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Alberto Franceschini e quei cattivi maestri

Due settimane fa è morto a 78 anni, Alberto Franceschini, non solo uno dei fondatori delle Br ma probabilmente l’ideologo più importante. Considerare la sua vita senza giudicarlo per la lotta arma…

Pubblicato il: 25/04/2025 – 14:11
di Mario Campanella
Alberto Franceschini e quei cattivi maestri

Due settimane fa è morto a 78 anni, Alberto Franceschini, non solo uno dei fondatori delle Br ma probabilmente l’ideologo più importante. Considerare la sua vita senza giudicarlo per la lotta armata è impossibile. Processualmente fu condannato per concorso morale a 18 anni solo per il tragico assassinio di due militanti del MSI il 1974 a Padova. Due innocenti che, peraltro, rappresentano poche eccezioni nella storia delle Br. Che non consideravano l’antifascismo come una preminenza nella lotta armata e che privilegiavano semmai la lotta politica armata contro il sistema politico, imprenditoriale, giornalistico.

Franceschini si dissociò dai suoi compagni già nel 1982. La tragica ribalta del terrorismo, che risucchiò giovani che avrebbero potuto esprimere il loro valore in un ambito democratico, richiama alla storicità dei fatti. Le Br nacquero in netta contrapposizione al PCi, partito vissuto come “traditore” nella lotta rivoluzionaria, così come l’eversione nera considerava il MSI una sorta di sentinella democratica e del tutto insufficiente ad abbattere il sistema. Quei “cattivi maestri”  ebbero la responsabilità morale di una deriva violenta e cruenta. E, vista la qualità di alcune osservazioni, anche la grande colpa di non avere prodotto un’azione di opposizione nell’alveo della democrazia. La lotta armata non solo vide cadere centinaia di innocenti, ma di fatto ebbe l’effetto di rafforzare il sistema di potere. Non godendo del consenso popolare e martirizzando partiti che avevano grandi responsabilità. È forse, dopo ogni giudizio morale ed etico, la condanna peggiore per gente come Franceschini o Curcio. Nel contempo, la vita successiva di molti di loro ha evidenziato una riabilitazione sociale che è merito anche di quella Costituzione spesso vituperata. Nella complessità dei suoi misteri anche la morte di Franceschini merita il rispetto. E il rimpianto di una “parte sbagliata” che  non riuscii a generare cambiamento.

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