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Vittime di omicidio in Italia, ecco i territori più a rischio

Il report di Istat. Calabria tra le regioni più colpite

Pubblicato il: 20/11/2024 – 16:21
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Vittime di omicidio in Italia, ecco i territori più a rischio

ROMA In Italia i profili di rischio per età hanno andamenti opposti secondo il genere di appartenenza: nel caso dei maschi vengono uccisi i giovani con un profilo di rischio crescente fino alla classe di età tra i 25 e i 34 anni (1,63 per 100mila abitanti) per poi decrescere. È pari a 0,84 per 100mila tra i 18 e i 24 anni, 0,91 per i 35-44enni e 0,97 per i 45-54enni. E’ quanto emerge da report di Istat “Le vittime di omicidio anno 2023”. «Sono 18 gli uomini uccisi nel contesto della criminalità organizzata e di questi il 44,4% aveva meno di 34 anni. La partecipazione in organizzazioni criminali non gioca un ruolo specifico rispetto alle altre fasce di età – si osserva nel report – Il movente per cui due terzi dei giovani adulti (dai 25 ai 34 anni) è rimasta uccisa nel 2023 è riconducibile a una lite (66,7%) o rimane imprecisato pur essendo stato scoperto l’autore (11,9%)». «Per le donne invece il rischio di restare vittima di omicidio cresce con l’età e raggiunge il suo picco nella classe delle molto anziane (0,67 omicidi per ogni 100mila donne con più di 84 anni), soprattutto per mano di partner o familiari – continua – Questi ultimi motivano l’omicidio spesso con l’idea di mettere fine alla sofferenza della donna, o con segnali di squilibrio psicologico, nel caso delle donne più anziane questi aspetti rappresentano più della metà dei casi di omicidio (55,5%)».
«Il contesto in cui avvengono gli omicidi di donne è prevalentemente quello familiare/affettivo (81% circa) senza differenze significative per età», prosegue il report. «La popolazione straniera ha profili di rischio per età differenti da quella italiana, soprattutto per le vittime di sesso femminile, per le quali manca il picco di donne uccise tra le anziane, vista anche l’esigua numerosità della popolazione straniera nelle fasce di età sopra i 75 anni, tra le quali non si rilevano vittime così come tra i bambini tra zero e 13 anni – conclude – Le donne straniere sono uccise perlopiù in ambito familiare (14 su 16 casi) e più frequentemente nella fascia di età tra 25 e 34 anni (5 vittime nel 2023). Nel caso maschile la distribuzione per età delle vittime è simile a quella dei maschi italiani con un picco tra i 25 e i 34 anni ma con tassi di vittimizzazione più alti che si riducono progressivamente nelle classi di età successive fino ad annullarsi dopo i 75 anni». 

Le regioni più a rischio

Sono Nuoro per gli uomini ed Enna per le donne le province più ad alto rischio. «Nel 2023, la geografia della concentrazione territoriale degli omicidi appare estremamente diversa, nel caso degli uomini le prime tre regioni sono la Sardegna, la Calabria e la Liguria, nel caso delle donne l’Abruzzo, il Trentino Alto Adige con le Province Autonome di Trento e Bolzano/Bozen e l’Umbria – si sottolinea nel report – Da notare che, nel caso degli omicidi femminili, la Sardegna, che ha il primato delle vittime maschili di omicidio, è invece in fondo alla graduatoria delle regioni in cui è presente il fenomeno. Per analizzare meglio queste diversità si è scelto di analizzare per la prima volta il dettaglio provinciale che consente di analizzare con più precisione il ruolo di traino di alcune aree, all’interno degli spazi regionali». «Dato che la scala di osservazione territoriale più ravvicinata potrebbe amplificare i problemi connessi alla instabilità del fenomeno, per minimizzare questo effetto sono stati usati i dati medi del primo (2012-14) e dell’ultimo (2021-23) triennio che la fonte “Sistema di Indagine” (Sdi) del Ministero dell’Interno mette a disposizione. Le classi di intervallo sono state calcolate sulla distribuzione triennale del 2013 e lasciate fisse in modo da poter apprezzare la distribuzione territoriale del decremento – prosegue Istat – Per gli uomini, nel 2012-2014, la concentrazione territoriale era particolarmente accentuata nella Sardegna orientale e nella Calabria meridionale, oltre che nella provincia di Foggia».
«Le province in cui il fenomeno era assente erano sette (due nel Centro e cinque nel Nord), mentre nel 2021-2023, nonostante la notevole diminuzione del fenomeno, sono diventate sei (tre nel Nord e tre nel Centro). Le uniche province che hanno mantenuto valori così alti da rimanere nello stesso range di quelli di nove anni prima sono Foggia e Nuoro – aggiunge il report – Per tutti gli altri territori vi è stata una diminuzione particolarmente evidente nell’area dell’Appenino centrale e della Pianura padana tra Lombardia ed Emilia, ma la gerarchia dell’appartenenza alle classi non è stata stravolta». «La diminuzione del tasso di omicidi fra le donne nell’ultimo decennio ha avuto invece effetti più importanti sulle manifestazioni territoriali del fenomeno. Nel 2012-2014 erano solo quattro le province in cui non si rivelava il fenomeno (un omicidio in Sardegna, uno al Centro e due al Nord), mentre sono ben 14 nel 2021-2023 (sei al Mezzogiorno, sette al Nord e uno al Centro) – si aggiunge nel report – La massima densità del fenomeno nel triennio 2012-2014 si riscontrava nella provincia di Siracusa, circondata da valori regionali mediamente alti, nella provincia di Avellino, di Piacenza e di Vercelli, che presenta i valori più elevati dell’intera area del Piemonte Orientale». «La densità del fenomeno più alta è riscontrabile anche nella ripartizione centrale in un’area che va dalla costa tirrenica a quella adriatica passando per l’Appennino – conclude il report – Delle precedenti aree di densità, nel triennio 2021-2023 non è rimasto molto. Sono solo due le aree che confermano e superano i livelli del 2012-2014: una è la provincia di Enna che si avvicina ai valori alti di quella di Catania, in una regione in cui però diminuisce notevolmente la densità del fenomeno, l’altra quella di Chieti, circondata però da un’area in cui il fenomeno è completamente assente».

Non è la paura degli omicidi a rendere più insicuri i cittadini

«La paura del crimine può essere misurata utilizzando l’indagine sulla “Sicurezza dei cittadini”, condotta dall’Istat nel 2022-2023, che interroga gli intervistati sulla percezione di sicurezza personale camminando da soli al buio – continua il report – Se si confronta il dato regionale di chi risponde “poco” o “per nulla” a questa domanda con il tasso di omicidio regionale del periodo corrispondente (gli anni 2022-2023) si ha una blanda relazione positiva, che non risulta però in un’associazione significativa tra i due fenomeni». «La relazione è, infatti, quasi interamente riconducibile ai valori di Campania e Puglia, due regioni in cui la percentuale di persone che provano paura è rispettivamente del 15,9% e 13,5% (il valore nazionale è del 12%), e il tasso medio di omicidi sulla popolazione è 0,80 e 0,70 (il valore Italia media 2022-2023 è 0,56) – si osserva nel report – La Campania e la Puglia sono due regioni che hanno d’altronde come capoluogo regionale due importanti e popolose città, caratterizzate da maggiore insicurezza e tassi di delittuosità più alti della media, in reati in cui la relazione col senso di paura percepito è molto più stretta (come lo scippo)». «La geografia della percezione di insicurezza vede infatti i valori più alti in quattro regioni molto urbanizzate (Piemonte, Campania, Lombardia e Puglia). Tuttavia, ci sono anche molte regioni che disconfermano questa relazione come la Calabria e la Sardegna (le regioni con i tassi di omicidi più alti ma alta percezione della sicurezza) o la Lombardia con bassi tassi di omicidi e livelli elevati di sentimenti di paura», emerge dai dati.

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