Dazi, Giansanti: «Il vino è uno straordinario patrimonio, dobbiamo salvaguardarlo»
Nel padiglione di Confagricoltura, a Vinitaly 2025, l’incontro con il Commissario europeo per l’agricoltura Hansen

VERONA «Siamo preoccupati, perché i dazi applicati ad un settore così importante – il vino ma più in generale l’agroalimentare, che ricordo rappresenta un volume economico di oltre 8 miliardi di euro, certamente impone una riflessione». Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura – ai nostri microfoni – commenta l’imposizione dei dazi e sugli effetti si mostra preoccupato. Nel padiglione di Confagricoltura, a Vinitaly 2025, Giansanti ha anche incontrato il Commissario europeo per l’agricoltura e lo sviluppo rurale Christophe Hansen. «Occorre sano pragmatismo, siamo una grande potenza economica come Europa, altrettanto gli Stati Uniti, mi auguro che nel minor tempo possibile si possa arrivare ad un accordo generale che possa proteggere tanto il sistema delle imprese quanto i consumatori». Qual è la proposta di Confagricoltura? «Innanzitutto una ferma posizione europea comune. Dobbiamo evitare di andare come singolo paese a negoziare perché ci indeboliremo. Certamente, se dovesse perdurare la politica dei dazi americani, occorreranno una serie di misure di intervento a sostegno della possibile crisi che si riscontrerebbe nel mercato e credo che da una parte la revisione del piano nazionale di ripresa e resilienza sarebbe quanto mai necessario, dall’altro immagino un intervento straordinario a sostegno ovviamente dell’economia», continua Giansanti. Che aggiunge: «Certamente dobbiamo guardare con attenzione al mercato. Dobbiamo salvaguardare quel grande patrimonio che è il vino, nelle sue denominazioni, nelle sue grandi e straordinarie tipicità». La chiosa Giansanti la dedica alla posizione che l’Europa dovrà necessariamente assumere.
«Oggi è di fronte a un bivio, deve dimostrare di essere l’Europa dei padri fondatori, l’Europa di 27 Stati membri, un’Europa che però deve anche saper fare sintesi rispetto all’interesse comune. Non può essere un condominio di sole regole, l’Europa deve essere appunto quell’associazione, quell’unione, quell’essere insieme che sostanzialmente permette ad oggi, all’interno di un mercato comune, di essere una forza economica importante e rilevante. Se guardiamo oggi ai grafici, se andiamo a separare i 27 Stati membri e li paragoniamo agli Stati Uniti, siamo tanti grandi paesi ma molto piccoli rispetto alle controparti americani. Insieme siamo la principale controparte dell’America e credo che questo sia il senso più alto che oggi l’Europa possa esprimere». (f.b.)