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il potere occulto

Il legame storico tra Calabria e massoneria: le logge “coperte” e i rapporti con la ‘ndrangheta

Oltre quella “legale”, la presenza della massoneria deviata “inquina” la società calabrese. Anche grazie ai rapporti con la criminalità organizzata

Pubblicato il: 29/04/2025 – 7:00
Il legame storico tra Calabria e massoneria: le logge “coperte” e i rapporti con la ‘ndrangheta

La Calabria culla della massoneria: oltre 3000 fratelli “registrati” e più di 100 logge. Un trend in crescita che vede il numero di iscritti al Grande Oriente d’Italia aumentare rispetto al 2023 e doppiare il numero di preti cattolici secolari. Dati che crescono ulteriormente se si considera che oltre al Goi esistono altre logge massoniche legali, come la Gran Loggia Regolare d’Italia, ma anche quelle “deviate” e nascoste. Secondo il rapporto relativo al Goi in Calabria ci sarebbe un fratello ogni 289 adulti maschi, con Vibo «epicentro» dove qualche anno fa quando si calcolava la presenza di un massone ogni 91 abitanti nella sola provincia vibonese, addirittura 1 ogni 18 nel solo capoluogo. Il più alto numero di logge massoniche spetta alle città di Cosenza (27 logge) e Reggio (20 logge), con Catanzaro a 16, Vibo a 5 e Crotone con 3.

L’attenzione delle Procure sulla massoneria deviata

Un legame storico se si considera che la prima loggia massonica italiana fu fondata proprio in Calabria, a Girifalco, nel lontano 1723. Oltre 300 anni di storia ininterrotta, dai tempi della “Fidelitas” a quelli odierni: nel mezzo nascita di nuove logge, le influenze esterne e le inchieste delle procure. Avvocati, commercianti, medici, docenti: nelle liste delle logge massoniche compaiono centinaia di professionisti della società calabrese. In particolare, «Vibo è la città con più alta densità massonica d’Italia» come aveva sintetizzato Nicola Gratteri quando era alla guida della Procura di Catanzaro. Un’anomalia, quella vibonese, che ha da sempre interessato il lavoro delle procure, vigilanti sui rapporti tra la ‘ndrangheta e la massoneria, in particolare quella deviata. Anche il procuratore Camillo Falvo ne aveva parlato in una delle audizioni rilasciate alla Commissione parlamentare antimafia: «Dove non arriva la ‘ndrangheta, arriva la massoneria» è stato l’allarme lanciato dal magistrato vibonese.

Le parole di Cosimo Virgiglio

Così la massoneria deviata, le cosiddette logge coperte, si infiltrano all’interno della società, condizionandone scelte e dinamiche, garantendo favori ai “fratelli”. Cosimo Virgiglio, pentito e maestro venerabile della Gran Loggia dei Garibaldini d’Italia, ne avevo descritto i dettagli, distinguendo i «sussurrati all’orecchio» e i «sacrati sulla spada», le due categorie all’interno delle logge coperte. I primi coloro che «ricoprono cariche istituzionali e per questo non potevano essere inserite nelle liste segnalate alla Prefettura», mentre i secondi persone con precedenti penali, come appunto potevano essere gli ‘ndranghetisti. Non solo Virgiglio, ma anche collaboratori di giustizia recenti hanno parlato dei rapporti tra ‘ndrangheta a massoneria deviata. Tra questi Andrea Mantella: «Un massone deviato ha le stesse funzioni di un mafioso (…) quindi fai le stesse attività, le stesse funzioni che fa un massone» disse definendo l’espressione di “loggia paramafiosa”.

Le logge paramafiose

Lo stesso Mantella ambiva a diventare “apprendista” massone. «Un mafioso non può essere dichiarato massone e quindi c’è questa Loggia nascosta, deviata, clandestina e io dovevo fare questo, dovevo essere iniziato con la formula di Apprendista». Quest’ultimo prevedeva che si potesse chiedere «il mutuo soccorso per corrompere giudici o tutti quelli per condizionare, per avere agevolazioni a livello finanziario, a livello dell’avvocatura, dell’imprenditoria, insomma, in tutti i settori, era una specie di fratellanza nascosta e più o meno come c’è nella ‘ndrangheta». (ma.ru.)

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