COSENZA A poco più di un mese dalla sentenza di primo grado del processo sulla morte di Denis Bergamini (è stata condannata a 16 anni l’ex fidanzata Isabella Internò per omicidio volontario in concorso con ignoti), esce nelle sale cinematografiche il cortometraggio-documentario “Denis – 18.11.89” del regista cosentino Francesco Gallo. La prima proiezione ufficiale avrà luogo mercoledì 20 novembre al Cinema Citrigno di Cosenza. Si tratta di un evento speciale per i 35 anni dalla scomparsa dell’ex calciatore rossoblù, avvenuta il 18 novembre 1989 a Roseto Capo Spulico. La proiezione si inserisce nella Sezione Off dedicata alle opere fuori concorso del festival “La Primavera del cinema italiano”.
Oltre al regista e agli attori che hanno preso parte alla produzione, il 20 novembre saranno presenti in sala anche alcuni ex compagni di squadra di Bergamini nei suoi anni a Cosenza. L’ingresso avrà un costo simbolico di 5 euro e parte del ricavato sarà devoluto all’associazione di beneficenza “La Terra di Piero”.
Francesco Gallo, regista e scrittore cosentino che nel recente passato ha ottenuto numerosi riconoscimenti nazionali e internazionali come il premio per il miglior lavoro nella categoria “Miglior film sportivo” al Cannes World Film Festival con il documentario “Le dee di Olimpia”, il premio per il miglior documentario al Los Angeles Cinematography Awards con “Negri-Sport in the U.S.A” e poi con “Sportiva” il premio della critica-Bruno Breneck alla finale del Campionato Mondiale del Cinema, della Televisione e della Cultura sportiva, al Corriere della Calabria racconta questo suo nuovo lavoro su un tema da sempre molto sentito nella sua città di origine.
Francesco com’è nato questo progetto?
«Il progetto ha avuto inizio nel 2018. Raccontare il più controverso giallo nella storia del calcio italiano non era facile, soprattutto farlo con un cortometraggio. Bisognava decidere e scegliere solo una piccola porzione di tutta la vicenda. Dopo diverse stesure di soggetti e trattamenti, nel dicembre del 2019 abbiamo realizzato una lunga intervista a Donata Bergamini e da lì è nata l’idea di raccontare l’inizio della sua lunga odissea. Ovverosia le 24 ore successive all’omicidio di Denis: il suo estenuante e drammatico viaggio in macchina da Argenta fino in Calabria».
Il lavoro dev’essere stato molto lungo?
«Il cortometraggio-documentario, benché sia solo di 15 minuti, ha richiesto tre anni di lavoro. Prima la lunga ricerca dell’idea giusta, poi ci ha fermati per due volte la pandemia e infine l’inizio dell’infinito processo. A quanto pare, è nel destino del caso Bergamini affrontare lungaggini di qualsiasi genere».
Ci anticipi chi fa parte del cast?
«L’attrice emiliana Chiara Gatti veste i panni di Donata. Guglielmo Favilla è il suo ex marito, mentre il cosentino Carmelo Giordano è Domizio Bergamini. Poi abbiamo pescato ancora in casa con gli attori Antonio Filippelli e Francesco Scornaienghi, che recitano nei ruoli principali. Senza dimenticare, ovviamente, una troupe davvero insostituibile costruita con diverse professionalità che sono arrivate da tutta Italia»
Il film esce poco più di un mese dopo la sentenza di primo grado del processo. Una scelta voluta?
«Sì, prima di farlo uscire abbiamo voluto aspettare l’esito della sentenza di primo grado. La proiezione a Cosenza ci sarà in occasione del 35esimo anniversario dalla scomparsa di Denis. Come la maggior parte dei cosentini, e non solo, mi sono appassionato al caso Bergamini sin da ragazzino, quando frequentavo per le prime volte la curva dello stadio San Vito. Almeno fino a vent’anni fa, il suo delitto si era nascosto in un luogo paradossale della memoria collettiva, perché non esiste a Cosenza altro argomento in grado di suscitare ancora oggi polemiche tanto laceranti. E questo evento così drammatico, fino a oggi, ha rappresentato un grande rimosso nazionale. Da 35 anni quel corpo disteso lungo lo sconcio asfalto, trasformatosi nella bara di Denis e nel suo indegno sepolcro, gridava giustizia. Finalmente, dopo la sentenza di primo grado del 1 ottobre, pare che siamo sulla strada giusta». (f.veltri@corrierecal.it)
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