La fuga dei cervelli e la «sfida della formazione», il Sud e i giovani visti da Quagliariello
L’ex ministro a Cosenza. «Non è normale che il Sud prepari dei cervelli eccellenti per poi lasciarli andar via»

COSENZA «I giovani devono avere la possibilità di rimanere. Il problema è che nella società di oggi vanno dove hanno più possibilità di lavorare, di guadagnare e di vivere bene. E questo vale soprattutto per quelli più brillanti». Lo dice al Corriere della Calabria, il professore Gaetano Quagliariello: presidente della Fondazione Magna Carta, tornato stabilmente in cattedra dopo un lungo impegno in politica. In Calabria per partecipare alla conferenza stampa di presentazione del Comitato Scientifico dell’associazione “L’orodicalabria“, ospitata nella Sala degli Specchi del palazzo della Provincia di Cosenza, l’ex ministro si è soffermato sul ruolo dei giovani al Sud, sulla migrazione costante di cervelli e sul difficile “ritorno” di talenti. Quest’ultimo punto rappresenta proprio una delle variabili su cui poggia la mission dell’associazione di cui Quagliariello è tra i protagonisti.
I giovani e il Sud
«E’ del tutto normale che ci sia una circolarità. Quello che non è normale è che il Sud prepari dei cervelli eccellenti e questi però nella grandissima parte vanno via e non c’è nessuno che viene attratto. Questo è il meccanismo che bisogna cambiare perché oggi la ricchezza di un Paese è determinata sicuramente dalla sua forza strategica ma anche dalla sua capacità di attrazione dei cervelli migliori», sottolinea il professore. Per rimanere o per tornare, servono sicuramente politiche in grado di facilitare l’ingresso nel mondo del lavoro ma appare necessario e opportuno anche un miglioramento dei servizi che consentono di godere dei medesimi diritti e doveri dei coetanei residenti nelle altre regioni di Italia. «Ci sono tanti aspetti che possono invertire il trend. Il più importante a mio avviso è comunque un aspetto di carattere culturale. Bisogna sviluppare la cultura d’impresa, far capire che il mercato può essere sano, può essere coniugato alla legalità ed al rispetto delle regole». Poi «certamente vi sono aspetti logistici e legati alla qualità della vita, dunque serve una collaborazione tra gli ambiti che si occupano più specificamente della formazione: le istituzioni locali e le istituzioni nazionali», sostiene Quagliariello.
Che poi si sofferma sul delicato momento segnato anche dalla transizione digitale. «Siamo protagonisti di una rivoluzione digitale che cambia moltissime cose soprattutto nell’ambito del lavoro». Per Quagliariello «la formazione sarà la sfida dei prossimi 30-40 anni e questa sfida parte ovviamente dalle università ma deve coinvolgere tutti». (f.b.)
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