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Processo Bergamini, la replica del pm: «Respingiamo ogni allusione e suggestione»

Attesa per oggi la sentenza. La difesa: «Prova scientifica non certa. In sentenza voglio sapere come è stato ammazzato»

Pubblicato il: 01/10/2024 – 12:28
di Francesco Veltri
Processo Bergamini, la replica del pm: «Respingiamo ogni allusione e suggestione»

COSENZA Stamattina la Corte d’Assise del processo Bergamini, prima di entrare in Camera di Consiglio per emettere la sentenza sulla morte dell’ex calciatore del Cosenza calcio morto il 18 novembre del 1989 a Roseto Capo Spulico, ha dato spazio alle repliche e alle controrepliche della procura di Castrovillari e degli avvocati di parte. Il primo a prendere la parola è stato il procuratore capo Alessandro D’Alessio che ha risposto all’accusa di connivenza della sua stessa procura lanciata ieri, nella sua discussione, dall’avvocato della difesa Angelo Pugliese. «Come ufficio di procura – ha detto D’Alessio – respingiamo ogni tipo di allusione su comportamenti meno che corretti. Respingiamo ogni suggestione e il termine complicità. Non hanno alcun fondamento. Le suggestioni da questo processo vanno eliminate. Noi ci siamo sempre basati sui fatti. Chi conosce la procura di Castrovillari sa bene che lavora con ossessione e nel rispetto delle norme». Sulla validità dell’esame della glicoforina, D’Alessio ha ammesso di aver discusso a lungo su questo tema con i suoi collaboratori. «La Cassazione – ha spiegato – ha già stabilito che la glicoforina è attendibile. La Cassazione – ha continuato il procuratore capo – dice che è il fatto storico ad essere essenziale, è il fatto centrale che deve essere provato. Il punto essenziale in questo caso è il nucleo del fatto, e cioè che in concorso è stata procurata la morte di una persona. È stato evocato incautamente Enzo Tortora. A proposito di quella vicenda, in Cassazione il giudice Michele Morello che assolse il conduttore tv disse queste parole: “fare pressione su questa corte è da stolti ma noi pressioni non ne abbiamo ricevuto”».

La replica del pm Primicerio

Dopo D’Alessio, il pm Luca Primicerio ha puntualizzato alcuni dettagli richiamati ieri dall’avvocato Angelo Pugliese: «Pugliese ha detto che la email del 12-4-2017 (in cui Anselmo e Facciolla comunicano, ndr) non è agli atti. Si sbaglia, l’originale è stato prodotto dalla procura». Sulla telefonata ricevuta da Bergamini in camera al Motel Agip, il pm ha ricordato che Michele Padovano «ha comunicato che quella telefonata è avvenuta nelle ore successive alla morte di Denis sia a Donata che ai compagni di squadra. Non è importante che non ci sia traccia nelle sit, Padovano ha rivelato di averlo detto al procuratore Abbate ma lo stesso Abbate lo trattenne per poco tempo senza rilevare quella dichiarazione. In quel tragico 18 novembre – ha prosguito il pm -, nel cambio di turni dei receptionist, c’è stato un buco di 30 minuti, quindi non è stato possibile individuarne uno. Prezioso ha detto di non ricordare di aver passato telefonate in camera mentre Tucci ha ammesso che non gli è mai stata posta la domanda». Sulla retromarcia di Pisano, Primicerio ha chiarito che «non ha nessuna rilevanza. I periti hanno confermato che Denis prima di essere messo sull’asfalto era già stato asfissiato. Poi nessuno – ha continuato – ha mai trovato DNA sotto le unghie». Primicerio ha affermato che non esiste alcuna incompatibilità sulla telefonata fatta da Bergamini a Roberta Alleati da casa di Mirabelli.

Anselmo: «Nessun complotto, Padovano onesto»

«Quando si parla di complotto – ha evidenziato il legale della famiglia Bergamini Fabio Anselmo – bisognerebbe stare attenti. Se nel 1989 ci fossero stati a Castrovillari questi magistrati, oggi non saremmo qui. Sono dovuto andare a farmi visitare dall’otorino – ha detto con sarcasmo – perché dopo la discussione di ieri di Pugliese sono diventato sordo». Anselmo ha paragonato il processo Bergamini al caso Aldrovandi, che lui stesso ha seguito, citando la sentenza della Cassazione del 2012. «Il giudice – ha sottolineato – in quella circostanza ha voluto sentire il consulente Pieri che avevo trovato io, che male c’è?». Il legale ha allontanato la tesi relativa alla depressione di Bergamini, mentre sulla polizza assicurativa e sull’eventuale risarcimento milionario in caso di condanna di Isabella Internò, ha affermato che «la polizza è decaduta perché non è stata rinnovata dalla famiglia Bergamini». Sull’Hiv: «Avato, che si autodefinisce massimo esperto della materia, dice che non c’era nulla che potesse lasciar supporre non solo la malattia ma anche l’infezione nel corpo di Denis». Anselmo ha anche difeso Michele Padovano, attaccato ieri da Pugliese. «Chiunque parla di Padovano deve sciacquarsi la bocca – ha detto il legale – Padovano è una persona onesta, vittima di una architettura calunniosa che lo indica come il responsabile del suicidio di Bergamini». «Sono 20 anni che faccio Corte d’Assise – ha concluso Anselmo – e non ho mai sentito un avvocato (Pugliese, ndr) rivolgersi ai giudici con un “poi ci vedremo”. Non ho capito il senso di questo riferimento, mi suona male. Se Isabella Internò è innocente lo deciderete voi, ciò che è certo è che Denis Bergamini non si è suicidato, ma è stato ucciso».

Cribari: «Prova scientifica non certa»

Degli avvocati della difesa ha parlato soltanto Rossana Cribari. La legale ha ripercorso brevemente la sua discussione dello scorso 26 settembre. «La ricostruzione della dinamica dell’omicidio non è mai stata fatta – ha insistito -. Se Bergamini è stato ucciso dovete dirmi quali sono le fasi esecutive dell’omicidio e in sentenza voglio sapere come è stato ammazzato. Dovrete spiegarmi come il suo corpo è stato portato nella zona in cui è stato trovato. Abbiamo testimoni come Rinaldi e Napoli che ci dicono che lì non c’era nessuno e che Bergamini camminava in mezzo alla strada. Io – ha rivelato Cribari – non ci sto dormendo la notte su questo caso, perché non capisco come si possa basare una sentenza su una prova scientifica non certa». (f.veltri@corrierecal.it)

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