika di commissari nella meta di vacanza principale degli stranieri, soprattutto tedeschi, nella nostra regione. Stesso destino di Rende, la principale città universitaria calabrese, e della vicina Scilla che, pur se con numeri diversi, è punto luminoso della Calabria bella santificata anche da videoclip di successo.
A Tropea c’è sconcerto tra i residenti. L’economia tira, i servizi migliorano, la promozione è finalmente adeguata, e il sindaco Giovanni Macrì gode in larga parte di consenso. A guardare le interviste del day after del Viminale si osserva come una sorta di vergogna interiore che si è abbattuta sul paese che diede i natali al grande divo Raf Vallone. Ho l’impressione che sia una sorta di autocoscienza che mi azzardo a rubricare ad amore del proprio genius loci. La notizia, non mi pare, abbia avuto clamore nazionale rimanendo confinata in qualche breve di cronaca persino il Fatto Quotidiano non ha al momento mostrato interesse. Io ho l’impressione che lo scioglimento non avrà impatto sulla fiorente industria turistica locale.
Resta la questione, vitale per noi calabresi, di capire la mafiosità di Tropea luogo collocato in una delle enclavi territoriali a più alta pericolosità ‘ndranghetista della regione con nuovi provvedimenti che potrebbero arrivare dagli accessi ispettivi in altri comuni della zona come Nicotera e Mileto. Torna come un’araba fenice la questione della natura giuridica che regola questo estremo provvedimento, codicillo emergenziale nato ai tempi di Andreotti con un decreto legge oggi modificato come regolamento di ordinamento degli enti locali. Lo strumento non funziona più per i giorni nostri. Per nulla garantista come comprova la casistica di sindaci non indagati o poi prosciolti caduti sulla mannaia della novella inquisizione. E anche gli atti hanno un loro oscuramento che in maniera poco trasparente non mostrano immediatamente i motivi reali di un provvedimento che priva del voto i cittadini (a Tropea si doveva votare nella prossima tornata del 9 giugno) e la municipalità dei suoi rappresentanti. Tra l’altro lo strumento non funziona per nulla, considerato che, per restare a Tropea, il precedente scioglimento era stato abbastanza recente. Da tempo ragiono sul fatto che gli scioglimenti siano diventati strumenti di lotta politica tra le fazioni locali che adoperano la buona fede di prefetti e ministri per il predominio del potere e che qualche volta danno anche la stura a qualche media locale di imbastire campagne interessate contro qualche sindaco avaro di pubblicità istituzionale o intransigente sulla cartellonistica pubblicitaria abusiva.
In assenza delle motivazioni per comprendere il vulnus dell’amministrazione in carica bisogna attingere alla recente pubblicistica dei media locali (in verità anche l’Espresso un anno fa in un pezzo pigiò il tasto di molte parentele sospette degli amministratori in carica). Nel mirino alcune foto della moglie del sindaco che sui social aveva pubblicato istantanee digitali con la moglie del boss locale in occasione di festività e aperitivi. Titoli anche sulla vicenda del cimitero con un dipendente comunale, congiunto di un assessore con parentele scomode, coinvolto in una vicenda che ha vilipeso cadaveri e che qualche tempo prima aveva ricevuto un riconoscimento pubblico dall’amministrazione comunale, salvo poi costituirsi parte civile contro il travet mortuario. Dai precedenti atti ispettivi del 2016 è acclarato che il sindaco in carica, Giovanni Macrì, veniva indicato come “nipote diretto di Gerardo Macrì quest’ultimo pluripregiudicato, già sorvegliato speciale, denunciato per favoreggiamento della latitanza del boss di Limbadi Giuseppe Mancuso, destinatario di una confisca da un milione di euro quale prestanome del boss”. Bisogna dire con chiarezza, se conosciamo bene la nostra realtà, che una foto di un battesimo o una parentela di secondo grado provano poco e al massimo sono un indizio. Chi di noi non ha avuto un compagno di scuola finito arruolato nelle ‘ndrine o un vicino di casa con cui ha parlato al bar o nel portone del tempo o del calcio? Nelle realtà piccole queste contaminazioni di “buongiorno e buonasera” sono possibili. Altro, ovviamente, sono appalti, licenze, condizionamenti.
A Tropea, comunque, la ‘ndrangheta esiste. Nicola Gratteri quando istruì il processo “Olimpo”, nell’immediatezza degli arresti indicò la capitale del turismo calabrese come un luogo in cui «la ‘ndrangheta chiedeva e otteneva la tangente per qualsiasi tipo di attività che riguardava il sistema turistico, dai trasporti con l’autobus alla fornitura di generi alimentari e finanche il controllo del porto di Tropea. Abbiamo documentato come gli imprenditori fossero costretti a versare una tangente mensile anche del valore di 20mila euro». Questioni che esulano dalla politica comunale, che ha anche rivitalizzato ad uso pubblico qualche bene sequestrato. E siamo anche certi che un mastino come Gratteri, se avesse odorato qualcosa in municipio, non avrebbe lesinato carta bollata e tantomeno richiesta di manette. Aspettando le motivazioni dello scioglimento restiamo perplessi ancora una volta su uno strumento che complica la politica e forse finisce inconsapevolmente per favorire la nuova ‘ndrangheta imprenditrice.

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Il 9 giugno si vota a San Luca, luogo simbolo della Calabria. Il sindaco Bruno Bartolo non ha ancora sciolto le riserve per una sua candidatura. Amministrare il paese di Corrado Alvaro non è semplice per lo stigma che affligge un luogo compromesso da nomea e cittadini scomodi. Il primo cittadino riflette sul da farsi. I partiti e la politica non sono molto partecipi. La Regione in questi anni invece ha fatto il suo con provvedimenti e stanziamenti. In questi giorni si sono visti esponenti del glorioso Pri in esplorazione in paese sul da farsi. Auspico, che il sindaco Bartolo, sia ancora disponibile a candidarsi. Senza di lui temo il commissariamento automatico senza intervento del Viminale. Come calabresi dobbiamo tifare per S. Luca. Chi non governa il proprio municipio ne rallenta l’autonomia locale.

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Primo volo Ryanair da Reggio Calabria per le nuove rotte e alla cloche anche un comandante reggino come ha raccontato sui suoi social il governatore Occhiuto. Ma la vera buona notizia è che da Reggio Calabria ora si vola per Tirana, Marsiglia, Manchester, Berlino e Barcellona. Si accoppia bene anche al fatto che la compagnia privata Uber da giugno potrà offrire i suoi servizi con autista anche nella nostra regione. Per arrivare a questo risultato sono state necessarie due leggi e un ricorso davanti alla Corte Costituzionale perché in Italia è sempre difficile modernizzare il Paese e il suo mercato. Non se ne abbiano a male i pochi taxisti in servizio. Se cresce il sistema ci sono clienti per tutti.

Tony West roberto occhiuto
Tony West (Uber) e il governatore della Calabria Roberto Occhiuto

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Leggo di un protocollo tra Regione e Ufficio scolastico regionale per promuovere lo studio nelle nostre scuole pubbliche degli autori calabresi. Si è dovuta promuovere molta burocrazia e decisori per far cosa? Promuovere avvisi rivolti alle scuole, progetti finalizzati all’approfondimento ed alla conoscenza della cultura locale e degli autori calabresi, anche attraverso la conoscenza diretta dei luoghi narrati, la realizzazione di eventi culturali, l’organizzazione di incontri, rassegne, seminari e workshop, dibattiti, pubblicazioni che vedano protagoniste le scuole e che pongano al centro l’importanza del libro. Tutto bene e positivo. Mi permetto di osservare che al netto dei protocolli credo ci sia bisogno di sensibilizzare i docenti di Lettere. Io, al liceo, ho avuto la fortuna di studiare Alvaro e Misasi, per la visione del programma del mio professore Mario Bozzo. E visto che mi trovo aggiungo che in questi contesti dirigenziali tra gli autori appaiono soltanto quelli della tradizione e mai si citano i contemporanei come Abate, Gangemi, Criaco, Dara, Aloe. Spero che di questi aspetti se ne discuta a Taurianova che inizierà a breve il suo percorso di Capitale del libro o a Torino al Salone del Libro dove immagino l’assessore Princi abbia programmato da tempo la presenza istituzionale della Calabria.
(redazione@corrierecal.it)

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