Un disclaimer necessario prima di scrivere di una capitale regionale della cultura in Calabria. Sono stata il direttore generale della candidatura di Diamante a Capitale italiana della cultura 2024. La città della costa tirrenica calabrese, sindaco Ernesto Magorno, decise di partecipare al bando concepito dall’ex ministro della Cultura Dario Franceschini all’indomani della grande festa per Matera2019 capitale europea della cultura. Per non far torto a nessuno, fu concepito, allora, un premio di consolazione per le altre città italiane concorrenti e sconfitte. Nacque così l’idea di una capitale italiana della cultura, titolo che si rinnova ogni anno, con la proclamazione ovviamente anticipata per consentire l’attuazione del dossier, cioè del programma scelto dalla giuria ministeriale. Diamante, com’è noto, non ce la fece. E non ce l’hanno fatta molte altre città, anche piccoli paesi che si sono messi in gioco.
All’indomani della sconfitta ragionammo sull’equità del bando che metteva in competizione, allo stesso modo, metropoli e borghi.
Non che la creatività di un paese possa essere di minor valore rispetto a quella di una megalapoli, anzi.
Ma uno dei punti chiave del bando per la capitale italiana della cultura sono le risorse, i partner istituzionali e imprenditoriali capaci di scommettere sull’impresa culturale. Come scalare una montagna per le piccole e medie città, spesso lontane da circuiti produttivi e relazionali. Di solito si bussa alle regioni di riferimento che si trovano anche nell’imbarazzo di dover sostenere più paesi dello stesso territorio. Venne fuori così l’idea di seguire l’esempio di alcune regioni del Nord che si avviavano a valorizzare le ”sconfitte” di casa che avevano partecipato al bando di capitale italiana della cultura per non disperdere lo sforzo di programmazione che era stato fatto, l’entusiasmo che aveva messo insieme le persone, la possibilità di attuare il dossier che era stato scritto. Ci vuole costanza nel sostenere le idee. Non ne avemmo a sufficienza, in quella circostanza.
Però a volte i semi fioriscono a distanza di tempo. Ed è così che va vista la proposta che viene oggi proprio dallo stesso distretto territoriale di cui fa parte Diamante, dalla vicina Belvedere, dove Raffaella Sansoni, assessore alla cultura, ha rispolverato l’idea di un ”girone” regionale di candidature che può mettere in moto una sana competizione non già sulla bellezza e sul patrimonio monumentale. Pensate che Matera di monumenti non ne ha neppure uno.
Ha “soltanto” le sue povere ex case, i Sassi, che sono diventate negli anni un esempio di rigenerazione urbana (oggi in verità arrivata a un altro eccesso). Dunque non una competizione su chi ha più monumenti o opere d’arte ma su chi è più capace di trovare modelli e proporre sperimentazioni per trovare una soluzione ai problemi del pianeta, che sono quelli di tutti, a cominciate dai grandi temi dell’ambiente, dell’immigrazione, dei diritti, dell’overtourism.
Credo che la proposta debba essere sostenuta e condivisa, sollecitando una legge regionale ad hoc. È il tempo della Calabria, giusto?
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