CATANZARO Il nome di Antonio Armentano è finito al centro dell’inchiesta condotta dai militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catanzaro, coordinati dalla locale Procura della Repubblica, nei confronti di 29 indagati a vario titolo con l’accusa di corruzione, concussione, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, turbata libertà degli incanti, truffa aggravata ai danni dello Stato, falso ideologico, abusiva introduzione in sistema informatico ed emissione di fatture per operazioni inesistenti. Nell’inchiesta denominata “Sartoria”, coordinata dalla procura, viene contestata la turbata regolarità di 9 appalti pubblici del valore complessivo di oltre 33 milioni di euro, banditi dalla Stazione Unica Appaltante della Regione Calabria, dall’Università “Magna Graecia” di Catanzaro, dall’A.O. “Pugliese – Ciaccio” e dall’A.O.U. “Mater Domini” (ora confluite nell’A.O.U. “Dulbecco”).
Antonio Armentano, all’epoca dei fatti direttore del reparto di Neuroradiologia del Grande Ospedale Metropolitano “Bianchi Melacrino Morelli” di Reggio Calabria, in qualità di componente del tavolo tecnico della Sua Calabria, si è sottoposto ad interrogatorio accompagnato dal legale di fiducia, l’avvocato Franco Sammarco. All’esito dell’interrogatorio, il gip ha ritenuto insussistente il quadro indiziario. L’indagato è accusato di corruzione, tentata truffa e rivelazione di segreto di ufficio. Alla decisione del giudice è seguita la revoca della sospensione dall’esercizio di uffici e servizi pubblici precedentemente comminata nei confronti di Armentano. (f.b.)
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