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la testimonianza

Equalize, sentito Alex Britti. «Spionaggio mi ha preoccupato»

Secondo l’inchiesta il cantante 56enne sarebbe stato una delle vittime dei dossier illegali

Pubblicato il: 12/05/2025 – 22:26
Equalize, sentito Alex Britti. «Spionaggio mi ha preoccupato»

Alex Britti è stato sentito oggi come testimone nell’inchiesta della Procura di Milano sui dossieraggi della Equalize, la società di investigazioni dell’ex presidente di Fondazione Fiera Milano, Enrico Pazzali, e dell’ex super poliziotto Carmine Gallo, morto di infarto lo scorso 9 marzo. Secondo le indagini di Ros e carabinieri di Varese, coordinati dal pubblico ministero Francesco De Tommasi con il sostituto della Direzione nazionale antimafia, Antonello Ardituro, il cantante 56enne sarebbe stato una delle vittime dei dossier illegali. A commissionare lo spionaggio di Equalize nei suoi confronti l’inchiesta avrebbe individuato l’ex manager di Publitalia e direttore generale della Veneranda Fabbrica del Duomo, Fulvio Pravadelli (indagato). Per gli investigatori avrebbe puntato ad avvantaggiare la figlia nel corso del procedimento di separazione da Britti. In particolare, stando alle intercettazioni depositate e alla ricostruzione degli inquirenti, l’hacker e mente informatica di Equalize Samuele Calamucci si sarebbe occupato di accertare i precedenti di polizia del chitarrista. Scoprendo nelle banche dati una segnalazione del 1991, quando aveva 23 anni. Il piano sarebbe consistito nel veicolare la notizia alla stampa attraverso “giornalisti di fiducia” per “innervosire” Alex Britti. Nelle prossime settimane i pubblici ministeri sentiranno anche i testimoni del ‘caso’ Jacobs-Tortu, quando il campione olimpico dei 100 metri sarebbe diventato il bersaglio di un’attività di dossier richiesta dal fratello del compagno di staffetta e all’insaputa dello stesso. Nel frattempo, a oltre 6 mesi dai 4 arresti e le 2 interdittive del 25 ottobre concesse dal gip, è attesa la decisione del Tribunale del Riesame di Milano sull’appello della Procura che chiede di disporre la custodia cautelare in carcere per una decina di persone, soprattutto informatici e investigatori privati, e gli arresti domiciliari per 3 persone, fra cui Pazzali. 

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