COSENZA «A differenza di altre zone della Calabria ad alto tasso di ludopatia, nel mio comune credo si dilapidi nel gioco d’azzardo molto di quanto si guadagna nella stagione estiva, ma poi i soldi finiscono e ci si rivolge agli usurai»: così Antonino De Lorenzo, sindaco di Praia a Mare, commenta il 13° posto su scala nazionale e 2° regionale del Comune da lui amministrato tra i “piccoli” centri – da 2mila a 10mila abitanti – nella classifica stilata da Federconsumatori: il report segnala a Praia una spesa annua in giochi d’azzardo online pari a oltre 7.500 euro, in crescita dell’81,6% nel 2023 rispetto all’anno precedente.
«Non credo – dice De Lorenzo al Corriere della Calabria – che a Praia si verifichi quello che il parroco D’Alessandro segnalava per il Vibonese (leggi l’intervista), qui in estate girano tanti soldi e i redditi sono dichiarati, non c’è economia malata ma potrebbe verificarsi il meccanismo inverso: che con dei soldi puliti e frutto di attività lecite si alimenti prima una dipendenza come la ludopatia e poi la criminalità con il ricorso agli usurai. Finiti i soldi rimane il vizio… è questo a farmi paura, oltre al fatto di vedere persone che non riescono a dare il giusto valore al denaro».
Anche per questo, il sindaco della località turistica dell’alto Tirreno cosentino ha rinnovato l’allarme anzi «l’allerta», come dice, ai parroci della sua comunità, a conferma di «un bisogno di lavorare tutti insieme, istituzioni, chiesa, associazioni e forze dell’ordine, a difesa soprattutto delle giovani generazioni: la disoccupazione giovanile e la ludopatia sono due fenomeni che insieme non possono stare, è chiaro che ci sia una stortura».
«Certo – aggiunge – vedendo questo ultimo report sono rimasto sorpreso fino a un certo punto: Praia a Mare e come il resto del mondo». Notazione condivisibile se si pensa alla globalizzazione sospinta dal web, eppure l’incidenza della ludopatia nei piccoli borghi colpisce.
«Non mi scandalizzo leggendo quei numeri pure allarmanti – afferma De Lorenzo – ma allo stesso tempo penso che si debbano capire le cause e prendere subito dei provvedimenti. Le amministrazioni devono creare e favorire la nascita di presìdi aggreganti. Noi ci siamo, l’anno scorso abbiamo aperto in una parrocchia un centro anti-racket e anti-usura e un centro per le dipendenze nella vicina Tortora. Io penso che si debba andare alla ricerca delle cause del fenomeno, lo ripeto, per questo promuovo dei focus con chi per il suo ruolo, attività ed esperienza può saperne più di me. Un sindaco deve saper fare anche questo: ascoltare il suo territorio». (e.furia@corrierecal.it)
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