REGGIO CALABRIA Una storia che sembra uscita da un romanzo o da un film d’azione. Eppure, poco più di un paio di anni fa, è accaduto davvero nelle campagne di Gallico, periferia nord di Reggio Calabria. Gli ingredienti ci sono tutti: il carico di cocaina da consegnare, i soldi sottratti in una presunta rapina e ancora il sequestro di persona con tanto di dita mozzate e la minaccia di diventare cibo per i maiali. L’episodio tanto inquietante quanto significativo è riemerso nel corso dell’attività d’indagine della Squadra Mobile di Palermo, quella che avrebbero permesso di ricostruire un’organizzazione stabile in grado di acquistare ingenti quantità di stupefacenti “all’ingrosso” da trafficanti calabresi, con tanto di 25 arresti eseguiti.
Ma le indagini della Dda di Palermo sono state arricchite anche di due fascicoli tra loro connessi, iscritti rispettivamente alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Termini Imerese e quello della Dda di Reggio Calabria. Incluso l’evento piuttosto cruento emerso in fase investigativa grazie alle acquisizioni dell’informativa della Polizia di Stato e che «ha dato la misura della gravità della vicenda e degli ingenti interessi economici coinvolti», scrive il gip nell’ordinanza. Il protagonista è Pasquale Cianella (cl. ’50), calabrese considerato il corriere della droga e deputato al trasporto della coca fino a Palermo, finito lui agli arresti domiciliari.
È la mattina del 1° giugno del 2022 quando l’uomo si presenta alla Stazione dei Carabinieri di Villabate per denunciare di essere stato vittima di una rapina e di un sequestro di persona ad opera di tre soggetti, due dei quali armati di pistola. L’uomo aveva spiegato ai Carabinieri che, provenendo da Reggio Calabria alla guida del suo Fiat Ducato, «era diretto a Palermo per trovare un amico africano del quale non conosceva il nome, era stato bloccato da un’autovettura con a bordo tre uomini che armati, gli chiedevano soldi e lo costringevano a salire a bordo di quel veicolo. I rapinatori si impossessavano quindi del furgone e di 500 euro in contanti, oltre che di documenti e di uno smartphone». Qualche giorno dopo agenti del Commissariato di Bagheria, nei pressi del comune di Misilmeri, aveva trovato il Ducato completamente distrutto dalle fiamme. Le attività investigative, però, avevano fatto emergere moltissime perplessità sulla veridicità del racconto di Cianella.
La prima svolta arriva qualche settimana dopo con un provvedimento di fermo emesso a carico di due calabresi, tra cui Domenico Mariano Corso (cl. ’87). Ma non solo. Tra i destinatari della misura, infatti, c’era anche Manuel Monorchio (cl. ’96), sfuggito alla cattura rendendosi irreperibile, per poi costituirsi il 16 luglio. Arresto che si lega ad un’altra denuncia presentata ancora dal presunto corriere della droga Cianella. Già perché l’uomo il 12 luglio, dopo avere denunciato a Palermo la fantomatica rapina, racconta di essere stato vittima di «un violento sequestro di persona ed in quella occasione gli era stata amputata la falange di un dito», come riporta il gip nell’ordinanza. Ed è lui stesso a raccontarne i contorni agli agenti.
Cianella, dunque, ha spiegato di essersi incontrato con Rocco Chirico l’11 luglio 2022 e, salito a bordo della sua una Fiat Panda, era stato inaspettatamente condotto in un fondo agricolo a Gallico dove ad attenderli c’erano proprio Monorchio e Corso. Le intenzioni dei due reggini erano chiare: capire che fine avessero fatto i 180mila euro che Cianella avrebbe dovuto portare a Reggio Calabria dopo la cessione della cocaina ai clienti di Palermo. Il corriere ha raccontato di essere stato quindi sequestrato, minacciato di morte e anche di finire in pasto ai maiali e, a fronte dei suoi dinieghi, «sarebbe stato legato mani e piedi con fascette di plastica e nastro adesivo», poi legato ad una catena, imbavagliato e messo faccia a terra in una stalla. Il corriere avrebbe continuato a negare le accuse e così i rapitori, con un’accetta, gli amputano la falangetta del mignolo della mano sinistra.
Solo approfittando dell’assenza momentanea dei due sequestratori Cianella – sempre secondo il racconto fornito agli inquirenti – sarebbe riuscito a liberarsi la bocca gridando e chiedendo aiuto poi ottenuto da una donna che, sentite le urla, avrebbe contattato le forze dell’ordine. (g.curcio@corrierecal.it)
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