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«Le mafie hanno un volume d’affari da 40 miliardi di euro anno»

Lo rivelano i dati della Cgia di Mestre. L’industria del crimine sarebbe al quarto posto a livello nazionale

Pubblicato il: 14/12/2024 – 15:04
«Le mafie hanno un volume d’affari da 40 miliardi di euro anno»

Il volume d’affari annuo delle mafie italiane si aggira attorno ai 40 miliardi di euro l’anno; una cifra che vale praticamente due punti di Pil. A calcolarlo è l’Ufficio studi della Cgia di Mestre. Se si effettua una comparazione puramente teorica che, tuttavia, consente di “dimensionare” la portata del fenomeno – sostiene la Cgia -, il fatturato dell’industria del crimine risulta essere ipoteticamente al quarto posto a livello nazionale, dopo quello registrato dall’Eni (93,7 miliardi di euro), dall’Enel (92,9 miliardi) e dal Gestore dei Servizi Energetici (GSE) (55,1 miliardi). Per la Cgia in Italia sono 150mila le imprese nell'”orbita” della criminalità organizzata questo in virtù dei dati in possesso dell’Unità di Informazione Finanziaria (Uif) della Banca d’Italia – struttura che, per legge, riceve ogni anno dagli intermediari finanziari centinaia di migliaia di segnalazioni di operazioni finanziarie sospette – che ha reso possibile mappare il numero delle imprese presenti in Italia che potenzialmente sono contigue a contesti di criminalità organizzata. Oltre alle segnalazioni ricevute, la Uif ha incrociato anche gli scambi informativi acquisiti dalla Direzione Nazionale Antimafia e dall’Autorità giudiziaria. Grazie a questo mix di dati è stato possibile censire almeno 150mila imprese che potrebbero essere potenzialmente controllate o collegate a vario titolo alle organizzazioni criminali di stampo mafioso. 

Le attività illecite

Gli ambiti criminali in cui le mafie fanno business sono numerosissimi. Tra i principali – segnala la Cgia – il narcotraffico, il traffico d’armi, lo smaltimento illegale dei rifiuti, gli appalti pubblici, le scommesse clandestine, il gioco d’azzardo, l’usura, il contrabbando di sigarette e la prostituzione. Tra le attività esercitate da queste consorterie malavitose, le estorsioni sono quelle più remunerative e le vittime di questo reato sono, quasi esclusivamente, imprenditori. Non solo. Nei territori dove il numero di denunce all’Autorità giudiziaria per estorsione/racket – ma anche per reati ambientali, contraffazione, lavoro nero, caporalato, etc. – è molto alto, la probabilità che vi sia una presenza radicata e diffusa di una o più organizzazioni di stampo mafioso è altrettanto elevata. Analizzando la diffusione territoriale delle aziende in “odor di mafia”, la Cgia indica che le attività più a rischio sono quelle presenti nelle grandi aree metropolitane. A Napoli, ad esempio, sarebbero quasi 18.500, a Roma poco più di 16.700 e a Milano sfiorano le 15.650 unità. In queste tre realtà geografiche è concentrato il 34%o circa delle imprese a rischio in tutto il Paese. Seguono Caserta con 5.873 imprese, Brescia con 4.043, Palermo con 4.016, Salerno con 3.862, Bari con 3.358 e Catania con 3.291.

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