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Calcio a Cosenza, la maledizione del 31 luglio tra campioni che lasciano e deferimento

Nel 2003 il baratro e fu negato il professionismo. Amarezza che si rinnova per la squadra femminile che vince ma non viene iscritta

Pubblicato il: 31/07/2024 – 19:57
Calcio a Cosenza, la maledizione del 31 luglio tra campioni che lasciano e deferimento

COSENZA La maledizione del 31 luglio. La giornata(ccia) del tifoso cosentino, tra Woody Allen e Febbre a 90, si apre con la notizia del mancato versamento di ritenute Irpef e contributi Inps: Cosenza deferito al Tribunale Federale Nazionale (qui la notizia a cui ha replicato la società), il rischio dietro l’angolo è la penalizzazione, «cade il mito dei conti in ordine» commenta qualcuno rilanciando il refrain #GuarascioVattene.
Però oggi non è un giorno qualsiasi: è il 31 luglio e la mente va allo stesso giorno ma dell’anno 2003, quando il Consiglio federale della Figc stabilì che il Cosenza Calcio 1914 non poteva giocare tra professionisti: quell’anno Salernitana, Genoa e Catania furono riammesse in Serie B, nonostante la retrocessione sul campo, mentre restò a bocca asciutta il Cosenza che doveva “far posto” alla potente Fiorentina, che proprio da allora conquistò un posto di riguardo nel pantheon al contrario delle squadre meno amate tra Crati e Busento, nonostante la piccola ma valorosa pattuglia di cosentini tifosi viola.
Ancora una volta cattive notizie da Roma, insomma, per avvelenare una giornata già amara per i dettagli del caso Tutino. Quanto basta per dividere la tifoseria, almeno sui social: «A chi si riempie la bocca di “re ce n’è solo uno” ricordo sommessamente che nel 1985 Gigi Marulla passò al Genoa – scrive Sergio Crocco, decano e voce spesso critica ma consapevole dei tifosi rossoblù –. Se ci fossero stati i social voi lo avreste massacrato di insulti». Probabile, peccato che a stretto giro arriverà il colpo di grazia del deferimento e il flusso social si trasferirà in quella direzione: una beffa nella beffa, la notizia dell’addio di “Genny” oscurata da una vicenda di “pila” come si dice a Cosenza evocando la grande disponibiltà di “Gargamella” quasi quanto la sua fortuna (eufemismo).
Tra parentesi: visto che il calcio è la metafora della vita ma soprattutto visto che le cose non accadono mai per caso, mentre sedimentavano rabbia e delusione per la doppia notizia Tutino-deferimento, le calciatrici rossoblù erano ospiti a Palazzo dei Bruzi (foto in basso). Una festa strozzata in gola quella della squadra femminile del Cosenza calcio per la mancata iscrizione al campionato di serie C: le “lupe” guidate dall’allenatrice Luisa Orlando e dalla capitana Rebecca Perrotta hanno vinto (inutilmente) il campionato di Eccellenza. Nei loro sorrisi la possibilità di una terza via tra chi per tutta la giornata di oggi ha evocato accanimenti romani e chi si interrogava su come reagirà vedendo Gennaro Tutino in maglia blucerchiata al San Vito Marulla: i bookmakers già accettano scommesse su quanti urleranno «Genna’ t’amu fattu cristianu!».
Poi a un tratto tutto passerà, la rabbia sbollirà e tra 21 anni si parlerà di altro: perché, pallone a parte, dopo il 31 luglio c’è sempre un primo agosto. (euf)

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