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IL CASO

Grave atto di bracconaggio nel Vibonese: abbattuto a fucilate un airone cenerino

Si tratta del centesimo animale recuperato quest’anno dal Wwf mentre la politica fa un regalo di Natale ai cacciatori

Pubblicato il: 29/12/2024 – 13:29
Grave atto di bracconaggio nel Vibonese: abbattuto a fucilate un airone cenerino

ACQUARO «C’è chi gli animali cerca di salvarli, a prezzo di enormi sacrifici personali e rimettendoci di tasca propria e chi, in provincia di Vibo, si diverte a sparare persino agli aironi»: così il WWF Vibo Valentia/Vallata dello Stilaro. Quello rinvenuto ieri sulle sponde del fiume Amello nei pressi di Acquaro, uno splendido airone cenerino, è il centesimo animale selvatico recuperato dal WWF di Vibo Valentia in quest’anno. A dare l’allarme alcuni cittadini del luogo e Valerio Colaci, che ha contattato il responsabile del settore conservazione del WWF Vibonese, Pino Paolillo. Grazie all’impegno di Francesco Scarmozzino, l’airone è stato consegnato al naturalista che ha potuto constatare una grave frattura esposta dell’ala. Da qui la decisione di inoltrarlo subito al Cras di Catanzaro grazie a una staffetta con il Dirigente Regionale della Guardia Agroforestale Salvatore Iozzo. La radiografia eseguita presso la struttura veterinaria del capoluogo ha messo in evidenza la presenza di un pallino da caccia, frutto di un colpo esploso ai danni di una specie protetta e facilmente distinguibile per le grandi dimensioni, insomma un vero e proprio vile atto di bracconaggio.

L’esemplare di airone cenerino abbattuto nel Vibonese

L’attività del Wwf vibonese

L’anno che ha visto il WWF impegnato, come accade ormai da decenni, nel recupero e nella tutela della fauna selvatica, si conclude nel peggiore dei modi, nonostante il centinaio di esemplari di ogni specie salvati nel corso del 2024 a causa di diversi fattori, dalle collisioni con auto, agli avvelenamenti, alla caduta dai nidi, alle ferite da arma da fuoco. Il registro di Paolillo annovera ben 11 Gheppi (dei piccoli falchi), 8 Poiane, 8 allocchi, 3 Civette oltre a barbagianni, gabbiani reali, decine di rondoni, balestrucci, rondini, colombacci, ma anche pipistrelli e tartarughe palustri. Di particolare rilievo il salvataggio di un maestoso esemplare di Biancone (noto come “aquila dei serpenti), recuperato sulla statale 18 lo scorso 17 ottobre e rimesso in libertà l’8 novembre, dopo le cure del CRAS di Catanzaro diretto dalla Dottoressa Debora Giordano.

La legge sulla fauna da tutelare

Ma proprio in questi giorni tutto il mondo ambientalista ha dovuto subire l’ennesimo attacco alla legge sulla tutela della fauna, la n.157 del 1992 e allo stesso articolo 9 della Costituzione che tutela l’ambiente e la biodiversità “nell’interesse delle future generazioni”. L’unico interesse che una certa parte politica intende tutelare sembrerebbe invece quello di una sparuta minoranza di cittadini armati di fucile, se è vero come è vero che il Parlamento ha approvato un emendamento alla legge di Bilancio, presentato da una deputata di FdI , già presidente delle Associazioni Venatorie Italiane, tutto a favore degli stessi cacciatori. L’emendamento prevede ad esempio il dimezzamento dei termini per impugnare davanti al TAR i calendari venatori, e l’impossibilità da parte degli stessi giudici di sospenderle caccia in via cautelare. Non a caso alla Regione Calabria, già sonoramente bocciata in alcuni processi derivati dall’impugnazione del calendario venatorio 2024-25, i cacciatori hanno subito suggerito di sfruttare la nuova legge per emanare una nuova delibera in contrasto con il giudizio del Consiglio di Stato.

«Morire per il divertimento di alcuni»

«Ma cosa c’entri una legge di bilancio con la caccia, ce lo spiega il deputato vibonese Mangialavori, presidente della Commissione, nel dichiarare l’ammissibilità dell’emendamento, dopo che lo stesso – scrive il Wwf vibonese – era stato dichiarato inammissibile nella seduta del 15 novembre scorso per estraneità della materia del bilancio. Secondo l’onorevole vibonese infatti, le modifiche all’articolo 18 della legge 157/92 sono volte a “conferire un quadro di certezza ai calendari venatori e all’attività venatoria”, con conseguenti ricadute economiche, aggiunge Mangialavori, a causa del “gettito derivante dal rilascio delle licenze di caccia” e ai “rilevanti effetti economici diretti e indiretti” della caccia. Detto in parole povere: più licenze di caccia ci sono (e più animali si ammazzano per passatempo) e più soldi circolano.  Alla faccia della tutela della biodiversità sancito dalla Costituzione e del patrimonio indisponibile dello Stato rappresentato dagli animali selvatici. Gli stessi che non possono né votare, né lamentarsi, ma solo morire per il divertimento di alcuni».

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