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le rotte della coca

Da Gioia Tauro a Trieste, «l’imbroglio» ai narcos colombiani e il sequestro record di cocaina

Un “gancio” infiltrato riesce ad eludere i sospetti dei potenti signori della droga, la colossale “truffa” è senza precedenti

Pubblicato il: 01/11/2024 – 10:35
di Fabio Benincasa
Da Gioia Tauro a Trieste, «l’imbroglio» ai narcos colombiani e il sequestro record di cocaina

GIOIA TAURO L’inseguimento di un furgone, all’interno un carico di cocaina. Non è l’inizio di un film poliziesco, ma la scena che svela una nuova rotta mondiale della droga. Non siamo a Gioia Tauro ma a Trieste, dove il porto sarebbe diventato snodo cruciale di carichi di polvere bianca, da ovest in arrivo dalla Colombia, da est dall’Afghanistan. In due anni – osserva Repubblica – «sono stati sequestrati a Trieste e nei porti dell’alto Adriatico oltre 6 tonnellate di droga proprio quando diminuiscono i sequestri nel porto storicamente riferimento per le spedizioni colombiane gestite dalla ‘ndrangheta, Gioia Tauro». Sul traffico nel Mediterraneo vegliano i vertici dei cartelli colombiani, come Jobani Avila detto “Chiquito Malo”, considerato il successore naturale di Pablo Escobar e a capo del più grande clan della droga in Sud America, quello del Golfo. Per intenderci, tra i broker che hanno lavorato in passato con il Clan del Golfo figurano anche i calabresi Rocco Morabito alias “U Tamunga” e Bartolo Bruzzaniti.
Il cambio di rotta della coca ha imposto alle forze dell’ordine un aggiornamento costante delle tecniche di monitoraggio e investigazione, un’azione necessaria a comprendere il modus operandi dei trafficanti, i loro punti deboli.

L’agente sotto copertura e i «due calabresi»

Un agente sotto copertura viene contattato da un delegato colombiano del clan di Cana, come riporta Repubblica, l’informazione riferita è preziosa: «Verranno due calabresi». Per chi indaga, uno di loro è uomo legato alla cosca Ursini-Macri operante a Gioiosa Jonica. Si parla di un carico di oltre 80 chili che i due “emissari” reggini stipano in un furgone prima di partire alla volta di Bologna. «I corrieri vengono mandati a Trieste da chi ha già acquistato la cocaina trattando con i colombiani e pagandoli in anticipo (…) il pagamento per il trasporto e lo stoccaggio viene saldato con cifre fino a 100 mila euro». Intanto a Trieste, qualcosa accade. E’ il 2021 e chi indaga intercetta la presenza in città di Abel Ramon Castano Castano, un colombiano in giacca e camicia, ritenuto vicino a “Chiquito Malo“. Il sudamericano incontra un agente sotto copertura, che interpreta il ruolo di responsabile di una società che si occupa di movimentazione merci. «Dalla Colombia gli hanno detto che è lui il gancio per costruire la nuova rotta della cocaina dal Sud America verso l’Europa». Castano Castano non ha tempo e modo di approfondire sulla figura del presunto imprenditore, deve necessariamente fidarsi per portare a termine l’affare. L’emissario sudamericano non sa dell’indagine in corso avviata in collaborazione tra la polizia colombiana e la Guardia di finanza triestina. L’inchiesta porterà nel mese di giugno del 2022 al sequestro record di oltre 4 tonnellate di cocaina, un carico che certificherà la nascita di una nuova rotta del narcotraffico.
La Procura di Trieste con il coordinamento del pm Federico Frezza è riuscita a infiltrare tre investigatori della Guardia di finanza e arrestare 38 trafficanti di livello internazionale: tra questi anche calabresi collegati alla ‘ndrangheta, operativi al nord e centro Italia ed ovviamente in Calabria. I narcos cascano nella rete degli esperti investigatori, il “gancio” infiltrato riesce ad eludere i sospetti dei potenti narcos, la colossale “truffa” ai potenti signori della droga è senza precedenti. (f.benincasa@corrierecal.it)

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