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L’ANALISI

No, il dibattito no! Bocciata la Città unica, adesso ci aspetta la filastrocca sull’Unione dei Comuni

Per anni se ne continuerà a parlare, ma il rischio è che nei (dis)servizi di Cosenza, Rende e Castrolibero non cambi nulla nel breve termine

Pubblicato il: 06/12/2024 – 11:31
di Eugenio Furia
No, il dibattito no! Bocciata la Città unica, adesso ci aspetta la filastrocca sull’Unione dei Comuni

COSENZA È un po’ come quando, passate le elezioni, hanno vinto tutti: anche chi ha perso; schema che, traslato al referendum su Cosenza città unica, sta assumendo la formula del «noi lo avevamo detto, che era sbagliato il metodo».
E allora da domenica sera, a sezioni appena chiuse uno spettro è tornato ad aggirarsi nell’area urbana cosentina: l’Unione dei Comuni – semplificando si traduce con armonizzazione dei servizi ma autonomia dei municipi – che è stata, peraltro, già sperimentata un quarto di secolo fa dagli allora sindaci Mancini e Principe. Sandro sembra il vero e unico vincitore di questa consultazione referendaria (il più scontato plebiscito di Orlandino Greco a Castrolibero è numericamente meno impattante visti i numeri della sua comunità ben più esigui di quelli rendesi): non più tardi di due mesi e mezzo fa, lo stesso Principe intervistato dal Corriere della Calabria aveva rivendicato la primazia di quella formula amministrativa, segnalando come (era il 20 settembre) «non esiste allo stato un progetto esecutivo, il testo del professor Luigino Sergio non lo è: non disegna un piano sulla gestione del servizio idrico, dei rifiuti, dei trasporti, non parla del Psc unico. È una folle fusione a freddo». Alla domanda Lei a quale alternativa possibile pensa? la risposta era stata netta: «A una Unione dei Comuni da sperimentare dal punto di vista amministrativo in modo da correggere eventuali errori di previsione per poi presentare un consuntivo ai cittadini e chiamarli a un voto consapevole e non al buio come si vuole fare adesso».

Un balzo nel secolo scorso

A spoglio in corso, la formula Unione dei Comuni è tornata ad affacciarsi soprattutto nelle dichiarazioni degli amministratori cosentini di centrosinistra: quando si dice la visione.
Una retromarcia, magari di senso, da collocare nell’ultimo scorcio del secolo scorso: esattamente una anno fa Piero Rende rifletteva su come «Giacomo Mancini, che col Piano Vittorini e con intuizioni come viale Parco aggregò al centro i quartieri popolari senza creare nessuna “Vela” di Scampia, affronterebbe la sfida sulla città unica da par suo, non con metodo impositivo come si cerca di fare oggi. È un fatto, e ci sarà un motivo, al netto di dinamiche più generali, se Cosenza è passata da 102mila a 60mila abitanti mentre esperimenti precedenti come Lamezia Terme e la più recente Corigliano-Rossano rappresentano territori ben più popolosi»; Rende aveva fatto poi notare che l’idea della Città unica non era del tutto inedita se si pensava, appunto, alle Unioni dei Comuni vagheggiate tra fine anni Novanta e inizio Duemila.

La (finta) razionalizzazione del Tpl

Corsi e ricorsi: Bianca Rende nell’ultima seduta consiliare ha frenato gli entusiasmi sulle ricadute dell’Ambito territoriale che nei piani dovrà unificare i trasporti dei tre stessi Comuni che hanno rispedito al mittente la conurbazione anche politica, il capoluogo con la bassa astensione e i due “satelliti” con una ferma contrarietà. All’assessore Damiano Covelli, il quale in aula aveva appena finito di illustrare la proposta di delibera (approvata poi con l’astensione del centrodestra) che ingloba i due regolamenti per la creazione di un ambito territoriale associato dell’area urbana tra i comuni di Cosenza, Rende e Castrolibero per la gestione dei servizi tecnici amministrativi in tema di trasporti pubblici locali («L’Unione dei Comuni a cui pensiamo non può prescindere dai servizi: acqua e rifiuti oltre ai trasporti») la consigliera ha fatto notare due cose, smorzando gli entusiasmi della maggioranza: «La convenzione l’abbiamo votata nel 2022, ci sono voluti due anni per costituire un ufficio… Mentre ne serviranno altri venti per avere davvero servizi efficienti». 

Sandro Principe e quei No da “ricollocare”

Il vero problema, acronimi e filastrocche a parte, è che dai cittadini è arrivato un No netto alla fusione: sia stata colpa di una campagna elettorale centrata sulle tecnicalità da un lato e su presunte identità da difendere dall’altro – anziché sui benefici in termini di efficienza dei servizi e di riduzione delle spese della politica – o di ambiguità e “franchi tiratori” interni a entrambi gli schieramenti pro-fusione – nelle chat e nei crocicchi per strada circolano i nomi dei “rematori contro” – si vedrà in futuro, ammesso che conti qualcosa.
Nei fatti si rimane all’esercizio del potere ognuno nelle proprie mura comunali: Sandro Principe – incassate molte delle preferenze per il No come un voto preventivo sulla sua candidatura a sindaco – potrebbe essere il primo a (ri)mettere la bandierina sul Municipio difeso come la Moneda, dopo le elezioni di primavera oltre-Campagnano.
Poi, certo, il dibattito sull’Unione dei Comuni potrà continuare anche per altri vent’anni in tutti i centri dell’hinterland interessati: parlarne non costerà nulla. (e.furia@corrierecal.it)

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