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Le indagini sulla ‘ndrangheta, le “soffiate” dei carabinieri (anche) su Hydra. Gallo: «Mi sono offerto di fare l’infiltrato»

Ai pm di Milano l’ex superpoliziotto ha chiarito alcuni aspetti. Tra cui l’indagine sulla famiglia Nesci. «La fonte era uno della Dia di Reggio»

Pubblicato il: 19/03/2025 – 6:23
di Giorgio Curcio
Le indagini sulla ‘ndrangheta, le “soffiate” dei carabinieri (anche) su Hydra. Gallo: «Mi sono offerto di fare l’infiltrato»

MILANO «Io non mi fido, non mi fido assolutamente. Buoni rapporti, baci e abbracci, ma non mi fido. Io ho fatto tanti anni in amministrazione e so come lavorano i Servizi, non mi fido». Un atteggiamento prudente verso gli appartenenti (o ex appartenenti) ai Servizi Segreti, rapporti ben più stretti con giornalisti e, soprattutto, con ex colleghi delle forze dell’ordine. E hanno nome e cognome.
«Certo che lo conosco Abilone. Ad Abilone gli ho fatto l’eliminazione dei link negativi. Il diritto all’oblio». «Dopodiché Saverio un giorno mi ha chiamato e mi ha detto “Ma…” e io gli ho dato i conti correnti di Abilone, gli ho dato tutto quello che avevo trovato…». Davanti ai pm della Dda di Milano l’ex superpoliziotto Carmine Gallo, stroncato da un infarto mentre si trovava ai domiciliari qualche giorno fa, aveva cercato di far luce su alcuni aspetti emersi dall’inchiesta sui presunti dossieraggi e cyber spionaggio della Dda di Milano. E, in particolare, sulla presunta “fuga di notizie”.

Gli Abilone

Occhi puntati, in particolare, sulla figura dei fratelli Abilone, Giovanni e Rosario, considerati «associati alla mafia siciliana, quali esponenti in Lombardia della provincia di Trapani ovvero collegati al Mandamento di Castelvetrano con al vertice Matteo Messina Denaro» e soggetti ben noti da Carmine Gallo che avrebbe avuto contatti attraverso la “Equalize Srl”. È da qui che emerge Saverio Penna (cl. ’65), sottufficiale dei Carabinieri in servizio presso il Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Milano, nell’elenco dei 51 indagati nell’inchiesta milanese.
«No ma lui mi ha detto» riferendosi al militare «se conoscevo Abilone» «“Sì, come no?” ho detto. “No ma potresti darmi … tu riusciresti ad avere i conti correnti?”, “Certo, come no? Ti do tutti i conti correnti in Croazia, tutto quelli…” e così via e gli ho raccontato chi era…». Come illustrato da Gallo ai pm, Abilone «aveva un link negativo» quindi avrebbe contattato la “Equalize” e, per il servizio, avrebbe pagato «da un conto corrente croato», come ha spiegato Gallo ai pm, «e ci pagava da lì. Io ho dato i conti correnti ai Carabinieri».



La fuga di notizie su “Hydra”

È a questo punto che Saverio Penna avrebbe comunicato a Gallo che era in atto l’indagine della Dda che poi diventerà “Hydra”. L’inchiesta, per intenderci, chiusa alcuni giorni fa, contro i presunti esponenti di Cosa Nostra, della ‘Ndrangheta e della Camorra, legati a storiche famiglie, vecchi clan e ‘ndrine egemoni anche nel Nord Italia.  «Certo che lo sapevo», dice l’ex superpoliziotto ai pm, «io mi sono offerto di fare l’infiltrato, gli ho detto: “Se vuoi li chiamo, qua metto una microspia, mi faccio quello che… e te lo dico a te”. Cioè, questi era i rapporti con Saverio». E, a proposito del blitz, Gallo spiega ai pm che al carabinieri avrebbe chiesto spesso «Quando li arrestiamo?». Carmine Gallo non nega le conversazioni con il militare, anzi, rilancia. «(…) adesso lasciamo stare che non sono più… quando ero in Polizia la sera uscivamo dalla Questura, lui dai Carabinieri ci scambiavamo le informazioni, quello che si faceva. È un rapporto trentennale». Che non sarebbe finito neanche dopo: «Ho capito che ho finito, quello il mio errore è stato, è quello il mio errore…». E ancora: «Io l’ho detto a Saverio, “se hai bisogno di Abilone, mi metto un microspia addosso, lo faccio venire, mi faccio raccontare tutto e te la do e vengo pure a testimoniare”». «Era questo che facevo io», raccontava Gallo ai pm lo scorso dicembre, «io a Saverio Penna gli ho dato un informatore mio, cioè qualsiasi cosa volevano venivano, chiunque veniva in ufficio da me e mi chiedeva informazioni “conosci questo?” “come no? Vieni qua”».



L’intercettazione

Poi, a proposito di “Hydra”, Gallo fornisce i dettagli circa l’intercettazione in cui di fatto il militare avrebbe fornito notizie coperte da segreto d’ufficio e quindi l’imminente operazione “Hydra”, comunicando all’ex superpoliziotto che «i due Abilone erano sottoposti a indagini e, successivamente, che la PG era in attesa di provvedimenti restrittivi nei loro confronti». Davanti ai pm, Gallo non smentisce. «Sì, sì, mi diceva che a marzo avrebbero fatto l’operazione».

Il caso Nesci-Scognamiglio

Gallo ai pm ha riferito anche di un’altra vicenda emersa dall’inchiesta, quella cioè legata a Roberto Scognamiglio e Domenico Nesci, quest’ultimo con alle spalle – come ricostruito dagli inquirenti – «numerosi precedenti di polizia per reati di falso, truffa, truffa ai danni dello Stato, frodi nel campo dell’energia eolica e legato ad ambienti della criminalità organizzata». Secondo Gallo, dunque, «lui con questo Nesci doveva fare credo un lavoro importante, se non sbaglio, è ingegnere questo Nesci e quindi indubbiamente voleva sapere se c’erano problemi di collegamenti o meno con la criminalità organizzata». E ancora: «C’era la situazione della famiglia Nesci, non parlava di Nesci Domenico, famiglia Nesci, che la indicavano come vicina ad organizzazioni criminali. E a ragionare, non posso dire che è collegato lui, perché non c’è il nome…». A quel punto, racconta Gallo, «Samuele è arrivato e mi ha detto “No, guardi io ho saputo da un amico mio giù che lui è indagato in una società… in un’indagine di crimine organizzato ed è legato…”». E, a proposito della fonte di Calamucci, l’ex superpoliziotto spiega ai pm: «Io non gliel’ho chiesto, lui me l’ha detto. M’ha detto che era un suo contatto o della DIA o della DDA di Reggio Calabria, della DIA credo di Reggio Calabria». (g.curcio@corrierecal.it)

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