Brunori a tranci
“I calabresi mettono il loro patriottismo nelle cose più semplici, come la bontà dei loro frutti e dei loro vini. Amore disperato del loro paese, di cui riconoscono la vita cruda, che hanno fuggito…

“I calabresi mettono il loro patriottismo nelle cose più semplici, come la bontà dei loro frutti e dei loro vini. Amore disperato del loro paese, di cui riconoscono la vita cruda, che hanno fuggito, ma che in loro è rimasta allo stato di ricordo e di leggenda dell’infanzia.” Come sempre, Alvaro, ha già analizzato e detto tutto. Infallibile per ogni nostra piega culturale e caratteriale. Ovviamente tutti abbiamo tifato per lui, io, confesso, per paesanismo puro, per come Corrado lo intende, prima ancora di qualsiasi altra considerazione artistica. Il tifo è un tratto comune a tutte le identità, locali o nazionali. La particolarità nostra è che buona parte di noi prova a portarsi a casa un pezzo dell’eroe di turno per farne un uso, e un abuso, personale. L’eroe non c’entra nulla. Chi per una conoscenza, una foto, una parola. Ci si avventa, coltello e forchetta, sul campione nostrano, per strapparne un pezzo da votare a una causa nostra, magari lontanissima dalla causa o sentimento suo. Fatto innocuo se operato da persone normali, che al massimo profittano di un accostamento umano. Fatto nocivo se il feticcio serva a promuovere interessi politici, economici, piccoli e grandi vantaggi per cui si prova ad approfittare. Qualunque impresa compia il campione, l’impresa è sua: si esprime gioia, soddisfazione, si esulta perché è uno dei nostri. Il trofeo però è suo, si installa nella sua bacheca. Ecco, un certo tipo di calabresi, quelli che hanno interessi che trascendono l’empatia, giusta o incontenibile, a ogni giro di un successo calabrese prova a farsi un giro con le coppe altrui, magari di campioni che si è criticato, odiato, che fino all’altro ieri si dicevano brocchi. Ecco, i calabresi, alcuni, provano sempre a collettivizzare le vittorie e a rinnegare i perdenti, un po’ come gli itagliani.