CATANZARO «Precaria, pagata meno degli uomini e spesso assunta con un part time involontario. Il mondo del lavoro non è a misura di donna. Lo dicono i numeri dell’ultimo rapporto Inps, lo dicono le storie raccolte nei nostri presidi, ma più di tutto quella cultura impastata di retaggi e pregiudizi che ha condotto ad un sistema di welfare che non sostiene la donna né dopo la maternità, né in quel lavoro di cura che continua ad essere a totale carico del sesso femminile». E’ quanto afferma, in una nota, la segretaria confederale Cgil Calabria Caterina Vaiti. «Bonus, bandi e tutte le misure a termine – aggiunge Vaiti – non possono invertire una tendenza, non possono incidere sui part time involontari a cui sono costrette molte donne, non possono influire sulla precarietà, sulla mancanza di asili nido, sullo scarso ricorso ai congedi parentali da parte degli uomini e sullo sradicamento di una cultura che vede le assunzioni di donne come “rischiose”. Servono strumenti rigorosi e incisivi, serve una buona contrattazione ma anche uno sforzo collettivo di dialogo, nonché mezzi come i referendum sul lavoro proposti dalla Cgil. Si tratta di un importante banco di prova di democrazia e partecipazione e della possibilità di sovvertire un sistema e rimettere al centro il lavoratore. Il fatto che facciano leva su precarietà ed equità risponde all’esigenza di strappare le donne, che ne sono maggiormente colpite, a questa eterna incertezza a cui si accompagna la difficoltà a programmare il proprio futuro personale e familiare».
«Cosa chiediamo? Di reintrodurre l’obbligo – sostiene la segretaria regionale della Cgil – per i datori di lavoro di indicare una giustificazione anche per le assunzioni a termine inferiori a 12 mesi allo scopo di evitare l’abuso di questa tipologia di contratti senza motivazione rafforzando il principio che il contratto di lavoro standard deve essere a tempo indeterminato. Ma con i referendum ci battiamo anche per eliminare le disparità di trattamento tra i lavoratori assunti prima e dopo il 7 marzo 2015 in caso di licenziamento illegittimo consentendo a tutti di essere reintegrati e di avere un indennizzo calcolato sul danno effettivo subito. E ancora: «con i referendum miriamo anche ad un’altra conquista, stavolta nell’ambito della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro chiedendo che al committente sia riconosciuta, oltre alla responsabilità generica, quella specifica permettendo ai lavoratori e alle loro famiglie di ottenere un risarcimento diretto. Sosteniamo altresì il referendum sulla cittadinanza, certi che sia un gesto di civiltà che ci allineerebbe agli altri paesi europei e un riconoscimento a tutti quei cittadini stranieri che costituiscono un’importante forza lavoro per il Paese, oltre che una vera e propria ancora di salvataggio contro l’inverno demografico». «Ogni anno siamo costretti a constatare – sottolinea Vaiti – che le donne sono le meno occupate, quelle che guadagnano meno, quelle costrette a rimanere a casa per la gestione dei figli di fronte ad un mondo del lavoro che, al contrario di quanto accade in Europa, non è capace di allargare le proprie maglie a forme di flessibilità e tutela. Siamo però certi che qualcosa stia cambiando e che le donne possano essere le straordinarie protagoniste di questo referendum». (redazione@corrierecal.it)
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