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l’analisi

ChatGpt è troppo gentile, così noi umani ci illudiamo di non litigare

A proposito dell’AI generativa. Intanto sul fronte della facilitazione digitale a che punto è la Calabria?

Pubblicato il: 16/03/2025 – 11:04
di Lucia Serino
ChatGpt è troppo gentile, così noi umani ci illudiamo di non litigare

Ho messo da parte un pezzo del dicembre scorso di Concita De Gregorio (“Cognetti, la depressione e ChatGPT“, La Repubblica, 22 dicembre 2024). Cito testualmente:  «Le amiche dei miei figli (anche gli amici, ma soprattutto le ragazze), quando hanno un problema si consultano con ChatGPT. Lo fanno continuamente. Tu le/li vedi che stanno scrivendo nel telefono e pensi che stiano parlando – per scritto, intendo – con qualcuno e invece no. Stanno facendo domande a ChatGPT. Come fosse un confidente, un saggio, un esperto di cose della vita. Una miglior amica ma non invidiosa. Uno psicologo, talvolta».
È un passaggio utile a introdurre una riflessione sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale generativa in forma conversazionale, addirittura psicologico, un aspetto assolutamente sottovalutato ma decisivo nell’ambito del rapporto tra essere umano e macchina, soprattutto per le nuove generazioni.
Il “dialogo” tra uomo e macchina è sempre più realistico: l’algoritmo rileva le emozioni nelle voci, analizza le espressioni facciali, cambia il proprio tono a seconda dei desideri e dello stato d’animo dell’essere umano che ha di fronte, ha ridotto i tempi di latenza nelle risposte. Insomma, funziona molto meglio, sempre più “umanamente”, generando una relazione sempre più intima. Questa “empatia artificiale” è una illusione, una trappola emotiva. Ci sembra di avere un rapporto con un “tu”, ma questo tu non esiste. Abbiamo a che fare con una macchina calcolatrice di parole non con un essere senziente.
Se in prima battuta la potente interazione/integrazione tra uomo e macchine mostra un’incredibile e insospettabile gamma di potenzialità positive, lo sfocamento, il blurring che man mano emerge, appare sensazione faticosa, costosa, talvolta spaventosa.
La negatività è tutta sul versante umano: il problema non è soltanto che non sappiamo più esattamente cosa sia una macchina, vista la grande somiglianza o addirittura la simbiosi che ha con l’uomo, il problema vero, appunto spaventoso, è che non sappiamo più chi siamo noi e se siamo ancora padroni delle nostre vite. 
La capacità sempre più incisiva dell’intelligenza artificiale generativa di conversare con noi ci fa correre il rischio di considerarla un oracolo, confondendo qualità dell’interazione e correttezza delle risposte, perché siamo naturalmente portati a unire buona comunicazione e affidabilità, atteggiamento rinforzato dall’avere a che fare con un’interfaccia che dialoga come uno di noi.
Ultima conseguenza, forse la più importante dal punto di vista antropologico. Noi esseri umani siamo per natura esseri relazionali. Per l’intelligenza artificiale generativa è sempre la giornata mondiale della gentilezza. Mentre quotidianamente non facciamo altro che litigare, replicare, rintuzzare, soffrire.
Ci tratta sempre con i guanti perché è stata impostata così. Non essendo un essere senziente è priva dei limiti propri di noi esseri umani. È sempre “perfetta”. Questa perfezione elimina la fatica dei rapporti, quindi corriamo il rischio di vedere indebolita la nostra capacità relazionale, di disabituarci a comprendere i bisogni dell’altro. Questo significa che dobbiamo vietare ChatGPT e i suoi “colleghi” ai minorenni? No. Significa che dobbiamo farci carico delle nostre responsabilità di adulti: viviamo un’epoca straordinaria, che impone uno straordinario sforzo di attenzione, di pensiero, di comprensione, di educazione. Ma anche di nuove competenze.

p.s. Focus Italia/Calabria

Secondo il Dipartimento della trasformazione digitale della presidenza del Consiglio l’’Italia è in ritardo sul fronte delle competenze digitali, sia per quanto attiene le competenze di base dei cittadini, sia in termini di laureati in materie ICT. In Italia solo il 45,8% della popolazione possiede competenze digitali di base, a fronte del 55,6% della media europea, mentre i laureati in materie ICT rappresentano solo l’1,3% del totale dei laureati (rispetto a una media europea del 3,9%) e gli specialisti ICT il 3,8% sul totale della forza lavoro (rispetto a una media europea del 4,5%).  Una misura specifica del Pnrr per l’apertura dei punti di facilitazione digitale è stata attuata a livello regionale. Qui i cittadini sprovvisti di competenze minime possono accedere per una alfabetizzazione di base e un aiuto sulle necessità digitali più elementari, per esempio Spid, prenotazione sanitaria on line. La Calabria ha aperto 32 ambiti distrettuali (totale copertura regionale) con individuazione dei relativi punti di facilitazione. Qui è possibile consultare indirizzi e orari. (redazione@corrierecal.it)

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