ROMA I rapporti tra tifoserie di calcio e crimine organizzato, una commistione di interessi tra ultras e malaffare finita sotto la lente degli investigatori da diverso tempo e che a Milano ha portato all’arresto di 19 persone, ma diventata ancora più allarmante dopo l’omicidio di Antonio Bellocco, rampollo dell’omonimo clan di ‘ndrangheta di Rosarno, ucciso il 4 settembre a Cernusco sul Naviglio dal capo ultra Andrea Beretta. Un tema approfondito dal giornalista Andrea Giambartolomei nell’ultimo numero de Lavialibera, presentato nel corso di un incontro organizzato da Libera a Roma presso il Circolo Arci Sparwasser. Un’inchiesta che prende il via da fatti ed evidenze investigative emersi in precedenza, ma che analizza dettagliatamente i fatti di cronaca delle ultime settimane.
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«Abbiamo fatto un focus sulla situazione milanese, che poi da quanto emerso ha rivelato una pesante infiltrazione della ‘ndrangheta nella tifoseria dell’Inter, e facciamo un excursus storico con alcune indagini precedenti a partire da quanto emerso a Torino nel 2016 con l’inchiesta “Alto Piemonte” che ha permesso di capire gli interessi della ‘ndrangheta stabilita in Piemonte negli affari illeciti che ruotano intorno alla curva della Juventus», spiega al Corriere della Calabria Giambartolomei.
Sono molteplici gli interessi criminali che ruotano intorno allo stadio. «Lì a Torino erano legati soprattutto al bagarinaggio, quindi alla rivendita dei biglietti a prezzi più elevati. Le indagini recenti a Milano hanno poi rivelato altri tipi di interessi, ad esempio la gestione dei parcheggi: gli uomini della ‘ndrangheta trapiantati in Lombardia pare fossero interessati non solo ai parcheggi di San Siro ma anche a quelli di altre città, parlavano di gestire parcheggi a Torino, a Roma. Poi ci sono altri tipi di affari non legati direttamente alla ‘ndrangheta ma ad attività criminali delle curve e degli ultras: ad esempio il racket sui rivenditori di di bevande, il pizzo dei venditori di magliette e sciarpe fuori dagli stadi». Interessi che sembrano non avere limiti. «Gli interessi illeciti della criminalità organizzata nel nord Italia hanno riguardato anche le squadre più piccole, ad esempio alcuni anni fa si è scoperto che la squadra di Asti era stata infiltrata da uomini della Camorra di Asti che volevano gestire il bar dello stadio per permettere ad alcuni boss di ottenere l’affidamento in prova grazie al lavoro che avrebbero tenuto nel bar dello stadio».
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Centrale nell’inchiesta che ha colpito il mondo degli ultras a Milano è la figura di Antonio Bellocco. «L’omicidio Bellocco – spiega Giambartolomei – è uno sviluppo di quanto stava accadendo e su cui gli investigatori avevano già acceso i riflettori. Dopo l’uscita dal carcere di Vittorio Boiocchi, capo ultrà dell’Inter, si stava riassestando tutto il direttivo della curva, non soltanto gli uomini ma anche gli affari e i guadagni che ruotano intorno alla curva. In questo riassestamento si è inserito anche Antonio Bellocco, che trasferito da pochi anni a Milano ha cercato e ottenuto tramite le amicizie con i capi ultrà dell’Inter la possibilità di entrare a far parte del giro che conta e quindi di spartirsi i ricavi che finivano in Calabria, venivano contati in Calabria e se qualcosa non tornava Bellocco lo faceva notare». (m.ripolo@corrierecal.it)
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