VIBO VALENTIA Un nuovo processo per l’ex presidente della Camera di commercio di Vibo e suo fratello. Lo ha stabilito la Corte di cassazione nei confronti di Antonio e Luca Catania, accusati di tentata libertà degli incanti e tentata estorsione, reati per cui sono stati condannati in primo grado a 2 anni e 6 mesi. In secondo grado questi erano andati prescritti data la caduta dell’aggravante mafiosa. In particolare, secondo l’accusa, i due fratelli avrebbero minacciato i coniugi Anita Montorro e Vincenzo Antonio Marzano «affinché desistessero dalla ad un’asta pubblica per l’aggiudicazione di due immobili nell’ambito di una procedura esecutiva a carico degli imputati». Per la Cassazione, però, si può ritenere fondata l’aggravante mafiosa e, di conseguenza, va rifatto un nuovo processo.
Per gli ermellini, che hanno accolto il ricorso del procuratore di Catanzaro, regge l’aggravante mafiosa, dal momento che una minacciata estorsione «può essere anche implicita o addirittura silente ed è permeata da metodo mafioso quando il tenore della minaccia, calata in un determinato contesto ambientale, faccia implicitamente evocare che essa non sia frutto di una azione isolata del singolo artefice, ma si inserisca o alluda ad un contesto criminale di tipo organizzato». La stessa Corte d’appello aveva riconosciuto che, nel caso di Antonio e Luca Catania, questi «avevano apertamente evocato alle vittima la presenza della mafia dietro ai loro comportamenti», pur ritenendo questo un riferimento generico. In disaccordo, la Cassazione aggiunge che l’autore dell’estorsione «non occorre che appartenga o sia legato alla criminalità organizzata» per integrare l’aggravante. Per questi motivi, gli ermellini hanno disposto un nuovo giudizio. (redazione@corrierecal.it)
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