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Brunori a tranci

“I calabresi mettono il loro patriottismo nelle cose più semplici, come la bontà dei loro frutti e dei loro vini. Amore disperato del loro paese, di cui riconoscono la vita cruda, che hanno fuggit…

Pubblicato il: 17/02/2025 – 14:34
di Gioacchino Criaco
Brunori a tranci

“I calabresi mettono il loro patriottismo nelle cose più semplici, come la bontà dei loro frutti e dei loro vini. Amore disperato del loro paese, di cui riconoscono la vita cruda, che hanno fuggito, ma che in loro è rimasta allo stato di ricordo e di leggenda dell’infanzia.” Come sempre, Alvaro, ha già analizzato e detto tutto. Infallibile per ogni nostra piega culturale e caratteriale. Ovviamente tutti abbiamo tifato per lui, io, confesso, per paesanismo puro, per come Corrado lo intende, prima ancora di qualsiasi altra considerazione artistica. Il tifo è un tratto comune a tutte le identità, locali o nazionali. La particolarità nostra è che buona parte di noi prova a portarsi a casa un pezzo dell’eroe di turno per farne un uso, e un abuso, personale. L’eroe non c’entra nulla. Chi per una conoscenza, una foto, una parola. Ci si avventa, coltello e forchetta, sul campione nostrano, per strapparne un pezzo da votare a una causa nostra, magari lontanissima dalla causa o sentimento suo. Fatto innocuo se operato da persone normali, che al massimo profittano di un accostamento umano. Fatto nocivo se il feticcio serva a promuovere interessi politici, economici, piccoli e grandi vantaggi per cui si prova ad approfittare. Qualunque impresa compia il campione, l’impresa è sua: si esprime gioia, soddisfazione, si esulta perché è uno dei nostri. Il trofeo però è suo, si installa nella sua bacheca. Ecco, un certo tipo di calabresi, quelli che hanno interessi che trascendono l’empatia, giusta o incontenibile, a ogni giro di un successo calabrese prova a farsi un giro con le coppe altrui, magari di campioni che si è criticato, odiato, che fino all’altro ieri si dicevano brocchi. Ecco, i calabresi, alcuni, provano sempre a collettivizzare le vittorie e a rinnegare i perdenti, un po’ come gli itagliani.

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