TRIESTE «Abbiamo circa 180.000 ettari coltivati ad olio in Calabria, distribuiti tra la collina, la montagna e poi la pianura. Però nell’ambito di questi grandissimo patrimonio genetico ci sono alcune incognite, come il cambiamento climatico». Rocco Zappia, docente della Università Mediterranea e presidente della Elaioteca Regionale, interviene a Trieste nel panel organizzato dalla Regione Calabria in occasione di Olio Capitale: una delle fiera del settore più importanti.
Al Corriere della Calabria, Zappia compie un ideale viaggio dal nord a sud della Calabria. Percorre la strada degli oli dalla «Dolce di Rossano, poi scendere e incontriamo altre varietà. Quella predominante (occupa quasi il 70% del patrimonio oleario) è la carolea».
Accanto alla preoccupazione per i mutamenti climatici, il prof si sofferma sulle potenzialità del settore oleario. «Noi abbiamo una storia millenaria, dobbiamo cercare di valorizzare un po’ meglio quello che abbiamo fatto fino adesso, anche in virtù, dei cambiamenti climatici». «Oggi c’è un aumento delle temperature – aggiunge Zappia – una diminuzione forte delle precipitazioni caratterizzate da una straordinaria intensità». Tutto questo cosa comporta? «Ci sono varietà che stiamo coltivando e che forse un giorno scompariranno e non potremo più coltivare». (f.b.)
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