LAMEZIA TERME Non solo rimpasti, veri (come a Catanzaro) o annunciati (come a Cosenza). Se qualcuno pensa già alle prossime Regionali, con l’autunno alle porte si apre una lunga stagione pre-elettorale che porterà a importanti consultazioni anche a livello locale: ecco una rapida rassegna sui tempi e su cosa si muove nei grandi centri chiamati al voto entro un anno – o più probabilmente un anno e mezzo (primavera 2026).
Il mandato di alcuni sindaci eletti nel 2020 durerà, anche in Calabria, sei mesi in più: è questo, infatti, l’orientamento del ministero dell’Interno in base alla risposta che lo stesso Viminale, tramite alcune prefetture, ha inviato ad alcuni Comuni che avevano interpellato il ministero per conoscere la data in cui alle elezioni alla luce del fatto che le precedenti erano state condizionate dalla pandemia.
A inizio marzo da Roma è arrivata la conferma che i Comuni che hanno eletto i propri sindaci a settembre 2020 non andranno al voto a settembre 2025 per il rinnovo: nel parere del Viminale si specifica che «il rinnovo degli organi di governo» per paesi e città che nel 2020 hanno votato a settembre «avverrà in occasione del turno ordinario annuale della primavera 2026»: le amministrazioni in carica verranno prorogate quasi sicuramente – salvo nuove indicazioni dal governo – per almeno sei mesi, il tempo per arrivare alla finestra naturale delle elezioni locali che è prevista dal 15 aprile al 15 giugno di ogni anno.
Per quanto riguarda i Comuni che hanno votato a settembre 2020 la proroga di ulteriori sei mesi in Calabria potrebbe riguardare due capoluoghi di provincia e altrettanti Comuni popolosi: da un lato Reggio Calabria (sindaco Giuseppe Falcomatà) e Crotone (sindaco Vincenzo Voce), dall’altro San Giovanni in Fiore (sindaco Rosaria Succurro) e Castrovillari (sindaco Domenico Lo Polito); tra i centri interessati al possibile slittamento anche Taurianova (sindaco Roy Biasi) e Cirò Marina (sindaco Sergio Ferrari).
A Lamezia Terme (qui gli ultimi sviluppi del dibattito) al blocco Mascaro si contrappongono le due candidature, per ora solo ipotizzate, Doris Lo Moro («Se a Lamezia e alla Calabria serve il mio contributo io ci sono») e Gianni Speranza («Le persone che mi hanno sollecitato e mi sollecitano ogni giorno a candidarmi sono davvero tante» scriveva l’ex sindaco meno di due mesi fa). E perchè non addirittura un tandem?
A Crotone il civico Vito Barresi un paio di mesi fa ha annunciato la volontà di candidarsi per il dopo-Voce, mentre a Reggio Calabria – al netto del più o meno possibile tris di Giuseppe Falcomatà – da un lato il medico e imprenditore Edoardo Lamberti Castronuovo pare vorrà essere della partita (il 31 maggio scorso ha presentato alla stampa la sua candidatura a sindaco, annunciando di poter già contare sull’appoggio di diverse liste civiche) dall’altro il centrodestra potrebbe schierare una figura di grande appeal e rispetto come Ninni Tramontana, imprenditore e presidente della Camera di Commercio; scelta che se confermata aprirebbe nuovi scenari su alleanze e riposizionamenti, a partire dal ruolo dell’ex governatore Giuseppe Scopelliti tornato all’agone pubblico tra le presentazioni del suo libro e il recente scontro con il suo predecessore Agazio Loiero sul commissariamento in sanità, un botta e risposta che ha riportato il dibattito politico indietro di 15 anni…
A proposito di “ritorni al passato”: a San Giovanni in Fiore, per un eventuale dopo-Succurro, il feudo silano tornerà rosso, magari con Mario Oliverio da Palla Palla in un ticket dal sapore di Prima Repubblica come nel “Principato” di Rende? Nel popoloso centro alle porte di Cosenza, oggi commissariato per mafia, col passare del tempo parrebbe allontanarsi sempre più l’ipotesi voto in autunno e la città si interroga sui destini di Marcello Manna, il sindaco interdetto, su ipotetici ritorni come quello di Sandro Principe e sulle scelte del Movimento 5 Stelle nonché di un centrodestra non molto “visibile” oltre-Campagnano.
Fin qui il quadro nei centri calabresi più importanti chiamati alle urne di qui a un anno e mezzo. In realtà nel Paese perennemente in campagna elettorale in queste settimane si parla (di nuovo) di Regionali: dopo Sardegna, Abruzzo, Basilicata e Piemonte, il 2024 vedrà al voto anche Liguria, Emilia Romagna e Umbria mentre nel 2025 toccherà poi a Campania, Veneto, Marche, Puglia e Valle d’Aosta. Per quanto riguarda l’anno in corso le date sono già state fissate per Liguria (27 e 28 ottobre) ed Emilia Romagna (17 e 18 novembre), mentre l’Umbria non ha ancora ufficializzato i giorni in cui si andrà alle urne: l’orientamento sembrerebbe cadere tra metà novembre e l’inizio di dicembre laddove l’ipotesi di un election day per accorpare i tre appuntamenti – messa in campo dal centrodestra – sembra essersi allontanata anche in virtù del nodo tecnico della Liguria, che deve votare necessariamente entro ottobre; soltanto un accordo tra tutte le Regioni coinvolte permetterebbe di anticipare le consultazioni al 27 e 28 ottobre, ma un mese e mezzo da quella data l’ipotesi si allontana sempre più.
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