Questa fatica di Maria Antonia Silvaggio, che si è fatta carica delle memorie e delle consegne di nonna Pina, Filippina Natale, sia uno dei più belli, importanti, originali libri scritti sulla Calabria negli ultimi dieci anni.
Cerco di spiegare in breve perché.
Immaginate una donna, una mamma Filippina Natale, Nonna Pina, nata il 5 ottobre del 1920, a S. Gregorio d’Ippona (in prossimità del capoluogo Vibo Valentia (all’epoca Monteleone) figlia di Gregorio Natale e Filomena David, appartenente a una famiglia contadina, proprietaria di una masseria, che impegnava tutti i suoi membri (nonna Pina aveva sette fratelli e altri tre erano morti in tenera età) e alcuni “garzuni”, che riuscivano a rendere produttiva una terra, ricca di acqua sorgiva.
Immaginate l’incontro con la nuora Antonietta Silvaggio, che studia antropologia all’Unical, è originaria di Maierato, un paese vicino a quello di Nonna Pina, con un analogo tessuto contadino e con una cultura folklorica simile, resta colpita e affascinata dalle tante espressioni formalizzate adoperate dalla suocera
Immaginate incontri, dialoghi, discorsi tra le due donne, fatte negli anni. Tra le due donne nasce una complicità, si organizza una sorta di patto della memoria, a dispetto della differenza di età e di qualche cautela che poteva nascere anche dalla familiarità tra loro due e da un inevitabile studiarsi che poteva accadere tra una nuora e una suocera.
Ne viene fuori un corpus davvero importante e unico: 225 tra proverbi, detti sentenziosi, modi di dire, indovinelli; una sua autobiografia, con memorie della vita della comunità, 51 canti d’amore e di sdegno; 64 preghiere, canti religiosi, biografie di santi, canti con intenti moraleggianti; 2 canti di lavoro; 6 canti sull’emigrazione; 3 canti sulla guerra; 18 fiabe, racconti, aneddoti; 8 filastrocche e ninne nanne; 1 canto sul terremoto; 3 poesie. Il carattere eccezionale del corpus di testi orali di Nonna Pina è che esso viene realizzato nel presente (non si riferisce a tempi andati), è frutto di un dialogo e di un gioco consapevole delle parti che fatto osservata e osservatrice, che a volte, invertono, consapevolmente i ruoli.
Immaginate nonna Pina che non è informatrice passiva o portatrice di testi che riferisce dietro domande e richieste, ma è attiva e protagonista nella sua attività di informatrice, propone, suggerisce, consiglia la donna raccoglitrice che le sta di fronte e con cui dialoga. Nonna Pina portatrice di una concezione del mondo e della vita, provate a immaginarla.
Immaginate nonna Pina vede proprio nella scrittura una possibilità vera e concreta che quanto trasmetteva oralmente venisse fissato, trascritto, custodito più a lungo se non per sempre. Ed è in questo passaggio che possiamo cogliere l’eccezionalità di questo lavoro, il ruolo attivo e propositivo della memoria, la scelta di passare alla scrittura, lei che era quasi analfabeta e aveva fatto occasionali letture e conosceva pochi rudimentali modi dell’alfabeto e della scrittura.
Provate ancora a immaginare Nonna Pina, orami ottantenne, fa una bella sorpresa ai suoi figli e ai suoi familiari. Consegna loro alcuni quaderni alcuni quaderni nei quali sono scritti di suo pugno, proverbi, detti, modi di dire, preghiere, testi di canti in dialetto. Tutti avevano ascoltato dalla voce di Donna Pina queste sue memorie formalizzate orali, ma nessuno aveva immaginato a questa opera di trascrizione che adesso consegnava come un dono. Antonietta viene a conoscenza dell’esistenza di altri quaderni, già fatti circolare tra i suoi figli, si accorge di trovarsi dinnanzi a un documento prezioso, raro, unico, originale per la grande quantità e varietà di testi riportati. Nonna Pina diventava protagonista della ricerca e disponeva, in maniera nuova, delle sue memorie. Non era più la mediatrice tra la ricercatrice e il suo mondo di origine, ma trasformava la nuora in mediatrice tra il suo mondo di origine e il mondo presente a cui affidava le memorie.
Immaginate nonna Pina è interessata ad aiutare Antonietta perché faccia una tesi bella, ma sempre più presa e concentrata sulla necessità che quanto registrato sia fedele a quanto da lei detto, che non abbia dimenticato nulla e che quanto detto oralmente resti e resisti grazie alla sua scrittura, quella scrittura che l’’aveva affascinata e di cui lei aveva acquisito soltanto i rudimentali.
E immaginate nonna Pina, in tarda età, si trasforma in una scrittrice metodica, fa affiorare da sola memorie, e si applica quotidianamente a scavare nella sua memoria. Una memoria che non può che essere memoria del suo passato e della sua vita, ma che intende trasmettere perché la ritiene importante, significativa, con la dignità delle cose che non debbono andare perse. Molto esplicita e diretta Nonna Pina, quando, con un’etica della memoria, consegna i suoi quaderni e dice: «Pensai ʼu vi scrivu ʼsti cosi pe nommu si perdinu».
Immaginate Antonietta che continua l’organizzazione del lavoro avviato, ma compie modifiche che i quaderni impongono. Dopo avere organizzato per temi canonici i materiali, dopo averli trascritti, li mette in relazione con quelli scritti da Nonna Pina, verifica cosa di nuovo ha aggiunto e cosa ha dimenticato.
Immaginate Gregorio Vinci, il marito di Antonietta, che registra con una videocamera la madre che legge nei suoi quaderni o che recita a memoria e anche questa documentazione è importantissima per osservare gesti, pause, riprese, sguardo della donna.
Immaginate che tutto questo sia accaduto. Sia miracolosamente avvenuto.
Ed ecco, allora, una grande Biblioteca del mondo sommerso, che così continua a parlare, a cercare ascolto, un monumento alla memoria, un modello di incontro tra persone diverse e vicine, il riconoscimento del punto di vista dell’osservato che si trasforma in osservatore attivo. Troverete, spero, come me davvero eccezionale, che in un periodo in cui le memorie del passato vengono vissute come qualcosa da dimenticare e da cancellare. Nonna Pina e Antonietta restituiscono a una comunità quanto da essa hanno ricevuto. Noi dobbiamo restituire la gratitudine a nonna Pina e ad Antonietta. L’Intelligenza Artificiale potrà raccogliere, schedare, organizzare, divulgare questa Biblioteca della memoria, ma non potrà mai ascoltarla, inventarla, crearla.
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