LAMEZIA TERME Un territorio fragile, lo spopolamento delle aree interne e i cambiamenti climatici: un «mix esplosivo» per una regione, la Calabria, già «vasta e vulnerabile». È l’analisi del commissario regionale per il dissesto idrogeologico Giuseppe Nardi, ospite di Supplemento d’indagine il format in onda su L’altro Corriere Tv ogni mercoledì sera alle 20:40. Una “missione” non semplice dati gli alti rischi idrogeologici e un piano di mitigazione in passato trascurato e sottovalutato: «Il cambio di passo è evidente» spiega Nardi, discutendo con Danilo Monteleone, nel sottolineare l’importanza della prevenzione e della manutenzione del territorio.
Per la salvaguardia del territorio sono però necessari interventi strutturali. «Per raggiungere un reale obiettivo di messa in sicurezza dei territori è necessario procedere a un’attività continua di prevenzione e manutenzione». In Calabria, spiega Nardi, non è un problema di competenze ma «bisogna metterle a sistema. Qui era una capacità che mancava, negli ultimi anni ci stiamo riuscendo di più. Le competenze sono ben definite: quella del commissario è legata all’attuazione degli interventi che il governo centrale finanza, dalla progettazione al collaudo delle opere. La programmazione spetta alla Regione, la manutenzione ai comuni, ai Consorzi e a Calabria Verde. Questa attività deve essere messa a sistema».
«Oggi la mitigazione al dissesto idrogeologico è diventata una priorità» continua Nardi. «Il cambio di passo intrapreso da Occhiuto è evidente, è ben conscio dell’azione che la Regione deve svolgere». Come dimostrano, aggiunge, i dati dell’ultimo triennio: più soldi spesi (90 rispetto a una media di 35 milioni), un incremento del 156% nei progetti esecutivi e del 575% nei contratti di lavoro, addirittura il +700% nelle gare pubbliche indette. «Quando ho assunto l’incarico ho notato che gli appaltanti erano i Comuni ed era impossibile così coordinare le attività, così ho costituito la stazione appaltante in seno alla struttura del commissario, ho accentrato le attività e questo ci ha consentito di raggiungere i risultati».
Gli effetti del dissesto idrogeologico, se non contrastato, sono devastanti, così come visto nei mesi scorsi con le alluvioni nella zona di Lamezia, Maida, ma anche lungo la Sila Mare. A fronteggiarne i rischi sono arrivati lo scorso dicembre 44 milioni di euro da un decreto sottoscritto dal Ministro dell’Ambiente e dalla Regione. «Prevedono 18 interventi, suddivisi tra rischio alluvione e rischio frana» spiega Nardi, che poi approfondisce quelli inerenti alla zona di Longobucco, dove tempo fa è crollato un viadotto a causa di una piena del fiume Trionto. «Ci saranno due interventi per circa 5 milioni complessivi. Il primo è di sistemazione idraulica del fiume Trionto nella località di Longobucco per 1,8 milioni. Si tratta di un intervento lungo la strada Sila Mare e prevede il ripristino di alcune briglie per la messa in sicurezza degli ulteriori tratti danneggiati. Per il secondo l’area di riferimento è Cropalati, l’importo in questo caso è di 3 milioni e si interviene a protezione sempre della Sila Mare con la realizzazione di briglie di grandi dimensioni a difesa della viabilità».
L’incognita maggiore, per tutti gli interventi, è legata alle tempistiche. «Molti di questi interventi prevedono la progettazione definitiva, esecutiva e poi l’appalto dei lavori. I tempi non sono legati alla progettazione, ma all’ottenimento dei pareri e questo spesso rallenta la conferenza dei servizi. Su temi particolari come la mitigazione del rischio idrogeologico bisognerebbe dare ai commissari di governo pieni poteri e consentire una serie di deroghe ben più ampie rispetto a quelle di adesso». Sull’esempio, aggiunge, di quanto fatto ad esempio con alcune deroghe, per ultima quella al presidente della Regione Roberto Occhiuto per la realizzazione degli ospedali. Il tutto con l’obiettivo di velocizzare gli interventi: «Significherebbe capitalizzare le risorse che il governo mette a disposizione. Se si interviene dopo un anno lo stato dei luoghi è mutato e quel finanziamento non basterà più».
Il concetto, spiega il commissario, è semplice: «Intervenire presto significa intervenire bene» con una programmazione continua e “in itinere”. «Quando sono arrivato nel 2022 alla guida della commissione ho trovato una situazione complicata, c’erano tantissime risorse non spese e riferite a interventi ormai datati. Dove è stato possibile abbiamo ridotto l’intervento, diviso in due lotti, realizzato una parte e riprogrammata l’altra. Abbiamo anche fatto un atto straordinario mai realizzato prima: abbiamo chiesto al ministero di utilizzare risorse inutilizzabili inerenti a progetti chiusi, le abbiamo quantificate in 18 milioni e utilizzate per altre opere». In sintesi, contro la “burocrazia” lenta, conclude Nardi, «bisogna stare sul pezzo e inventarsi soluzioni». (redazione@corrierecal.it)
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