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verso il conclave

Il cardinale Hollerich: «Cerchiamo un Papa che veda le serie Netlifx»

Per il porporato il nuovo Pontefice deve saper comunicare coi giovani

Pubblicato il: 24/04/2025 – 10:02
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Il cardinale Hollerich: «Cerchiamo un Papa che veda le serie Netlifx»

ROMA Un Papa che guardi le serie Netflix, che – raccogliendo l’eredità di Francesco – sappia comunicare coi giovani, abbia la percezione che il mondo corre a «velocità siderale». Questo l’identikit che, prima del Conclave, ha fatto in un’intervista pubblicata oggi dal Messaggero il cardinale Jean Claude Hollerich, gesuita, arcivescovo di Lussemburgo. «Dobbiamo approfittare dell’eredità di Papa Francesco: lui sapeva parlare ai giovani. Di conseguenza tutta la Chiesa europea deve fare lo sforzo enorme per proclamare il Vangelo proprio a loro. Questo significa che prima dobbiamo ascoltarli, capire quali sono i loro problemi, i linguaggi. Si trovano in un mondo che sta correndo: sanno che in futuro saranno decisamente più poveri di oggi e dei loro genitori, tutto si sta trasformando rapidamente. Non sanno persino se quello che studieranno a scuola potrà servire. Vedono anche che la pace sul pianeta vacilla. Insomma, anche solo per queste ragioni, la Chiesa deve stare dalla loro parte», ha detto il porporato. «Io spero che tutti i cardinali capiscano che il mondo sfreccia a una velocità siderale. Il futuro successore di Pietro dovrà avere uno sguardo d’insieme e profondo in uno scenario che sarà influenzato moltissimo dall’intelligenza artificiale. Cambierà tutto, la percezione dell’uomo per esempio, i libri non saranno più molto utilizzati. Già ora quando parlo ai ragazzi di quello che leggo, non mi capiscono, ma se io parlo di una serie Netflix tutto cambia, i loro occhi brillano. Dobbiamo dunque guardare anche le serie Netflix per comunicare con loro. I libri resteranno fondamentali tuttavia va allargato il campo», ha continuato Hollerich. Per quanto riguarda la provenienza geografica, il cardinale non vede particolari differenze: «Posso immaginare tutto questo, africano, asiatico o anche europeo, purché sia aperto al mondo. Ma non è il nome che conterà, semmai sarà fondamentale la sua personalità, il fatto che abbia una visione di insieme su tutta la terra».

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