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L’intervista

Melillo: «Infiltrazioni della ’ndrangheta al Nord? Presenza strutturale in tutti i settori»

Il procuratore nazionale Antimafia a La Stampa parla anche dei rapporti tra clan e politica: «Diffusi, disincantati e pragmatici»

Pubblicato il: 28/04/2024 – 10:40
Melillo: «Infiltrazioni della ’ndrangheta al Nord? Presenza strutturale in tutti i settori»

ROMA «Non si deve più parlare di infiltrazioni mafiose, ma di una presenza strutturale delle organizzazioni criminali nel Centro-Nord Italia in tutti i settori, dall’edilizia, alla logistica, al calcio professionistico passando per la grande distribuzione e la finanza». Così il procuratore nazionale Antimafia Giovanni Melillo in una lunga intervista rilasciata a La Stampa parla dei legami tra economia e mafie. Con una particolare attenzione alla ‘ndrangheta. «Sono circa trent’anni – sottolinea a proposito della presenza dei clan calabresi al Nord – che le indagini e i processi dimostrano la presenza al Nord di autentiche, stabili e fra loro coordinate ramificazioni strutturali della ’ndrangheta».
Per Melillo, questa presenza non è limitata solo alla Lombardia, Piemonte ed Emilia. «La situazione non è diversa – evidenzia – in Liguria, in Veneto e in Toscana».
Per quanto attiene alle attività criminali principali preferite dai clan, Melillo sottolinea che «uno dei motori degli affari di ’ndrangheta resta il traffico di stupefacenti e soprattutto della cocaina importata dall’America Latina» ma questi proventi poi «si riversano negli affari apparentemente leciti o negli affari illeciti che godono di vasta condivisione sociale, perché si realizzano con la partecipazione di imprese e professionisti che mafiosi non sono, ma che parlano lo stesso linguaggio dei mafiosi, essendo gli uni e gli altri alle prese con le stesse false fatturazioni, le stesse frodi carosello, le stesse indebite compensazioni fiscali, gli stessi fallimenti pilotati e i medesimi canali i riciclaggio dei relativi proventi».
Secondo il procuratore nazionale antimafia, i rapporti con la politica sono «diffusi, disincantati e pragmatici». «Le organizzazioni mafiose – tiene a precisare a La Stampa – sono indifferenti al colore degli interlocutori politici che soprattutto a livello locale, in cambio di finanziamenti e sostegno elettorale, si offrono di dare rappresentanza e tutela agli interessi delle reti d’impresa che agiscono per conto di quelle organizzazioni». Entrando nello specifico dell’organizzazione della ‘ndrangheta al Nord, poi Melillo spiega: «le articolazioni centro-settentrionali sono dotate di larga autonomia, soprattutto nella ricerca di nuovi affari e di nuove partnership, ma conservano pur sempre legami profondi con le case madri radicate in Calabria, cui spetta l’ultima parola sulle questioni strategiche». «Un modello di governance tanto flessibile – dice – quanto solido ed efficiente». Ma, sottolinea «la logica degli affari permea ogni decisione e questo spiega anche la progressiva integrazione di strutture mafiose eterogenee e delle reti d’impresa che ne costituiscono diretta espressione. Se si tratta di importare e poi distribuire, ad esempio, gasolio e benzina, governando al tempo stesso la relativa gigantesca rete di evasione dell’Iva e delle accise, ’ndrangheta, mafia e camorra sanno lavorare gomito a gomito, abbandonando le rigide distinzioni originarie».
E sui rischi legati alle infiltrazioni nella gestione dei finanziamenti del Pnrr, Melillo è chiaro. «Se abbandonassimo la logica banalizzante del rischio di “infiltrazione” delle mafie nell’economia sarebbe più facile riconoscere una realtà che vede le imprese di mafia agire stabilmente insieme alle imprese che mafiose non sono, condividendo affari e servizi illegali». «Potremmo così più chiaramente valutare la gravità del rischio – denuncia – terribile per la stessa credibilità internazionale dell’Italia, che si diffonda nell’opinione pubblica europea la percezione che risorse provenienti in buona parte da tasse pagate da cittadini e imprese di altri Paesi finiscano nelle tasche delle nostre mafie e nei mille rivoli della corruzione». (redazione@corrierecal.it)

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