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Prevenzione, le case di Comunità sono una risorsa ma mancano i medici

Aperto un terzo di quelle previste. In 120 mancano i medici di assistenza primaria. In Calabria saranno 67

Pubblicato il: 10/09/2024 – 7:40
Prevenzione, le case di Comunità sono una risorsa ma mancano i medici

ROMA Prevenzione, questa sconosciuta. Campagne mediatiche di screening, appelli dei medici, consigli degli esperti. Le Regioni investono solo il 5% del Fondo sanitario nazionale (vale 134 miliardi) – in screening, vaccinazioni e promozione di stili di vita, ma – osserva Il Sole 24 Ore – «lo fanno anche male visto che ben sette Regioni sono state bocciate proprio nelle attività di prevenzione». Il Pnrr diventa, dunque, la panacea di tutti i mali, sono 2 i miliardi di euro previsti per aprire le Case di comunità: le strutture che dovrebbero dare impulso alle attività di prevenzione sul territorio. Il condizionale è d’obbligo, visto e considerate le nubi sull’organizzazione delle strutture segnate dall’atavica carenza di medici e infermieri. Come emerge nell’ultimo monitoraggio sulla sanità territoriale, risultano attive 413 Case di comunità, meno di un terzo del totale: di queste oltre la metà si trovano in Lombardia (136) ed Emilia (123). Seguono Veneto, Toscana, Piemonte e Abruzzo. Il resto del Paese è fermo al palo.
In Calabria, la nuova offerta territoriale predisposta con il decreto 197 del commissario Roberto Occhiuto ipotizza un sistema fondato sulle strutture di prossimità, che nella programmazione dovranno prendere forma in 67 “Case della Comunità” (41 hub e 26 spoke), in 20 “Ospedali di Comunità” e in 21 Centrali operative territoriali (Cot), finanziati dal Contratto istituzionale di sviluppo (Cis) del Pnrr sottoscritto tra Regione e ministero nel maggio 2022. Il vulnus però rischia di essere l’assenza di personale medico. Una emergenza che mette in ginocchio tutto il Paese. Come riporta il Sole 24 Ore, infatti, «in 120 Case di comunità (su 413 attive) non è prevista l’attività di medici di assistenza primaria e in 137 non ci sono pediatri». Investire in prevenzione conviene. Occorre promuovere una cultura della salute: rispetto agli screening la Calabria è (molto) indietro. Le percentuali sono modeste, la partecipazione alla mammografia e alla ricerca del sangue occulto nelle feci è bassa. I dati indicano una necessità: recuperare migliaia di uomini e donne che non partecipano alle attività di prevenzione secondaria(redazione@corrierecal.it)

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