Santamaria a cinema nei panni di Nicola Calipari
L’attore interpreta il superpoliziotto calabrese morto in Iraq per liberare la giornalista Giuliana Sgrena

È in arrivo a cinema un film su Nicola Calipari, l’alto dirigente del Sismi che sacrificò la propria vita per salvare quella della giornalista Giuliana Sgrena, rapita in Iraq nel 2005. Si intitola “Il Nibbio”, diretto da Alessandro Tonda, e racconta i ventotto giorni precedenti i tragici eventi del 4 marzo di 20 anni fa. Il superpoliziotto calabrese (era nato a Reggio Calabria nl 1953 ed era stato il capo della Squadra Mobile a Cosenza) avrà il volto di Claudio Santamaria, l’attore che ha già dato il suo volto a un altro calabrese illustre, Rino Gaetano. A vent’anni esatti di distanza, “Il Nibbio” porta sul grande schermo il ritratto intimo e toccante di un uomo le cui azioni hanno insegnato il valore della vita umana e della pace. Il cast del film è composto oltre che da Claudio Santamaria ((David di Donatello per il film Lo Chiamavano Jeeg Robot) nei panni di Nicola Calipari, da Sonia Bergamasco ((Nastro d’Argento per La meglio gioventù) nei panni di Giuliana Sgrena e Anna Ferzetti (Le Fate ignoranti, Call My Agent, I peggiori giorni) nei panni di Rosa Maria Villecco, la moglie di Nicola, anche lei calabrese di Cosenza, che sarebbe diventata parlamentare Pd dopo la morte del marito.

La mattina del 4 febbraio di venti anni fa, mentre era al lavoro a Baghdad, Giuliana Sgrena fu rapita da un gruppo che disse di chiamarsi “Organizzazione del jihad islamico”. Giuliana era l’inviata del Manifesto, la notizia arrivò in redazione mentre ancora cercavano di mettersi in contatto con lei, come ogni giorno. Il suo telefono satellitare era muto. Esattamente come è successo con Cecilia Sala. Il sequestro durò un mese. Proprio il giornale della Sgrena riepiloga la vicenda così. Giuliana fu liberata il 4 marzo direttamente da Nicola Calipari, alto dirigente del servizio segreto militare italiano (allora Sismi) che aveva seguito le trattative con i sequestratori e che era andato a Baghdad per riportarla a casa. Calipari fu colpito a morte da un soldato della Guardia nazionale americana quando l’auto sulla quale viaggiava con Giuliana era in vista dell’aeroporto. Giuliana e il dirigente operativo dei servizi Andrea Carpani che guidava l’automobile furono feriti. Una commissione d’inchiesta mista italiana e americana non è giunta a nessuna conclusione sulle responsabilità a causa delle resistenze degli americani. La magistratura italiana ha indagato ma non c’è stato alcun processo perché la Cassazione ha ritenuto che l’Italia non ha giurisdizione in merito.

Il Nibbio arriva al cinema il 6 marzo 2025. Da un soggetto di Davide Cosco, Sandro Petraglia e Lorenzo Bagnatori, sceneggiato da Sandro Petraglia (Bianca, Il portaborse, Il Ladro di Bambini, La meglio gioventù, L’ombra di Caravaggio, Suburra) è stato girato per sette settimane a Roma e in Marocco. Santamaria, per indossare i panni di Calipari, ha raccontato di aver perso 14 chili. Tutto il percorso educativo di Calipari è a Reggio Calabria. Si arruola in polizia nel ’79. Dal 1982 al maggio 1989 ricopre vari incarichi fino a Dirigente della Squadra Mobile prima e Vice Capo di Gabinetto poi della Questura di Cosenza. Dopo oltre 20 anni di servizio in Polizia entra al Sismi nell’agosto 2002. Tre anni dopo la morte. La sua città lo ricordò subito. E infatti il 30 marzo 2005 gli fu dedicato l’auditorium di Palazzo Campanella in Via Portanova. Oggi in 43 comuni italiani c’è una via “Nicola Calipari”• In Calabria a Catanzaro, Cassano, Crotone, Delianuova. A Roma gli sono stati intitolati dei giardini. La vedova di Calipari, Rosa Maria Villecco (cosentina della famiglia Mancini), dal 2006 è stata parlamentare per tre legislature, senatrice e poi deputata. L’ultima volta eletta in Lombardia. I due si conobbero la sera del 4 marzo 1983 a Cosenza (il 4 marzo è lo stesso giorno in cui sarebbe stato ucciso ed è sempre un 4 marzo il giorno di nascita di uno dei figli). Lo racconta lei stessa in un’intervista a Matteo Cosenza: «incontrai a una cena mio marito, che era arrivato a Cosenza nel 1981. Un colpo di fulmine. Non ho desistito. Tra l’altro mio marito era fidanzato ufficialmente e stava per sposarsi, mancavano due mesi al matrimonio. Fece saltare tutto nel giro di quindici giorni. Io comunque partii per la Germania. Ci vedevamo nei weekend a Como». Si sarebbero sposati a Vibo Valentia, a metà strada tra le città delle due famiglie.
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