BOLOGNA Sono trascorsi “soltanto” 44 anni dalla strage del 2 agosto, quasi mezzo secolo è stato scandito in modo inesorabile dalle lancette del tempo. A tal proposito piace riportare alcuni passaggi letterari della canzone di Franco Battiato “Segnali di vita” dove “Il tempo cambia molte cose nella vita. Il senso, le amicizie, le opinioni” ma anche di “falsa personalità”: sono due passaggi che ben si incorniciano su questa tela dai colori molti grigi ed alquanto opachi. Sono trascorsi “soltanto” 44 anni dalla strage del 2 agosto e rimanendo sempre in terra di Sicilia, si vuole ricordare la classificazione delle famose cinque categorie del genere umano. Rispetto a quello che ha scritto Leonardo Sciascia, cosa è cambiato oggi, in questa società costituita sicuramente da uomini, ma da altri esseri viventi? Nulla. La verità è anche un’altra. In questo grande caos, i ruoli che Leonardo Sciascia aveva stabilito che fossero, come i gironi danteschi, i vari livelli di questa società malata, oggi si rivelano falsi pure questi, perché la confusione rende sovrana. L’appiattimento, è così presente nella società, che il livellamento intellettuale, culturale, politico, si rivela fatale, per la buona riuscita di qualsiasi programma serio di sviluppo, non solo economico, ma della sopravvivenza stessa di questo pezzo di umanità, meglio noto come Popolo Italiano. Sono trascorsi “soltanto” 44 anni dalla strage del 2 agosto ed ancora nella parte meridionale della Penisola italiana, nonostante le sollecitazioni, indirizzate alla conservazione della memoria, da parte del Presidente della Repubblica italiana Sandro Pertini, così come ribadito anche da parte dell’attuale Capo dello Stato Sergio Mattarella: «La città di Bologna, sin dai primi minuti dopo l’attentato, ha mostrato i valori di civiltà che la animano.».
Tra le vittime innocenti di quel massacro vi era Francesco Antonio Lascala, di Reggio Calabria, ex centralinista delle Ferrovie dello Stato, ormai in pensione, si trovava sul primo binario, in attesa del treno delle 11,05 che lo avrebbe portato a Fidenza e poi a Cremona dalla figlia Enza. Tutta la Penisola italiana, come sempre, è stata interessata da diverse iniziative istituzionali, mentre in riva lo Stretto un silenzio assordante. Piace ricordare le varie sollecitazioni istituzionali, come ad esempio quella, di diversi lustri fa, da parte di Ivan Tripodi, presidente della V Circoscrizione (Rione Ferrovieri, Stadio, Gebbione) che non ebbe nessun esito. Ma anche quelle personali da parte dei familiari della vittima, e quelli associativi, come la richiesta di intitolazione di luogo pubblico al Comune di Reggio Calabria. Il silenzio assordante che si percepisce in riva allo Stretto continentale fa pensare che ci siano morti di serie A e morti di categoria inferiore. Il Circolo Culturale “L’Agorà”, vuole ricordare tale figura, anche se purtroppo dimenticata nella memoria. L’unica cosa certa è che il Circolo Culturale “L’Agorà” sta ancora aspettando risposta.
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